Il quartier generale del giro da oltre otto milioni di fatture false in tutta Italia sarebbe stato a Catania. E, precisamente, nello studio di Antonio Paladino, 61enne commercialista etneo originario di Monza, non nuovo a guai giudiziari, insieme al suo collaboratore Gaetano Sanfilippo, 47enne di Gela. Sono i nuovi dettagli che emergono sull’operazione Dentro o fuori della guardia di finanza, scattata oggi all’alba nelle province di Catania, Caltanissetta, Messina, Siracusa, Ragusa, Trapani, ma anche Cosenza, Vibo Valentia, Napoli, Roma, Viterbo e Varese. Sulla base di un’inchiesta con 29 indagati, 15 dei quali raggiunti da ordinanze di custodia cautelare: Paladino e Sanfilippo in carcere, quattro persone ai domiciliari e nove raggiunte da interdittive. Accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione dei redditi infedele e fraudolenta, indebita compensazione di crediti fiscali inesistenti. In un giro di falsi documenti da oltre 56 milioni di euro di imponibile e oltre 13 milioni di Iva, negli ultimi cinque anni.
A Paladino e a Sanfilippo la procura contesta di essere stati i promotori e organizzatori dell’operazione criminale, nonostante non figurino mai in nessun ruolo formale nei due consorzi e nelle almeno 26 società consorziate, create appositamente per generare le false fatture. Società che, peraltro, avevano sede legale in varie province – Milano, Firenze, Roma, Messina e Catania – a volte in indirizzi inventati o in locali abbandonati. Compito di queste aziende dalla brevissima vita e dei loro raggruppamenti sarebbe stato fornire manodopera alle aziende clienti, senza pagare i dovuti oneri. Dipendenti che in realtà erano già lavoratori delle società clienti, ma che avrebbero continuato a svolgere il proprio compito risultando formalmente assunti dalle società del presunto giro criminale, risparmiando sugli oneri e sui contributi. E generando un profitto illecito da oltre otto milioni di euro, metà dei quali – secondo gli investigatori – sarebbe andata nelle tasche degli organizzatori come compensi professionali, stipendi e rimborsi spese.
Non proprio una novità per Paladino e per Sanfilippo, che nel 2020 erano finiti al centro di un’altra indagine della guardia di finanza, culminata nell’operazione Fake credits. In quel caso Paladino era indicato dagli investigatori come «dominus» di «un maxi-giro di compensazioni» di credito d’imposta Iva. Crediti che, però, non sarebbero mai esistiti. Ma che, con un gioco di prestigio documentale, avrebbero fruttato oltre sei milioni di euro agli organizzatori. Un caso che aveva fatto scalpore anche per il contemporaneo interesse di Paladino a un’altra accesa vicenda cittadina: il tentativo di salvataggio dal fallimento del Calcio Catania, prima come vicepresidente del comitato promotore e poi come figura chiave di Sigi, la società creata da alcuni imprenditori cittadini per rilevare il club rossazzuro. Oggi, insieme al commercialista e al suo collaboratore, risultano coinvolti e raggiunti dagli arresti domiciliari: Sergio Itano, 55 anni, di Cosenza; Giuseppe Paparatto, 55 anni, di Ricardi (Catanzaro); Mariangela Granvillano, 42 anni, di Nicosia (Enna); e Simonetta Massimi, 56 anni, di Roma. Tutti siciliani – tre uomini e sei donne – infine, i nove destinatari del divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche per un anno.
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