Forconi, Mangano e Spallita: adesso serve una svolta radicale

Dopo la seduta straordinaria del consiglio comunale di Palermo dedicata al Movimento dei Forconi, di cui vi abbiamo raccontato in questo articolo ( e in questa video intervista) gli inquilini di sala delle Lapidi esprimono le loro considerazioni.

“Le ragioni del popolo dei forconi sono vere e serie – afferma Alberto Mangano del gruppo misto– ma la proposta politica appare invece debole in quanto le rivendicazioni si iscrivono nel quadro del modello di sviluppo esistente, senza modificarne le coordinate. La Sicilia è stata mortificata da una classe politica che non ha mai fatto realmente gli interessi dei siciliani. Rivendicare l’attuazione dello Statuto, senza una critica alle politiche di sviluppo economico della nostra regione, appare una sterile foglia di fico. Gli agricoltori, – continua il consigliere – che negli anni scorsi hanno beneficiato di contributi per portare al macero i beni prodotti, oggi pagano il prezzo di quelle scelte scellerate e di un modello di sviluppo che ha fatto del territorio terra di conquista coloniale. La critica alla politica, portata avanti dal movimento in questi giorni,  richiederebbe discontinuità e un’assunzione di responsabilità rispetto al passato con il sostegno dato ai tanti governi, regionali e nazionali, come nelle elezioni del “61 a 0” del 2001. Quello che ci serve – conclude Mangano – è un modello di sviluppo che valorizzi il territorio, sostenibile, partecipato, non dissipativo di risorse, in cui mafia e corruzione, che tanta parte hanno nella nostra regione, siano vissuti come disvalori da combattere apertamente. Il popolo dei forconi si sente pronto per questa sfida politica di cambiamento?.
Dello stesso tenore le dichiarazioni di Nadia Spallitta, consigliere di Un’Altra Storia: “Le problematiche sollevate durante la seduta del consiglio comunale, dedicata oggi ad un incontro con il movimento dei forconi, sono per molti aspetti assolutamente condivisibili. Grave è infatti la situazione economica siciliana, per l’assenza di politiche e di interventi strutturali nei diversi settori dell’economia, in grado di assicurare livelli occupazionali e creare nuovi posti di lavoro. Manca del tutto, ad esempio, ogni forma di politica agraria, quando invece questa potrebbe rappresentare la principale risorsa e l’occasione di crescita per l’intera regione. Ugualmente non sono stati mai utilizzati i fondi europei, che per altri Stati, invece, hanno rappresentato un volano di sviluppo. Contestualmente non sono mai stati perseguiti gli obiettivi di tutela dei prodotti locali, e di esportazione degli stessi, con i conseguenti danni finanziari per tutti i comparti produttivi. In Sicilia, in realtà, si registra il vuoto della politica regionale, che è stata inadeguata a trovare soluzioni e fornire risposte ai problemi della povertà incalzante, che coinvolge fasce sempre più ampie di popolazione siciliana, anche a causa di una crisi nazionale ed europea, alla quale non siamo in nessun modo preparati. Devo rilevare, tuttavia, che se da un lato convincono alcuni contenuti della protesta, dall’altro non può che registrarsi la immutabilità sostanziale della politica e dei soggetti che governano la nostra regione. Sostanzialmente il movimento dei forconi, dichiara di protestare contro una politica incapace, ma negli anni, alla luce degli esiti elettorali, a questa politica incapace ha sempre dato fiducia, contribuendo in questo modo al disastro produttivo e alla decrescita che la nostra regione sta vivendo. Solo un cambiamento radicale e vero del sistema e delle modalità di governare, una visione onesta e il perseguimento dell’interesse pubblico,
potranno consentire alla Sicilia di modificare il corso della sua storia, valorizzando finalmente le tante risorse e opportunità di cui è ricca



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