Famiglia di Bronte senza casa, a processo imprenditrice Pd e M5s la volevano come governatrice della Calabria

Dopo tre passaggi a vuoto, la quarta udienza preliminare è stata quella decisiva per il rinvio a giudizio dell’industriale Maria Antonietta Ventura, titolare dell’azienda calabrese Francesco Ventura Costruzioni ferroviarie. I reati ipotizzati dalla procura di Catania sono quelli di inquinamento ambientale e omessa bonifica. Al centro di questa storia c’è il calvario di una famiglia di Bronte, costretta a lasciare la casa di proprietà ormai da quasi quattro anni. Da quel 18 marzo del 2018, quando Angelica Paterniti – che in via Etna viveva insieme al marito e ai figli – si sente male e viene trasferita al Pronto soccorso dell’ospedale Castiglione-Prestianni di Bronte

Dietro il malore, uno
sversamento di idrocarburi da un serbatoio posizionato in un terreno confinante all’abitazione. Nell’area, che rientra nel perimetro della stazione della Circumetnea, la Ventura Costruzioni stava effettuando dei lavori su mandato di Fce. Un provvedimento dell’allora sindaco Graziano Calanna dichiara l’inabitabilità e la famiglia è costretta a trovare una nuova sistemazione. Il seguito della storia passa per una denuncia presentata ai carabinieri della stazione locale. 

Da allora, i coniugi con figli al seguito hanno cambiato tre case senza mai rientrare in via Etna. Per qualche mese sono stati ospiti di una parente e fino a novembre 2019 in affitto con i canoni pagati direttamente dalla Ventura costruzioni. Il contratto però non viene rinnovato e Antonio Zingali, dopo avere chiesto diverse volte di essere ricevuto in Comune dal primo cittadino senza ottenere un faccia a faccia, all’inizio di dicembre del 2019 decide di salire sul tetto della casa inagibile minacciando il suicidio. L’allarme rientra e la famiglia si accomoda in una nuova casa, sempre in affitto ma con il contratto intestato ad Antonio. Trovato un tetto, a mancare però è sempre la bonifica dell’area interessata dallo sversamento. Procedura, quest’ultima, demandata alla società calabrese. «Dopo le prime verifiche, l’Arpa indicò un grado di tossicità grave del sito – raccontano i coniugi a MeridioNews – mentre l’Asp, attraverso una relazione, specificò che la pericolosità degli agenti chimici presenti non ci consentiva di rientrare a casa. Di fatto, il nostro ingresso è legato alla normalizzazione dei parametri dell’area interna ed esterna». Il cantiere non è mai stato sequestrato mentre i tecnici regionali evidenziarono come il terreno nella zona in cui era posizionato il serbatoio venne smosso e poi coperto con un telo in plastica «non ancorato al suolo e con il rischio di potenziare l’inquinamento», si legge in un documento.

Dal 2018 a oggi, la
Ventura ha effettuato alcuni campionamenti mettendo in funzione a ritmi alterni un macchinario specifico. «L’ultima operazione di questo tipo è avvenuta a giugno – continuano i coniugi – ma, passati cinque mesi, non ci sono stati comunicati i risultati delle analisi. Potrebbero arrivare degli aggiornamenti dopo avere ricevuto una pec alla fine della scorsa settimana». Il tutto nonostante i ripetuti solleciti da parte di prefettura, Città metropolitana e una diffida datata 5 novembre da parte del dipartimento regionale Acqua e rifiuti. «In tutta questa vicenda bisogna sottolineare anche il grosso danno economico che patiamo – spiega Antonio – Da sei mesi, l’azienda non corrisponde i soldi per l’affitto che noi anticipiamo al proprietario dell’appartamento. A luglio abbiamo informato con una pec la Fce, poiché si erano detti pronti a intervenire in caso di inadempimento della ditta, ma non abbiamo ricevuto risposta».

Nei mesi scorsi, il nome di
Maria Antonietta Ventura è stato al centro delle cronache perché indicato per la candidatura a governatrice della Calabria per la coalizione Pd-M5s. L’ingresso in politica dell’imprenditrice, però, non si è concretizzato nonostante gli endorsement di Giuseppe Conte ed Enrico Letta. A pesare sulla ritirata anche i guai giudiziari del fratello Pietro nell’ambito dell’indagine Passepartout della procura di Catanzaro. Un’inchiesta su imprenditoria e politica, in cui secondo l’accusa avrebbero favorito l’aggiudicazione dell’appalto per la realizzazione della metropolitana leggera di superficie tra Cosenza, Rende e l’università della Calabria. Vicende calabresi escluse alla quarta sezione penale del tribunale di Catania. La prima udienza del processo per il caso della famiglia di Bronte, assistita dall’avvocato Valerio Boncaldo, è già stata fissata per il 26 maggio del 2022. Unica parte civile l’associazione Legambiente Catania. Assente, invece, il Comune di Bronte. Il municipio, come sottolinea la famiglia, non ha mai preso parte alle udienze preliminari con un suo rappresentante. 


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