Fava non vota bilancio e apre all’allargamento coalizione «Inaccettabile che Musumeci chieda consigli a Dell’Utri»

Claudio Fava non voterà il bilancio. Il leader de I Cento passi comunica le sue ragioni alla stampa in una conferenza convocata questa mattina a Palazzo dei Normanni poco prima dei lavori d’aula, che segneranno l’inizio dell’iter che porterà all’approvazione della legge. «Non parteciperò al voto su questa finanziaria per due ordine di ragioni: uno che ha a che fare con le procedure, che ritengo lesive non solo per la dignità di questo parlamento ma anche per i siciliani che hanno il diritto di essere adeguatamente rappresentati dal parlamento e poi per una vicenda che è accaduta in questi giorni che ritengo irricevibile da un punto di vista di deontologia politica».

La vicenda a cui fa riferimento è l’incontro tra Nello Musumeci e Marcello Dell’Utri avvenuto a Palermo, nelle sale dell’hotel delle Palme. «Considero inaccettabile che la più alta carica istituzionale di questa regione vada a chiedere consigli, a offrire omaggi o a cercare benedizioni politiche ed elettorali da un condannato in via definitiva per mafia – spiega Fava – Lo considero intollerabile e inaccettabile. Rivendico da parte di un condannato per mafia che ha pagato il suo debito il diritto di dire la sua, di esprimere opinioni, di dare consigli, ma ritengo irricevibile che questi consigli li venga a chiedere il presidente della Regione Siciliana. È un cortocircuito morale, soprattutto se arriva da parte di un dirigente politico che ha fatto della lotta alla mafia una delle sue bandiere». Fava ribadisce il proprio rispetto per l’uomo Dell’Utri, «che ha pagato il proprio debito», ma solleva la questione morale in merito all’azione di Musumeci. 

Altra ragione per cui si asterrà dal voto è quella legata alle modalità in cui questo Bilancio è arrivato sui banchi dell’assemblea, «appena spolverato dalla commissione Bilancio, che si è dovuta limitare a un lavoro di ratifica notarile». Una mossa quella del governo regionale, che Fava considera «un’umiliazione per questo parlamento. È insopportabile che si arrivi all’ultimo giorno utile, che in nome di questa urgenza venga scavalcato il parlamento regionale e messe da parte tutte le prassi di valutazione e partecipazione democratica. Senza entrare nel merito della finanziaria, ritengo che se questa maggioranza intende approvarla non sarà in mio nome». 

Il presidente della commissione parlamentare Antimafia poi scende nel particolare, parlando dei fermenti politici che porteranno alla campagna elettorale per le Regionali di novembre, facendo eco alle parole di Enrico Letta, segretario nazionale del Pd, che ieri a Palermo aveva paventato un ulteriore allargamento del perimetro del fronte progressista. «Per me l’unica discriminante, che non è etica, ma di buonsenso politico, è il sostegno al governo Musumeci: chi ha lavorato all’opposizione, fuori e dentro al parlamento, inclusa quella parte civica di cui non si parla mai abbastanza, credo abbia diritto di stare all’interno di questa coalizione. Tutti quelli che sono stati all’opposizione hanno pieno diritto di cittadinanza all’interno della coalizioneItalia Viva e altre forze politiche sono sempre state all’opposizione, cosa diversa per quello che riguarda Raffaele Lombardo, presente in questa maggioranza». E nel novero degli oppositori Fava include anche +Europa.

Candidato del centrosinistra che si deciderà tramite primarie, anche se va ancora definito il merito, ma pare esserci già una data, quella del 9 luglio. E a chi fa notare il fatto che i renziani si siano schierati al fianco di Roberto Lagalla, dunque con Fratelli d’Italia, che appoggia ardentemente Musumeci, Fava risponde: «Non è Italia Viva che si mette assieme a Musumeci, è Faraone che si mette insieme a Musumeci. Cosa sarà tra qualche mese ce lo diranno loro. L’elemento di lealtà politica non è una questione di simpatia o antipatia, Italia Viva, finché è esistita in Regione, è sempre stata all’opposizione e so anche di molti dirigenti che continuano a definirsi opposizione rispetto a questo centrodestra. C’è una parte del centro che ha governato con il centrodestra e un’altra che è rimasta contro, a questa guardiamo».

Gabriele Ruggieri

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