Piergiorgio Gerratana è diventato un mese fa assessore regionale a Territorio e Ambiente. Ospite questa mattina nella sede del Parco dell'Etna, ha risposto alle domande di CTzen riguardo ai divieti di fruizione e alla gestione del sito Unesco. «Dobbiamo togliere il freno alla lentezza burocratica a cui siamo abituati», ha dichiarato
Etna libera, parla l’assessore regionale Gerratana: «Non curarsi solo di sicurezza»
A un mese dalla nomina ad assessore regionale al Territorio e Ambiente, abbiamo avuto modo dincontrare a casa nostra, Piergiorgio Gerratana, in visita ufficiale questa mattina alla sede del Parco dellEtna. E non ci siamo lasciati sfuggire loccasione per fargli tre domande sui temi fruizione, vigilanza e controllo, e sostegno al riconoscimento Unesco attribuito al vulcano.
La premessa alla prima domanda è questa. LEtna, che lEuropa ci invidia per bellezza e la scienza internazionale osserva come eccezionale laboratorio naturale, è anche il vulcano più attivo al mondo. Da poco più di un anno, la sua parte più integra e sommitale chiamata Core-Zone, ha ricevuto dallUnesco il prestigioso titolo di sito naturale Patrimonio dellUmanità, con la precisa prescrizione della garanzia alla fruizione. Cè però un documento della Protezione Civile, condiviso dalle istituzioni del territorio, che regola laccesso alle quote sommitali, negando la fruizione (anche in presenza di guide alpine-vulcanologiche professioniste) in caso di attività vulcanica, peraltro molto comune visto che stiamo parlando del vulcano più attivo del mondo. Questo regolamento obbliga di fatto il prefetto di Catania a firmare le ordinanze di divieto, che ci sono state a catena nel corso dellultimo anno.
In contrasto al regolamento di accesso, è nato un movimento trasversale di giornalisti, associazioni del territorio, studiosi, storici, artisti, professionisti che hanno sottoscritto lo scorso inverno una lettera aperta al prefetto di Catania. Inoltre, una catena di interviste, condotte da Ctzen a vari personaggi del mondo dellinformazione e della cultura scientifica italiane, fa fronte comune nel volere lEtna libera dai divieti, come accade nelle cime di tutte le altre montagne italiane (libertà con maggiori informazioni generali e in tempo reale). Sulla scia di tutto questo, la scorsa estate, la prefettura ha invitato alcune associazioni del territorio a partecipare a un tavolo tecnico, con la promessa di replica autunnale, ma sulla base indiscutibile del regolamento contestato.
D: Qual è la sua posizione riguardo alla fruizione dell’Etna, assessore Gerratana?
R: «Dobbiamo togliere il freno a mano alla lentezza burocratica a cui siamo abituati. Cè una legislazione carente che deve rispondere di più a un sito così particolare e di grande attrattiva, quale è lEtna. Dunque, non dobbiamo guardare alla sola sicurezza in generale, ma contestualizzarla a questo territorio. Sono aperto a un confronto tra le parti interessate».
Per la seconda domanda, sul tema del controllo e vigilanza in un territorio naturale così vasto e vicino a un grande contesto urbano, come Catania e la sua fascia pedemontana, si fa riferimento al regolamento del Parco dellEtna, che prevede la figura del guardaparco. Il concorso è stato bandito negli anni 90 e poi bloccato dalla stessa Regione, per mancanza di fondi. Di fatto, a tuttoggi, non avendo personale addetto, il Parco si avvale degli agenti del Corpo Forestale regionale, per controllo e vigilanza allinterno dellarea protetta (una ventina operativi quotidianamente contro un centinaio che ce ne vorrebbero). Il discorso potrebbe finire in un vicolo cieco, visto il clima stabile di spending-review che colpisce indistintamente Parco e Forestale, se non fosse che in altre regioni dItalia lo stesso problema è stato affrontato e risolto facendo leva sul volontariato singolo.
Il Parco Regionale Adamello-Brenta, simile a quello dellEtna per categoria, estensione e morfologia, da anni ormai si avvale delle Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) riconosciute dal prefetto, partendo dalla richiesta fatta dai singoli volontari direttamente al Parco stesso. Lesperienza funziona bene a costi minimi, coinvolgendo così anche la società civile nella tutela di un bene naturale comune. Se oggi, però, il più volenteroso degli uomini bussasse al Parco dellEtna per prestare il proprio tempo alla causa, si sentirebbe rispondere «no, grazie», perché in Sicilia il volontariato singolo presso enti pubblici non è consentito. Nel frattempo, però, agli abusi continuano, le micro discariche proliferano, gli atti illegali e incivili non vengono contrastati come dovrebbero, per una cronica insufficienza di uomini e mezzi.
D: Assessore Gerratana, alla luce di tutto questo, non crede che sia arrivato il momento di recepire la legge nazionale sul volontariato singolo?
R: «Da un mese sono al mio posto di lavoro e non posso non denunciare una gestione complicata della macchina Regione. Purtroppo, quando sento questi fatti, devo dire con amarezza che è stata attuata una difesa retrograda dello statuto siciliano. Abbiamo uno strumento che dovrebbe consentirci di staccare le altre realtà nazionali, e invece non riusciamo nemmeno a stare al passo loro. Adesso non ci resta che prendere evidenze positive come il Parco Adamello-Brenta, per tentare di copiarle. Affronterò la questione con le parti del territorio interessate».
Lultima domanda riguarda questa importante medaglia Unesco, che tutti gli appassionati della natura dovrebbero sentirsi appuntata sul petto. Ricordiamo che il lungo e impegnativo procedimento che ha condotto alla fine al risultato, è stato voluto, perseguito e svolto interamente dal Parco dellEtna, a costi di poche migliaia di euro contro le diverse centinaia di migliaia di euro spese da altri siti, diventati poi Unesco, come le Dolomiti.
D: Lassessorato regionale al territorio e ambiente come intende affiancare il Parco dellEtna per valorizzare il riconoscimento Unesco?
R: «Semplice: come cabina di regia e moto propulsore di processi positivi per favorire il dialogo con tutti gli attori del territorio. Ci sono condizioni per fare un buon lavoro. Voglio fare emergere il protagonismo delle realtà locali con uno strumento nuovo che crediamo a breve operativo: la legge di riordino delle aree protette siciliane. Non ci saranno più dettati da fare, e le comunità locali avranno potere di decisione sul proprio territorio. E questo un disegno di legge già esistente, il cui compimento finale sarà il voto allArs, che francamente mi auguro avvenga in maggioranza».
La considerazione finale è unaltra domanda. Quanto tempo rimarrà in carica il nuovo assessore Gerratana perché si possano vedere i fatti, dopo le rincuoranti parole dichiarate?