Secondo il portale della Commissione europea, il 31 dicembre la Sicila rischierebbe di perdere più di 1,6 miliardi di euro di fondi comunitari, tra Fesr e Fse. Si tratta di soldi stanziati dall’Europa nei vari piani pluriennali, ma non spesi – e rendicontati – entro il termine previsto, che ormai è alle porte. Certo, un lieve miglioramento rispetto al passato si è registrato, ma la Regione risulta ancora troppo lenta nella spesa e il rischio di perdere finanziamenti preziosi è dietro l’angolo, anche se la situazione non pare essere tanto terribile quanto dicono a oggi i numeri del portale europeo.
«I numeri non sono troppo veritieri – dice a MeridioNews Luigi Sunseri, deputato del Movimento 5 stelle e presidente della commissione Esame delle attività dell’Unione europea – Dei quasi due miliardi che mancano, uno è un procedimento meramente contabile. Un’operazione facile da fare, per il resto, non c’è nulla di nuovo rispetto alla situazione che raccontiamo da tempo». Allo scorso giugno la Sicilia aveva speso e rendicontato solo il 62 per cento circa del Fondo di sviluppo regionale (Fesr) e quasi il 66 per cento del Fondo sociale europeo (Fse).
«Dalle informazioni che ho – continua Sunseri – il Fse non preoccupa troppo, sono finanziamenti che non hanno particolari problemi di spesa e di certificazione e si sta procedendo con tranquillità. Il Fesr 2014-2020, invece ha quattro miliardi (per la precisione 4.273.038.791 ndr) per la programmazione e di questi a oggi lo speso e certificato equivale a 2,3 miliardi. Dei circa due miliardi che mancano, però, quasi uno sarà compensato con la riprogrammazione chiesta dalla Regione». In pratica palazzo d’Orleans ha ammesso con l’Europa di non riuscire a spendere i soldi concessi così come previsto e ha chiesto una riprogrammazione per poterli dirottare su altri capitoli, incassando l’ok di Bruxelles. «Si tratta di un miliardo che la Regione riuscirà facilmente a certificare – spiega Sunseri – perché di fatto lo ha già speso».
In questo pacchetto a nove zeri si vanno a rimodulare tutti i capitoli di spesa su cui vertono i fondi, tra incrementi, come quello sulla spesa sanitaria, che coprirà anche diversi extra sorti durante la pandemia da Covid19, l’acquisto delle mascherine, il progetto Ipcei microelectronics e tagli, come quelli all’ambiente e il territorio: meno 27 milioni per la riduzione del rischio idrogeologico a causa dei ritardi attuativi delle operazioni previste all’inizio, meno 37,5 milioni per la riduzione del rischio sismico, a causa della mancata attivazione di alcune iniziative di microzonazione sismica originariamente programmate e meno 58 milioni di euro per l’ottimizzazione della gestione dei rifiuti, ancora una volta a causa di ritardi. E questi sono solo degli esempi.
«Quello che balla adesso è il restante miliardo di euro – conclude Luigi Sunseri – Dai dipartimenti dicono che cercheranno di spenderlo e certificarlo: ma se nei nove mesi precedenti la spesa certificate è i 200 milioni di euro, come fanno nei prossimi due mesi a certificare un miliardo?». Si tenga oltretutto conto che ogni spesa va programmata, autorizzata attraverso un iter burocratico, effettuata e infine rendicontata. E il tempo a disposizione sembra essere davvero poco.
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