Il giudice Oscar Biondi ha accolto la richiesta dei legali dei familiari delle presunte vittime dei cosiddetti laboratori dei veleni. Se archiviare o meno il procedimento per omicidio colposo plurimo verrà deciso solo dopo la valutazione delle motivazioni della sentenza che ha assolto gli otto imputati nell'altro filone conclusosi il mese scorso
Farmacia, si decide per il processo per le morti L’archiviazione sarà valutata dopo le motivazioni
Il giudice Oscar Biondi ha rinviato al 5 marzo la decisione sulla richiesta di archiviazione del processo per omicidio colposo plurimo per le presunte vittime dell’ex facoltà di Farmacia di Catania. Il primo procedimento si è concluso lo scorso 17 ottobre con l’assoluzione degli otto tra docenti e dirigenti dell’ateneo di Catania perché il fatto non sussiste. La Procura etnea ha presentato la richiesta quasi un anno fa, a dicembre 2013, attraverso il pubblico ministero Lucio Setola che fino a qualche mese prima aveva rappresentato l’accusa nei due procedimenti. Nello stesso documento è stata sottolineata la necessità di attendere gli eventuali sviluppi del dibattimento allora in corso.
Il processo conclusosi il mese scorso è strettamente connesso a quello per omicidio colposo plurimo. I legali dei familiari delle presunte vittime, molti dei quali costituiti come parti civili nel primo procedimento, hanno dunque chiesto di acquisire sia i verbali delle udienze che le motivazioni della decisione del collegio guidato da Ignazia Barbarino che dovrebbero arrivare tra circa due mesi. Al loro interno, sottolineano, i giudici «non mancheranno di evidenziare le effettive condizioni dei locali del dipartimento di Scienze farmaceutiche nell’arco temporale della contestazione».
Soddisfazione per l’accoglimento della loro istanza per gli avvocati. «Aspettiamo con fiducia», afferma Santi Terranova, difensore tra gli altri anche di Emanuele Patanè, il dottorando morto nel 2003 che ha scritto il memoriale che ha contribuito all’apertura dell’inchiesta giudiziaria. «Nelle motivazioni i giudici dovranno mettere in risalto in che modo si lavorava nei laboratori – prosegue – Se le motivazioni dovessero dire tutto quello che abbiamo sentito con le nostre orecchie durante le udienze, il giudice Biondi dovrà pensarci mille volte prima di archiviare».