Experia, la parola al presidente dell’Ersu «Tornerà a essere un centro d’aggregazione»

«Ho una formazione culturale di un certo tipo, sono del parere che buttare fuori la gente dai posti in cui svolge un’attività non sia una cosa giusta, a prescindere dal fatto che quei posti siano occupati abusivamente». Alessandro Cappellani, attuale presidente dell’Ersu, Ente regionale per il diritto allo studio, non usa mezzi termini: per lui, i militanti del Centro popolare Experia avrebbero potuto rimanere dove stavano, cioè nell’immobile di via Plebiscito 782, costruito durante il fascismo per essere il teatro educativo dell’adiacente Casa del balilla. «Ma, una volta che è stato sgomberato, che facciamo? Lo lasciamo marcire?». Lui, precisa, non c’entra nulla: «Sono presidente di quest’ente da poco più di un anno e mezzo, ho studiato sulle carte la storia dell’Experia che, onestamente, non conoscevo granché bene». E che torna di grande attualità in questi giorni: la gara d’appalto per la ristrutturazione del palazzo è stata assegnata ed entro giugno 2015 l’ex cpo sarà diventato un auditorium, «del tutto pronto, chiavi in mano», garantisce la responsabile del progetto.

Cappellani, ci tiene a sottolinearlo, si è limitato a sollecitare un intervento di recupero. «Questa del centro popolare è una storia che mi ha molto colpito – racconta – Quando mi sono insediato ho chiesto a tutti com’era che, nonostante quello che è successo, l’Ersu non avesse fatto nulla per prendere in gestione quel bene». E le spiegazioni che ha ricevuto non gli sono parse soddisfacenti, «anzi, tutte erano piuttosto confuse».

Il suo predecessore, Nunzio Rapisarda, in un’intervista rilasciata pochi giorni dopo la celeberrima «alba della legalità» e dei manganelli, era stato chiarissimo: «Verso la fine del 1999 abbiamo abbandonato ogni pensiero sull’Experia». Nel corso di quel colloquio coi giornalisti, Rapisarda aveva nettamente preso le distanze dall’intervento delle forze dell’ordine per mandare via gli occupanti, voluto dall’allora soprintendente ai Beni culturali Gesualdo Campo. Era vero che la legge prevedeva che gli immobili dell’ex Gil, Gioventù italiana del littorio, fossero assegnati alla Regione affinché li destinasse a chi fornisce servizi agli universitari, ma era anche vero che «il bilancio dell’Ersu non è granché», affermava Rapisarda, ormai quattro anni e mezzo fa. Ma chi oggi occupa la poltrona che fu sua non è dello stesso avviso.

«Non mancano né i soldi né il personale», replica Alessandro Cappellani. «Quando si farà l’auditorium basterà ingegnarsi per trovare un modo per gestirlo che non incida col bilancio dell’ente». Una cosa simile è già stata fatta: «Con le aule studio avevamo un problema simile, cioè non c’era personale per gestirle». E le ditte esterne che erano state contattate per fornire eventuali servizi di sicurezza avevano presentato preventivi troppo alti. «Per questo abbiamo stilato prima un protocollo d’intesa con il Ciapi, un’istituzione collegata alla Regione Sicilia che si occupa di formazione professionale». Poi Palazzo D’Orleans non ha confermato la collaborazione con loro, «e noi siamo stati costretti a farci venire una nuova idea». Il risultato è stata una partnership con le associazioni studentesche: «Diamo loro una cifra che non incide negativamente sul nostro bilancio, e loro, gli studenti, gestiscono per noi le aule studio». Lo stesso potrebbe accadere per l’Experia trasformato in teatro: «Si tratta solo di responsabilizzare i ragazzi, e di mettere al massimo un elemento nostro a controllare che tutto vada avanti regolarmente».

Le attività che si possono svolgere all’interno di un auditorium, poi, sono tantissime: «Il Learn by movies, per esempio, sarebbe a costo zero – continua Cappellani – Potremmo proiettare film in lingua originale più volte a settimana, per dirne una». Ma le possibilità sono parecchie, e prevedono anche eventuali «consultazioni online» per chiedere agli universitari «consigli e suggerimenti». In fondo: «L’Experia era un centro di aggregazione, e tornerà a esserlo».

[Foto del Centro popolare Experia su Facebook]

 


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Fosse stato per lui, il centro popolare occupato non sarebbe stato sgomberato. «Sono del parere che buttare fuori la gente dai posti in cui svolge un'attività non sia giusto», dice l'uomo al vertice dell'Ente regionale per il diritto allo studio etneo. Giacché, però, i militanti sono stati cacciati, «lo lasciamo marcire?». L'idea è di affidare l'edificio alle associazioni studentesche e di usarlo, per esempio, per farci le prossime edizioni del Learn by movies

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