Nella tragedia dei fondi europei non utilizzati dalla sicilia - perché di una tragedia sociale si tratta, unoffesa alle imprese e ai tanti disoccupati della sicilia, come ha giustamente notato rita borsellino - colpiscono alcune precisazioni del ministro fabrizio barca. Il tema è quello di due fondi creati dalla regione siciliana nel 2009 - jeremie e jessica - per evitare che le risorse del po-fesr ritornino nelle casse dellunione europea.
Fondi europei? Alla Sicilia non servono…
Nella tragedia dei fondi europei non utilizzati dalla Sicilia – perché di una tragedia sociale si tratta, unoffesa alle imprese e ai tanti disoccupati della Sicilia, come ha giustamente notato Rita Borsellino – colpiscono alcune precisazioni del ministro Fabrizio Barca. Il tema è quello di due fondi creati dalla Regione siciliana nel 2009 – Jeremie e Jessica – per evitare che le risorse del Po-Fesr ritornino nelle casse dellUnione Europea.
La Regione siciliana – precisa il ministro – ha appostato somme in due fondi, uno per il venture capital (Jeremie, 60 milioni) e laltro per lo sviluppo di aree urbane (Jessica, 148 milioni). Questo tipo di procedura, sebbene sia consentita dai regolamenti comunitari, non trova pieno consenso dal ministero per la Coesione territoriale. Tale scelta appare dettata dal vantaggio in termini di rendicontazione delle spese più che una fondata valutazione della loro appropriatezza e della loro dotazione finanziaria.
Questo passaggio è fondamentale per capire lo stile amministrativo del governo regionale presieduto da Raffaele Lombardo. Già nel 2009, quindi due anni fa, lesecutivo siciliano dava per scontato che non avrebbe utilizzato queste somme.
Aggiunge il ministro Barca: Allaumento di spese rendicontate che è conseguito a queste scelte non è generalmente corrisposto alcun utilizzo dei fondi, che sono ancora non operativi, con benefici nulli per le imprese e rischi elevati di non riuscire a utilizzare le risorse così appostate e non riprogrammabili, entro la data di chiusura dei programmi.
Tutto torna, insomma. Come si può notare, cè una volontà politica precisa, da parte del governo Lombardo: non spendere questi soldi. Lattuale esecutivo non sembra minimamente interessato allo sviluppo economico della Sicilia. Specie utilizzando fondi europei che poi debbono essere rendicontati a Bruxelles.
Come i vecchi democristiani di scuola dorotea, Lombardo guarda come fumo negli occhi alleventale crescita economica della Sicilia che rischierebbe di affrancare dal bisogno migliaia di siciliani, soprattutto giovani. A Lombardo i siciliani – soprattutto se giovani – interessa assumerli personalmente, e in minima parte, nelle società regionali e, in generale, utilizzare lo strumento del precariato per tutti gli altri. Il corretto utilizzo dei fondi europei può creare sviluppo, ma rischia di non creare consenso per il presidente.
Quanto scriviamo potrebbe sembrare assurdo. Ma purtroppo è reale. Basta osservare alla luce delle brevi ma illuminanti considerazioni del ministro Barca, le scelte amministrative adottate da Lombardo in materia di fondi europei.
Per Agenda 2000 lex presidente della Regione, Totò Cuffaro, chiamò una bravissima dirigente del ministero del Tesoro, Gabriella Palocci. E suo il merito se il 95 per cento dei fondi di Agenda 2000 sono stati spesi. Male, però. Quasi tutti parcellizzati. mentre le poche opere strutturali finanziate, comè consuetudine in Sicilia, non sono ancora state completate.
Con la programmazione 2007-2013 Bruxelles annunciava criteri rigidi. Criteri che a Lombardo non debbono essere piaciuti. Tantè vero che uno dei suoi primi atti, una volta eletto presidente della Regione, è stato il siluramento di Gabriella Palocci. Sostituita con Felice Bonanno, bravo anche lui, ma vittima, a sua volta, del sistema Lombardo. Ancora nei primi mesi del 2011 molti dipartimenti regionali presentavano carenza di personale. I dipendenti regionali erano dislocati per due terzi nelle province e per un terzo a Palermo. Dove risultavano distribuiti secondo criteri irrazionali. Un problema che può sembrare secondario, ma che, invece, era – ed è – serio. Perché impediva e impedisce una corretta e celere utilizzazione dei fondi europei. Lombardo era già presidente da un anno e mezzo. E il problema, già presente nel 2008, non era stato nemmeno affrontato.
Emblematico è anche un altro atteggiamento – reiterato – del governo Lombardo: i continui cambi di giunta e, soprattutto, gli altrettanto continui cambi di dirigenti generali dei dipartimenti. Tutte cose che provocano un inevitabile rallentamento, se non un blocco, della spesa dei fondi europei.
In compenso, Lombardo, in questi anni, si è dedicato anima e corpo ai precari. Si è scoperto, ad esempio, che il suo governo ha incrementato di 2 mila unità (anche se con varie tipologie di contratti) il già robusto parco di dipendenti delle società regionali (10 mila soggetti) in buona parte inutili (ma utili per i voti). E ha provato, tra la fine dello scorso anno e i primi di questanno, a imbarcare nei ranghi della Regione non mille e 600 precari, ma mille e 600 precari più altri 700 precari nascosti, come al solito, nelle pieghe delle leggi scritte in modo oscuro per nascondere imbrogli vari. Se loperazione è andata a male è perché il commissario dello Stato ha impugnato le leggi.
Oggi i due pensieri fissi del governo Lombardo non riguardano i fondi europei non spesi, ma lo sciogliemento delle nove Province dellIsola, che dovrebbero fruttare al presidente altre nove poltrone di commissari straordinari, e il tentativo, che porta avanti con Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia, entrmbi del Pd, di tagliare la stada a Rita Borsellino nella corsa a sindaco di Palermo. Questa è la sola politica che sa fare Lombardo. Altro che fondi europei!