Forconi: il documento stimolante di Paolo Ferrero

ESI TRATTA DI UN’ANALISI CORAGGIOSA. CHE COGLIE ALCUNI ASPETTI FINORA IGNORATI

di Pietro Ancona

Ho letto con molto interesse la nota scritta da Paolo Ferrero sul movimento dei Forconi pubblicato il 14 dicembre scorso. E’ la riflessione più seria ed organica che sia stata prodotta dalla politica italiana sul fenomeno che con troppa leggerezza viene demonizzato dalla batteria massmediale e che risulta particolarmente inviso al PD ed al governo Letta che manifesta tutto il suo distacco ed il suo disprezzo razzistico verso di esso.

Il documento di Ferrero è una analisi che va approfondita della nuova fase della lotta di classe in Italia nell’era della globalizzazione e della grande crisi dei ceti medi produttivi e della classe operaia. Una analisi in cui la contrapposizione al liberismo è nettissima, proprio quel liberismo che è si è incarnato nel PD e nel fenomeno Renzi. Il documento di Ferrero si sofferma ad analizzare i molteplici aspetti del movimento qualificandolo come espressione di un “ceto medio in via di impoverimento ” e si interroga sulle sue culture politiche.
Propone di analizzarlo “senza puzza sotto il naso” ed analizza in modo affascinante il tentativo dei fascisti di egemonizzare l’opposizione al liberismo ed all’europeismo, egemonia che deve essere invece rivendicata e conquistata dalla sinistra sul campo di battaglia e non con le condanne ideologiche anzi paleoideologiche che identificano i fascisti con il blocco conservatore. Gli obiettivi dei fascisti di oggi non sono certamente questi ma una uscita dal liberismo con il loro modello culturale.
Scrive testualmente Ferrero: “Ifascisti con cui ci troviamo a fare i conti non sono caratterizzati da una cultura nostalgica, ma si autodescrivono come rivoluzionari, per la precisione come rivoluzionari conservatori. I loro miti affondano le radici nella destra radicale della Repubblica di Weimar, etc…etc…”.

Il punto cruciale di questa parte dell’analisi di Ferrero è lo stesso che io avevo proposto nel mio scritto dal titolo “Casa Pound” (https://www.facebook.com/pietro.ancona.3/posts/586001884809309). Dice Ferrero: “Sono inutili le denunce moraliste perché il terreno dello scontro è quello della egemonia nel campo della opposizione. Per battere il fascismo risorgente non c’è altra strada che essere più efficaci di loro…”. Poi denunzia l’inutilità dei fronti antifascisti che abbiano al loro interno liberisti ed antiliberisti.

Invito la sinistra militante e quella dei cani sciolti alla quale io appartengo a studiare il documento prodotto da Ferrero che, pur contenendo aspetti non condivisibili (quale ad esempio considerare Casa Pound come un elemento strutturale del movimento dei Forconi), è caratterizzato da una vigorosa e forte analisi aperta sul futuro capace di aprire nuove strade al movimento operaio italiano.

Se c’è una grande lacuna in questa nota è quella di una mancata analisi del ruolo dei partiti e specialmente di un partito comunista nelle istituzioni italiane. Non coglie Ferrero la gravità del fallimento della democrazia italiana testimoniata dal fatto che molti gruppi politici regionali sono veri è proprie consorterie di ladri e di profittatori di regime. Non tiene conto Ferrero del fatto eclatante che la politica non è più soltanto stanca ma è morta e che il riciclaggio tentato dal PD con Renzi è destinato a fallire dal momento che non apre nessuna comunicazione tra la sfera politica e quella sociale.
Come hanno assunto con coraggio la bandiera dell’antieuropeismo, i comunisti dovrebbero assumere la bandiera dello antiregionalismo. Bisognerebbe chiedere la chiusura delle Regioni e l’assoluta gratuità delle cariche politiche. Capire che voltare la testa dall’altra parte è un suicidio ed il tema della liberazione dell’Italia da venti staterelli è essenziale per una fase nuova in cui nordismo e meridionalismo cedono il passo ad una visione della realtà che per la sinistra deve essere sempre locale ma anche internazionale.

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