I rapporti tra Anna Alba e parte dei consiglieri pentastellati sono ai ferri corti. Adesso l'atto che potrebbe portare alla fine della giunta. Sullo sfondo accuse che generalmente sono rivolte agli altri partiti. Compresa l'assunzione del fratello come netturbino
Favara, mozione dei grillini contro la sindaca M5s «Programma dimenticato e nomine inopportune»
Se per le tempistiche si tratta soltanto di una coincidenza, nella sostanza si può dire che le guerre intestine che da settimane corrodono il Movimento 5 stelle trovano, in queste ore, la propria rappresentazione a Favara. Nel centro dell’Agrigentino, poco più di 30mila abitanti, la sindaca cinquestelle Anna Alba dovrà affrontare una mozione di sfiducia sottoscritta da metà dei consiglieri pentastellati presenti nel consesso civico. Sette su 14. Un fuoco amico che ha le proprie radici in quanto accaduto in questi tre anni di amministrazione.
A firmare l’atto su cui dovrà pronunciarsi l’intero consiglio comunale sono stati Carmelo Sanfratello, Massimo Liotta, Carmelo Costa, Calogero Pirrera, Giuseppe Sorce, Giusy Sciara, Danila Baio. A loro vanno aggiunti i quattro componenti del gruppo misto Marilì Chiapparo, Sergio Caramazza, Rossana Castronovo, Vito Maglio. Tra i motivi indicati dal gruppo pentastellato spiccano «il mancato coinvolgimento dei consiglieri nelle scelte politico-amministrative», «la totale assenza di un confronto con la città e con le parti sociali», ma anche la cattiva gestione dei servizi. Sia per quanto concerne la raccolta rifiuti che per l’erogazione dell’acqua.
A spiccare però è un’altra voce. Un’accusa che in casa grillina generalmente viene rivolta agli avversari: le nomine nei posti di sottogoverno che, quando si parla di Comuni, significano incarichi nelle società partecipate. La versione locale di quanto avvenuto a livello nazionale con la designazione a viceministro delle Infrastrutture di Giancarlo Cancelleri, tra i mugugni di chi si sarebbe aspettato qualcosa per sé. Specialmente tra i parlamentari nazionali da anni a lavoro a Roma.
A Favara, il dito puntato – anche se nella mozione non viene fatto il nome – è contro la scelta di indicare tra i revisori della società Voltano, che si occupa di acqua, Rossano Castronovo, il marito di una ex assessora della giunta Alba. In carica al momento della nomina.
Quella dei rimpasti è una grana in cui la prima cittadina si è imbattuta più di una volta. «Sorpresa da questa mozione? Non direi – commenta Alba a MeridioNews -. Da parte mia sono serena, ho sempre cercato il coinvolgimento dei consiglieri con riunioni settimanali, ma spesso sono state disertate. Nonostante ciò sono venuta incontro alle richieste dei miei, compreso il forzato cambio di assessori, persone che ancora oggi reputo rispettabilissime e capaci». Dopo il primo rimpasto, di recente si è registrata la dimissione di tre dei nuovi sostituti. «Nella mozione viene scritto che si sarebbero sentiti un peso della giunta, io rispondo che con me non hanno avuto problemi. Semmai non si sono sentiti sostenuti dal resto della compagine cinquestelle», ribatte Alba, alludendo a una mancata collaborazione proprio con i consiglieri.
In merito alla nomina alla Voltano, Alba chiosa dicendo che il nome di Castronovo è stato fatto dal Comune di Porto Empedocle, anch’esso socio della società. Nella città empedoclina la sindaca è Ida Carmina, anche lei pentastellata. «Questa polemica su Castronovo non mi tocca, non è una decisione che ho preso io». Ma è sulla scia del presunto familismo a cinque stelle che si dipana la storia che più ha fatto discutere a Favara, pur non trovando posto nella mozione di sfiducia: il fratello di Alba, Giuseppe, a dicembre dello scorso anno è stato assunto dalla società che raccoglie rifiuti. Un lavoro che mai aveva svolto prima. «Sono venuta a saperlo soltanto a cose fatte – spiega la prima cittadina -. Si tratta di un raggruppamento di imprese private e non scelgo io chi assumere e chi no. Se mi ha creato imbarazzo? Guardi, io gli ho chiesto anche di licenziarsi ma non credo che le questioni familiari devono trovare posto in questo momento». E invece a Favara come da più parti nel Paese, la sensazione che in casa cinquestelle non ci si senta più una grande famiglia è sempre più forte.