Su Paolo Cugno non verrà effettuata alcuna perizia neurologica. È quanto deciso, stamattina, durante l’udienza del processo d’appello nei confronti del 29enne di Canicattini Bagni (in provincia di Siracusa) già condannato a 30 anni in primo grado con il rito abbreviato condizionato per avere ucciso a coltellate la compagna 20enne Laura Petrolito, la notte del 17 marzo del 2018 e di avere provato a occultarne il cadavere in un pozzo artesiano. Il corpo fu trovato in contrada Tradituso, zona di campagna a nord del centro abitato. «Non è una bella pagina per la giustizia italiana che si rifiuta di applicare le nuove scienze per la ricerca delle capacità di intendere e di volere di un imputato», commenta a MeridioNews l’avvocato Giambattista Rizza che difende il giovane e che, più volte, ha avanzato la richiesta di questa perizia.
«La perizia psichiatrica (che è stata effettuata due volte durante il processo di primo grado e dalla quale è emerso che Cugno è in grado di intendere e di volere, ndr) è un fatto puramente soggettivo, una chiacchierata con un esperto che valuta – sostiene il legale difensore – quella neurologica, invece, si fonda su dati scientifici e oggettivi, come l’elettroencefalogramma e la tac, che servono per controllare se ci sono lesioni fisiche nel cervello che possano compromettere la capacità di intendere e di volere del soggetto». La tesi che da tempo porta avanti l’avvocato Rizza è che possano esserci delle «disfunzioni a livello cerebrale dovute a un incidente stradale che il mio assistito ha avuto qualche anno fa che gli ha provocato la frattura del femore e in seguito al quale avrebbe anche sbattuto la testa».
A controbattere era stato Domenico Mignosa, il legale che rappresenta il figlio che Laura aveva avuto Paolo Cugno: «Risulta in maniera inequivocabile che, a seguito di quel sinistro, il ragazzo non ha avuto nessun trauma cranico, nemmeno lieve. I suoi problemi psicologici erano dovuti all’assunzione di cannabinoidi che, come è stato accertato, è stata interrotta a partire dal 2014». Lo stesso periodo in cui a Cugno sarebbe stata diagnosticata una forma di schizofrenia e in cui avrebbe subito un trattamento sanitario obbligatorio con un ricovero di circa quindici giorni, prima di essere indirizzato al servizio di igiene mentale.
La prossima udienza per la requisitoria è stata fissata per il 28 aprile. Sin da subito, i sospetti degli inquirenti si sono concentrati sul compagno della vittima. Stando a quanto poi ricostruito, i due erano andati in campagna per dare da mangiare agli animali e, probabilmente, anche per provare a chiarire l’ennesimo litigio in un periodo di crisi. Cugno avrebbe ucciso la compagna con un coltello trovato in un capanno colpendola ripetutamente. Fermato dai carabinieri, dopo un lungo interrogatorio aveva confessato ma senza mostrare pentimento, mentre davanti alla caserma di via Vittorio Emanuele, ad attenderlo fino a notte fonda, c’era una folla inferocita di cittadini alcuni dei quali anche armati.
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