Dopo le partenze della navi della Freedom Flotilla Coalition, Madleen da Catania a giugno e Handala da Siracusa nel mese di luglio, il sostegno in Sicilia per la Palestina prosegue. La Global Sumud Flotilla, infatti, giovedì 4 settembre partirà anche dall’Isola per «rompere l’embargo e portare aiuti alla popolazione». Domani (mercoledì 3 settembre) doppio appuntamento a Catania […]
Il sostegno per la Palestina ripassa dalla Sicilia con la Freedom Flotilla: «Non si può assistere in silenzio»
Dopo le partenze della navi della Freedom Flotilla Coalition, Madleen da Catania a giugno e Handala da Siracusa nel mese di luglio, il sostegno in Sicilia per la Palestina prosegue. La Global Sumud Flotilla, infatti, giovedì 4 settembre partirà anche dall’Isola per «rompere l’embargo e portare aiuti alla popolazione». Domani (mercoledì 3 settembre) doppio appuntamento a Catania e a Siracusa. A partire dalle 18 un corteo organizzato da Catanesi solidali con il popolo palestinese muoverà dal porto di Catania per arrivare in piazza Federico di Svevia. Dalle 20 in poi, in piazza Castello Ursino ci sarà poi la manifestazione conclusiva con interventi, musica e performance. A Siracusa invece, a partire dalle 18.30, l’appuntamento è alla Marina (in Ortigia) dove si svolgerà una manifestazione a sostegno della missione, organizzata dal comitato siracusano per la Palestina in collaborazione con la Global Sumud Flotilla.

«Basta. Non c’è nulla da aggiungere. Di fronte a un genocidio occorre fare di tutto per fermarlo», si legge in un comunicato degli organizzatori delle manifestazioni. «I governi occidentali, compreso quello italiano, continuano a supportare Israele, anche attraverso i rifornimenti militari. Noi non vogliamo assistere impotenti alla totale distruzione di Gaza – scrivono gli attivisti – e alla definitiva occupazione della stessa Cisgiordania. Non vogliamo assistere in silenzio all’eliminazione del popolo palestinese. I popoli del mondo continuano a manifestare per l’immediato cessate il fuoco – sottolineano – il ritiro di Israele da tutti i territori occupati e lo sblocco degli aiuti umanitari, per impedire che a Gaza si continui a morire per fame».