Dubbi erano sorti intorno alla possibile estromissione del vulcano siciliano dai beni tutelati a livello mondiale. Ipotesi però smentita dal ministero dell'Ambiente che, in una nota, risponde all'ente che amministra il sito. Polemica tra il primo cittadino Borzì e il direttore Unesco Sicilia che aveva criticato il modello di gestione
Etna, il ministero nega l’esclusione da lista Unesco Sindaco Nicolosi: «Chiederemo danni ad Angelini»
Antonino Borzì, sindaco di Nicolosi, non usa mezzi termini: «Ho avanzato una proposta per chiedere i danni ad Aurelio Angelini». Le frasi del direttore Unesco Sicilia – che metteva in dubbio la permanenza dell’Etna all’interno del patrimonio mondiale – avrebbero creato, secondo il primo cittadino, un vero e proprio «danno d’immagine». «È stata portata avanti una campagna stampa che ha spaventato diversi imprenditori del territorio. Ho ricevuto numerose telefonate, tutte preoccupate per l’eventuale esclusione». A supportare la decisione di Borzì la nota con la quale il ministero dell’Ambiente ha rassicurato che l’Etna non sarà cancellata dal gruppo dei beni della world heritage list. «A oggi non esiste alcun segnale che possa far ipotizzare una futura iscrizione del sito nella cosiddetta lista dei Patrimoni in pericolo, fase preliminare per una eventuale procedura di cancellazione» fanno sapere dal dicastero.
Danno d’immagine dopo parole di Angelini
Il sito Mount Etna – questo il nome tecnico con il quale viene chiamato il vulcano – è affidato all’ente Parco, una struttura gestita da un comitato di cui fanno parte i sindaci dei comuni pedemontani. Messa in discussione in passato da Angelini – che parlava di superamento dell’attuale modello e proponeva una «governance territoriale integrata» – secondo il ministero «non risulta presentare inadempienze tali da rappresentare criticità o altre problematiche inerenti le aree del Parco regionale dell’Etna riconosciute come sito del patrimonio mondiale».
La lancetta del contatore che l’Unesco utilizza per descrivere lo stato di conservazione del sito – com’è possibile osservare sul documento ufficiale dell’agenzia delle Nazioni Unite – è stabile su good (buono, ndr), il massimo del punteggio ottenibile. A dire la sua attraverso una note in cui si parla di «clima d’allarme tra gli operatori» anche Marisa Mazzaglia, presidente dell’ente Parco e che si unisce al coro di chi critica le parole del direttore Angelini: «Quest’atmosfera non giova allo sviluppo del territorio, anzi tende a minarne alla base fiducia e reputazione».
«Io non ho mai sostenuto che l’Etna sarebbe uscita dalla lista dell’Unesco – replica a MeridioNews Aurelio Angelini – queste sono stupidaggini e chiederò i danni a chi le afferma. Io ho sostenuto una tesi molto semplice ovvero che bisogna creare un coordinamento con i partner tecnici e scientifici e le altre autorità e che il gestore non può essere il solo ente Parco. Insomma non ho fatto altro che ribadire le raccomandazioni che l’Unesco sancisce in un documento ufficiale» e le eventuali sanzioni per chi non le rispetta.
Mi chieda i danni, vuol dire che si arricchirà
La polemica scaturita in questi giorni, secondo le parole del direttore, non sarebbe altro che una messa in scena organizzata dalla politica locale: «Quello che afferma il Parco mi preoccupa perché o non leggono le indicazioni o non c’è la volontà per attuarle. Il rischio è quello che si apra un contenzioso con gravi rischi di immagine. Questa vicenda è solo un teatrino politico e dimostra che non c’è nessuna capacità a leggere quelle che sono i documenti tecnici». Riguardo le affermazioni del sindaco Borzì il responsabile Unesco risponde divertito: «Mi chieda i danni, vuol dire che si arricchirà, mi viene da ridere. Credo che anche lui abbia qualche difficoltà con la lingua italiana. Onestamente non voglio entrare in polemica ma se vuole chiedermi i danni io mi attrezzerò per chiederli a lui». «Disattendere le decisioni dell’Unesco sul patrimonio – conclude Angelini – vuol dire comportarsi da irresponsabili e se viene dalle istituzioni è ancora più grave».