Da un lato il governo regionale che ha indicato la data per le consultazioni di secondo livello. Dall'altro l'Assemblea regionale dove si sarebbe trovato l'accordo per ripristinare il voto diretto dei cittadini. Crocetta: «Ma in fase di prima applicazione la legge Delrio non lo prevede»
Ex Province, la giunta fissa il voto il 26 febbraio Ma l’Ars sembra andare verso le elezioni dirette
Rosario Crocetta prova a giocare d’anticipo e fissa per il 26 febbraio la data per le elezioni di secondo livello nei Liberi Consorzi e nelle Città Metropolitane siciliane. «Eventuali proposizioni di modifiche legislative – sottolinea il governatore – non possono interferire sulle decisioni dell’esecutivo, che deve rispettare leggi». Ma l’Assemblea regionale siciliana sembra andare in direzione opposta, cioè verso il ripristino delle elezioni dirette.
Secondo il governatore nonostante la normativa nazionale preveda la possibilità di un’elezione diretta negli enti di area vasta, «esclude tale possibilità in fase di prima applicazione». Crocetta non ha dubbi: «Chi oggi propone la modifica della data (delle elezioni di secondo livello, nda), di fatto nega questa possibilità. La legge Delrio parla chiaro, in fase di prima applicazione l’elezione è di secondo grado».
Non ne sembrano convinti gli inquilini dell’altro palazzo della politica siciliana, dove all’ombra della Cappella Palatina si discute proprio in queste ore della possibilità di un rinvio del voto di secondo livello, per aprire invece le urne a tutti i cittadini siciliani. Fonti interne alla riunione in corso a Palazzo dei Normanni tra i capigruppo dei vari partiti, raccontano che l’aria sembrerebbe tirare verso elezione diretta con un consiglio provinciale più ristretto.
«Nella recente consultazione referendaria – affermano Giuseppe Picciolo e Giovanni Di Giacinto, capigruppo di Sicilia Futura e del Psi in una nota firmata dagli undici deputati dell’integruppo appena costituito Sf-Psi – la maggioranza degli italiani e dei siciliani ha bocciato, tra le altre, la riforma che aboliva le Province, con ciò evidentemente intendendo confermarle. Appare chiaro che i Liberi Consorzi e le Città Metropolitane, così come concepiti, non rispondano al comune sentire della popolazione. Oggi pensare di votare i loro organismi con elezioni di secondo livello appare ulteriormente controproducente. Crediamo sia più rispettoso e coerente rinviare queste elezioni e garantire la rappresentanza diretta degli organismi amministrativi dei Liberi Consorzi e delle Città Metropolitane attraverso elezioni a suffragio universale che coinvolgano direttamente tutti i cittadini, senza distinzioni e in tutti territori delle ex province».
Intanto la seduta a Sala d’Ercole è stata rinviata a martedì 17 gennaio. Dopo un pomeriggio di rinvii, (i lavori erano stati convocati per le 16, ma subito rinviati alle 17 e poi per due volte sospesi per assenza di numero legale) l’Aula chiude con un nulla di fatto. Non prima, però, di avere convocato nuovamente la conferenza dei capigruppo nella Sala La Torre per discutere ancora dell’ipotesi di un ritorno al voto diretto nelle ex Province «alla luce – ha ribadito in Aula il presidente della commissione Affari Istituzionali, Salvatore Cascio – dell’esito referendario». Il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha formalmente aperto la finestra legislativa in sessione di bilancio, per cui se la capigruppo, come sembra, dovesse dare il via all’esame della norma Figuccia in Prima Commissione, già martedì prossimo l’Ars potrebbe iniziare a discutere del voto diretto negli enti di area vasta. L’ennesimo schiaffo del Parlamento nei confronti di Rosario Crocetta.