Firme false, la versione degli ex attivisti cinquestelle «Macchinazione per favorire i nutiani alle Nazionali»

«Si voleva favorire un gruppo ristretto di persone verso le elezioni nazionali e allo stesso tempo emarginare le voci dissonanti». Fabio D’Anna e Giuseppe Marchese raccontano la loro verità da ex attivisti del Movimento 5 stelle. I due, rappresentanti adesso del movimento di democrazia Decidiamolo insieme, accompagnati dall’avocato Alessandro Crociata, parlano della loro esperienza da grillini della prima ora a Palermo e annunciano che si costituiranno parte civile in un eventuale processo per la vicenda delle firme false che sta scuotendo il M5s palermitano e regionale. 

«Nel movimento c’è del marcio e la totale assenza di democrazia» dicono, senza usare mezzi termini. Lo stesso Fabio D’Anna, tra i primi fondatori a Palermo nel lontano 2008, è tra coloro che hanno disconosciuto la propria firma sui moduli presentati dai grillini in occasione delle elezioni amministrative del 2012. «Quella firma non era la mia, è stata chiaramente falsificata – ha detto, spiegando di aver presentato la dichiarazione di parte offesa in attesa del rinvio a giudizio – È evidente che qualcuno si è preso la briga di farlo, e ne ha tratto dei benefici». E in quel momento, secondo quanto spiega lo stesso D’Anna, è maturata la sua decisione di abbandonare il Movimento. «Questi episodi – continua – sono la prova che c’è del marcio e non ho più fiducia in queste persone». D’Anna e Marchese in particolare puntano il dito contro alcuni deputati e attivisti del movimento, una ventina di persone, un cerchio magico che farebbe capo all’attuale deputato nazionale Riccardo Nuti, i cosiddetti nutiani». Insomma, non una leggerezza alla base dello scandalo, ma un disegno ben preciso, stando a quanto raccontano i due fuoriusciti, per agevolare la candidatura alle vicine Nazionali di Nuti e compagni. Di lì a poco, infatti, sarebbe stato comunicato ufficialmente sul blogdi Beppe Grillo che solo chi aveva fatto parte già di una lista Cinquestelle in altre competizioni elettorali, avrebbe potuto essere candidabile per Camera e Senato. 

«Sospettiamo che questa regola fosse già conosciuta – proseguono D’Anna e Marchese – altrimenti non si spiega questa fretta nel presentare le liste. All’epoca delle comunarie c’era un gruppo di soggetti che fa riferimento a Nuti, che ha progressivamente emarginato ed eliminato le voci dissonanti all’interno del movimento. La decisione della falsificazione è stata presa da alcuni e non è stata prima condivisa. Queste persone erano le uniche ad avere contatti con la Casaleggio associati e avevano in mente un percorso che doveva portarli in Parlamento. Dopo il servizio delle Iene, si sta dipanando un filo logico molto chiaro: gli attivisti storici mai avrebbero avallato questo comportamento, l’hanno studiata per avvantaggiarsi personalmente, estromettendo quelli che potevano dare fastidio e hanno reso il M5s a Palermo terreno sterile». Ma per i due ex attivisti le responsabilità sono anche in chi, nonostante le voci che circolavano da tempo, non ha mai fatto chiarezza. «Le scorse parlamentarie sono state propagandate come un esercizio di democrazia pura – dice l’avvocato Crociata -, ma molte delle persone che erano in elenco sono state escluse prima, pur avendone diritto, senza alcuna spiegazione. Come nel caso di Marchese, inserito nella lista dei possibili candidati ma, il venerdì sera, a due giorni dalle parlamentarie, inspiegabilmente è stato tagliato fuori perché non in possesso dei requisiti. Nessuno ha mai spiegato le ragioni di tale scelta, nemmeno la Casaleggio Associati, e non sarebbe l’unico caso isolato». D’Anna e Marchese attaccano anche Giancarlo Cancelleri, attuale deputato regionale del movimento e tra i possibili candidati presidente alle prossime regionali: «Cancelleri sapeva tutto della nostra storia, e non ci ha fatto mai avere alcuna notizia. Anche lui, prima di parlare di fare pulizia, dovrebbe passarsi una mano sulla coscienza perché ha fatto finta di nulla e si è tenuto persone in lista».

Adesso D’Anna e Marchese auspicano che siano i vecchi attivisti a risollevare le sorti del M5s, di chi crede ancora nei valori di democrazia. I due si dicono delusi anche dal leader del Movimento, Beppe Grillo: «Ci attendiamo che tutti gli indagati seguano l’esempio di Claudia La Rocca, ma da Beppe ci saremmo aspettati qualcosa di più della richiesta di autosospensione, tardiva e insufficiente, a riprova del doppiopesismo che esiste nel Movimento. In altre occasioni hanno cacciato direttamente le persone, come nel caso di Pizzarotti. Di questi, nonostante l’indagine, nessuno è stato sospeso o cacciato. Ci stanno impedendo di aver un movimento democratico soltanto perché un gruppetto di persone possa fare ciò che vuole» concludono.


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