Firme contro la militarizzazione in Sicilia «Per fare un luogo di pace e non di guerra»

Una petizione contro la militarizzazione della Sicilia, sempre più al centro dello scacchiere bellico internazionale. È l’iniziativa dei comitati di pacifisti dell’Isola. L’ultima, in ordine di tempo, delle tante manifestazioni che si sono susseguite negli anni contro la base di Sigonella, i suoi droni e le sue testate nucleari – la cui radioattività è tra le presunte cause dell’altissimo tasso di morti per leucemia nel territorio circostante; e, più di recente, contro la costruzione del Muos, un mega impianto di comunicazione dell’esercito Usa, che il giornalista e attivista Antonio Mazzeo ha ribattezzato «ecoMuosto» per il suo potenziale distruttivo.

Proteste che però non hanno sortito l’effetto sperato. Così le organizzazioni contrarie alla militarizzazione in atto – i comitati No Muos in testa – hanno pensato ad altri modi per opporsi a questo stato di cose. « È importante potenziare le iniziative di lotta, le azioni di denuncia e controinformazione, ed estendere il movimento contro le guerre in tutta la Sicilia. A partire dai luoghi dove sorgono i sempre più sofisticati apparati di morte», si legge sulla petizione, alla quale si può prendere parte inviando una email all’indirizzo siciliacontrolaguerra@yahoo.it.

Che il nuovo fronte del conflitto siano il Mediterraneo e la Sicilia, con la loro posizione strategica, i pacifisti l’avevano capito già 30 anni fa quando, insieme a Pio La Torre, appena 26 giorni prima del suo assassinio, sfilarono a Comiso contro la costruzione di una base militare che avrebbe dovuto accogliere 112 missili Cruise a testata nucleare. Nel 2012 la situazione piuttosto che essere migliora è peggiorata. «Il territorio di Niscemi sta per ospitare l’arma perfetta per i conflitti del 21esimo secolo: il Muos, mobile user objective system; mentre la base Usa e Nato di Sigonella sta per trasformarsi nella capitale mondiale dei famigerati aerei senza pilota», si legge ancora sul comunicato diffuso alla stampa per la promozione della protesta.

Ciò che si rifiuta è l’idea di una Sicilia come portaerei e avamposto armato nel Mediterraneo. Oltre a Sigonella e al Muos, infatti, in questi anni si sono aggiunti altri siti pericolosi. Come la «base dei sottomarini e delle unità navali a capacità e propulsione nucleare di Augusta, le grandi basi radar di Marsala e Noto-Mezzogregorio, lo scalo militare-civile di Trapani-Birgi, la stazione radar antimigranti di Melilli, oppure l’Arsenale di Messina, proposto come megadiscarica delle unità navali Nato da rottamare», scrivono i promotori.

Tanti i siti militarizzati e tanti gli obiettivi da raggiungere, non soltanto legati alla lotta alle guerre. In primis la riaffermazione «di un impegno e una volontà di pace». E poi: «Denunciare la continua militarizzazione e lo sfruttamento del nostro territorio; ottenere il blocco immediato dei lavori del Muos a Niscemi; superare le ipocrisie di chi da una parte dice di voler sostenere l’ansia di libertà dei popoli arabi e che poi in realtà utilizza le bombe anche contro civili inermi per assicurarsi il controllo delle fonti di approvvigionamento energetico; sconfiggere chi pensa al Mediterraneo solamente come un unico immenso mercato dentro il quale solo le merci hanno diritto a muoversi e chi ha voluto blindare le nostre frontiere, trasformando porzioni della nostra isola in lager dove tenere segregate migliaia di persone – il Cara di Mineo ne è un vergognoso esempio; sostenere in maniera attiva i processi di liberazione dei popoli dai regimi corrotti ed oppressivi nell’area mediterranea; promuovere una comunità mediterranea dei diritti, per uscire insieme dalla crisi economica, costruendo con la solidarietà un nuovo internazionalismo fra i popoli; rilanciare l’impegno contro le organizzazioni criminali, la borghesia mafiosa e i poteri forti, per la democrazia e la libertà; sostenere la campagna per la smilitarizzazione di Sigonella e dell’aeroporto di Trapani e la loro trasformazione in scali civili internazionali».

Un lungo elenco di propositi, al quale si aggiunge quello dei nomi di chi ha deciso di firmare affinché la nostra Isola «sia piattaforma di pace e dialogo, terra capace di valorizzare le proprie risorse naturali e culturali e perché il Mediterraneo non sia più un cimitero marino ma diventi un ponte di pace e di cooperazione fra i popoli».

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desireemiranda

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