Faraone e Ferrandelli, la coppia dell’anno: “Ripariamo il Pd, a casa i notabili”

“Ripariamo il Pd”. E’ questo lo slogan, ma, soprattutto, l’obiettivo  politico, della nuova forza che si prepara a scuotere il Partito democratico siciliano. Una forza composta da due ‘voci’ che sono sempre state fuori dalla ristretta cerchia dall’establishment democratico: il ‘renziano’ Davide Faraone, ora parlamentare nazionale, e il deputato regionale Fabrizio Ferrandelli.

I due, lo sappiamo, si sono scontrati e ‘scornati’ in passato, dalle primarie alle elezioni amministrative di Palermo nella primavera dello scorso anno, quando sono stati avversari alle primarie del centrosinistra. Ma, le divisioni, almeno quelle tra loro due, adesso sono acqua passata. In ballo c’è la sopravvivenza di un Partito che “se continua restare in mano ai soliti notabili e vittima di spaccature correntizie è destinato alla sconfitta perenne”.

Così stamattina, a Palermo, nella sede del Pd di via Bentivegna, affollatissima di supporters, si sono presentati insieme, sorridenti e determinati: 

“Noi vogliamo ripartire del Pd – ha detto Faraone -. Riappropriarci del nostro Partito. Vero che io e Fabrizio siamo stati contrapposti. Ma è anche vero che tra noi, ai tempi dell’amministrazione comunale di Palermo di Diego Cammarata, c’era grande sinergia politica nella nostra opposizione a quella triste stagione. E c’è sinergia oggi”.

“Non è un caso – ha aggiunto Faraone – che abbiamo convocato la conferenza stampa in questa stanza. Qui si è pensato per troppo tempo di potere costruire una classe dirigente sganciata dalla base e dai territori. Qui vogliamo dire che non abbiamo nessuna intenzione di lasciare morire il nostro Partito. Ci stiamo ponendo il problema di andare oltre la rottamazione, come sta facendo Renzi a livello nazionale e come ha scritto nel libro che presenterà oggi a Torino. Vogliamo cambiare strategia contro quei notabili che hanno portato al fallimento e alla sconfitta il Pd e che sono sempre rimasti al loro posto. Non possiamo continuare ad accettare che la maggioranza di questi notabili continui a rappresentare la minoranza della società”.

A prendere la parola è stato quindi Ferrandelli, che più che ‘rottamatore’ preferisce definisrsi un ‘riparatore’. Già da ieri aveva messo in tavola le sue carte:  “Che dite – ha scritto su Twitter-  ripariamo il Pd? Si accettano meccanici per aprire un’officina”. E, oggi, ha ribadito il concetto:

“Secondo le logiche dominanti – ha detto – noi due non dovremmo parlarci. Ma noi vogliamo uscire da queste strettoie, noi abbiamo deciso di restare nel Pd e di cambiarlo. Vogliamo superare le lotte correntizie, ridare il partito alla società, sintonizzarci con la gente che chiede di essere ascoltata e rappresentata. Noi ripartiremo dalle piazze, dai territori con vere e proprie officine di cambiamento aperte a tutti”.

Entrambi si sono mantenuti generici sulla partita del rinnovo della segreteria regionale: “Non è una questione di poltrone. Ma è certo che i responsabili dello sfacelo devono farsi da parte e noi faremo sentire la nostra voce”.

E non sono mancate critiche al governo Crocetta, soprattutto da parte di Faraone: “Trovatemi le differenze tra la Finanziaria di Crocetta e quella di Lombardo. Lancio la sfida. Altro che rivoluzione.  Noi non vogliamo subire nessun Governo come sta succedendo a Roma. E di Crocetta sicuramente non condividiamo questa ricerca continua di maggioranze variabili all’Ars. Al contrario, serve un’azione politica condivisa”.

Poi però il discorso è tornato sul Pd: “Se non sentiamo nostro questo Governo non è tanto per colpa di Crocetta, ma del Partito che è assente”.

Sulla stessa scia Ferrandelli: “Noi vogliamo rafforzare il Governo Crocetta, ma per farlo abbiamo bisogno di sentircene parte. E’ arrivato il momento di dare una chiara connotazione politica a questo esecutivo, a prescindere dai nomi degli assessori. Stiamo parlando di un progetto politico condiviso”. 

I due deputati hanno quindi annunciato che martedì andrà in scena il primo incontro tra Crocetta e il gruppo parlamentare dei Democratici all’Ars.

Quello che è certo e che i due ex avversari, nel nome del rinnovamento e dell’unità del Pd siciliano, daranno del filo da torcere a chi pensava che la partita per la segreteria regionale potesse essere giocata con le solite vecchie regole.

 

 

 

 

 


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