Nonostante l'eruzione, la pista di Fontanarossa è rimasta sempre aperta. Giovedì c'è stata solo una limitazione di sei voli all'ora con ritardi contenuti in una ventina di minuti. Eppure la compagnia spagnola ha deciso di atterrare altrove, senza garantire mezzi alternativi per rientrare a Catania. Il racconto dell'odissea
Etna, scalo aperto ma dirottati a Palermo «Vueling ci ha detto di arrangiarci da soli»
Dovevano atterrare all’aeroporto di Catania alle 15.10. I più fortunati sono invece arrivati alla stazione dei treni solo alle 22.30, con più di sette ore di ritardo e dovendo pagare di tasca propria il viaggio da Palermo, dove l’aereo su cui viaggiavano è stato dirottato, fino al capoluogo etneo. Colpa dell’eruzione dell’Etna, secondo la compagnia Vueling, che ha operato il volo proveniente da Roma Fiumicino. Eppure allo scalo etneo i disagi sono stati contenuti, la pista è rimasta aperta e giovedì solo due voli, per decisione delle stesse compagnie, non sono atterrati a Fontanarossa.
L’odissea di chi era a bordo del velivolo della compagnia low cost spagnola è iniziata in tarda mattinata. A raccontarla è Giovanni, 22enne catanese, partito per Roma all’alba della stessa giornata per ritirare un documento. «Nei giorni precedenti ero stato in ansia per via dell’incendio al terminal 3 di Fiumicino, ma la compagnia il giorno prima della partenza aveva assicurato che tutto fosse ok, quindi contavo di andare e tornare in giornata ed essere già nel pomeriggio di nuovo a Catania, invece…». L’aereo sarebbe dovuto partire da Fiumicino alle 13.50. «Si è subito accumulato un ritardo di più di due ore, siamo partiti alle 16, ci hanno detto per la mancanza di qualche documento attribuibile alla responsabilità dell’aeroporto di Roma», spiega Giovanni, che precisa: «Quando siamo saliti eravamo almeno sicuri di arrivare a Catania».
E invece, dopo circa un’ora di viaggio, secondo la ricostruzione del passeggero, il comandante annuncia il cambio di destinazione. «Ci ha informati che stavamo arrivando a Palermo a causa dell’eruzione dell’Etna – racconta il 22enne – e ha aggiunto che ci saremmo fermati per fare rifornimento e aspettare che si liberasse il cielo per poi proseguire, sempre sullo stesso aereo, fino a Catania». Nel frattempo il vulcano continuava la sua spettacolare attività, ma senza compromettere la funzionalità dell’aeroporto. «La pista non è mai stata chiusa – spiegano dall’ufficio stampa di Sac, la società di gestione di Fontanarossa – abbiamo solo avuto la limitazione di sei movimenti per ogni ora che hanno comportato ritardi contenuti in una ventina di minuti». Nessun obbligo quindi di atterrare altrove. In questi casi sta alle compagnie scegliere cosa fare. Nello stesso giorno, le uniche compagnia a optare per il dirottamento sono state Meridiana (il volo proveniente da Milano Linate è arrivato a Comiso) e, appunto Vueling.
«Siamo arrivati alle 17.30 e siamo rimasti per circa venti minuti sull’aereo nella pista dell’aeroporto di Palermo – riprende il suo racconto Giovanni – fino a quando il comandante ci ha informato che dovevamo scendere e cambiare velivolo. Passato qualche altro minuto, però, ci hanno detto che non c’era nessun altro mezzo ad aspettarci e che avremmo dovuto arrangiarci da soli. Ci hanno solo indirizzati verso l’infopoint dell’aeroporto. A questo punto molte persone hanno cominciato a gridare, minacciando di fare causa alla compagnia».
Il viaggio del giovane catanese verso casa è dunque proseguito in taxi fino alla stazione di Palermo, in compagnia di altri cinque passeggeri. Il gruppo è riuscito a prendere l’ultimo treno utile per tornare a Catania, meta finale raggiunta solo alle 22.30. «Il taxi è costato otto euro a testa, il biglietto del treno altri 12 euro, in totale venti euro da aggiungere ai 106 del costo del volo andata e ritorno. E c’era gente indiavolata che, una volta arrivata a Catania, doveva ancora proseguire per Messina, Caltanissetta o Enna», conclude Giovanni. MeridioNews ha provato invano a contattare la compagnia Vueling per una replica.