A settembre l'avvocato di Luca Priolo, il penalista Dario Riccioli, aveva richiesto che il procedimento per l'assassinio della 20enne Giordana Di Stefano venisse spostato a Messina. A causa, sosteneva il legale, delle interferenze dei media e dei social network. I giudici della Suprema corte, però, non sono d'accordo
Femminicidio Giordana, processo resta a Catania Per l’avvocato: «Nel capoluogo troppa pressione»
Aveva richiesto il trasferimento del processo al tribunale di Messina, perché a Catania ci sarebbe stata troppa pressione mediatica, alimentata anche sui social network. Abbastanza da rischiare che la decisione venisse influenzata e da «pregiudicare la libera determinazione delle persone che partecipano al procedimento giudiziario». Ma la Corte di Cassazione adesso si è espressa: Luca Priolo, 25 anni, sarà giudicato nel capoluogo etneo per il femminicidio della sua ex convivente, la 20enne Giordana Di Stefano, dalla quale aveva avuto una bambina di quattro anni. Il delitto è avvenuto il 6 ottobre 2015, a Nicolosi: 42 coltellate e una fuga interrotta a Milano dalle forze dell’ordine.
L’istanza del legale Dario Riccioli è stata rigettata dai giudici della Suprema corte, ai quali la giudice per le indagini preliminari Loredana Pezzino aveva trasmesso gli atti. Nelle sue aule è ancora pendente la richiesta di giudizio con rito abbreviato, condizionato a una perizia psichiatrica. La prossima udienza preliminare è fissata per il 6 dicembre. Priolo ha confessato il delitto, ma ha sempre negato la premeditazione. Sostenendo di avere agito in preda a un attacco di rabbia dovuto alla volontà di lei di non ritirare la denuncia per stalking che aveva avanzato nei suoi confronti.