Servono quasi 60 euro a persona per muoversi da Etna sud, per l’escursione completa in quota, funivia, fuoristrada e guida. Cifre considerate esagerate dagli operatori ma anche da escursionisti e amministratori locali. Come il sindaco di Nicolosi che si è speso per liberalizzare i servizi turistici del vulcano
Etna, anche su Irish Sun si parla del caro prezzi Nino Borzì: «Una vicenda da non sottovalutare»
«Sì, è costosa, ma vale la pena». La questione del caro prezzi nel trasporto turistico sull’Etna approda oltremanica: se ne fa cenno in un recente articolo dall’edizione irlandese del Sun, il più popolare fra i tabloid britannici, dedicato a un tour fra Linguaglossa, il vulcano e Taormina. Ma sui quasi 60 euro a persona necessari, muovendo da Etna sud, per l’escursione completa in quota con funivia, fuoristrada e guida (ma le combinazioni variano a partire da trenta euro) si concentrano da tempo le rimostranze di operatori turistici, escursionisti e amministratori locali. Protagonista fra questi ultimi è senz’altro Nino Borzì, sindaco di Nicolosi, che alla liberalizzazione del mercato dei servizi turistici etnei ha dedicato i suoi due mandati, esperienza che si chiuderà con le amministrative dei prossimi mesi. «Il caro prezzi nei trasporti a tremila metri è un tema reale – spiega il primo cittadino a MeridioNews – che non può essere disgiunto da quanto di recente affermato dall’autorità garante della Concorrenza e del Mercato in merito all’accesso alle quote sommitali del nostro vulcano».
Il passo indietro è d’obbligo. A febbraio 2016 l’Antitrust si è pronunciata sulle «distorsioni della concorrenza» derivanti dalla gestione delle uniche strade d’alta quota esistenti targate Funivia dell’Etna spa e Star srl, componenti del gruppo imprenditoriale di Francesco Russo Morosoli. La prima società detiene la cabinovia che da Rifugio Sapienza conduce ai piedi dei crateri sommitali oltre a occuparsi, fino a poco tempo fa, degli impianti sciistici del versante sud di proprietà del Comune di Nicolosi. Strutture appunto comunali, ma ricostruite dopo l’eruzione del 2002 su terreni di proprietà della stessa Funivia ed altri soggetti. La Star, invece, ha avuto in concessione fino al 2013 – e fino al 2016 con affidamenti provvisori – la sola altra strada che conduce in vetta, quella sul versante nord che risulta divisa a metà fra i Comuni di Linguaglossa e Castiglione di Sicilia. Il gruppo Russo Morosoli gestisce infine anche le piste da sci e gli impianti di risalita della stazione turistica di Piano Provenzana, a Linguaglossa, ripristinati anche qui dopo il 2002.
Un assetto che, secondo l’Antitrust, «appare contrario ai principi posti a tutela della concorrenza», originato da scelte degli enti locali anche parecchio risalenti, fra cui «affidamenti con criteri ingiustificatamente restrittivi». Spicca poi proprio il fallimento delle procedure espropriative comunali della metà degli anni Duemila, sfociato nel paradosso di impianti pubblici che insistono su terreni privati. «Sono le distorsioni del mercato che generano i prezzi eccessivi – rimarca Borzì – per questo fra i capisaldi della nostra azione amministrativa abbiamo messo il pluralismo dell’offerta turistica, solo rimuovendo il monopolio calerà anche il costo dei servizi».
L’obiettivo passa da tre provvedimenti varati a fine 2016 dall’amministrazione di Nicolosi: l’avvio delle procedure per il riscatto della concessione – a scadenza nel 2021 – all’esercizio dell’impianto funiviario; un mutuo da 500 mila euro per l’esproprio dei terreni sui cui sorgono gli impianti invernali; un ulteriore esproprio, quello della pista Rifugio Sapienza-Montagnola sottostante la funivia, anch’essa parcellizzata fra privati. In pratica un tentativo di azzerare le questioni rimettendo tutto nella disponibilità pubblica, per poi procedere a nuovi affidamenti «nel segno della trasparenza». Le misure hanno già avuto, in una nuova nota giunta poche settimane fa, il semaforo verde dell’Antitrust perché «evidenziano l’apprezzabile volontà di rivedere la gestione dell’accesso all’Etna in senso conforme ai principi concorrenziali, nonché il tentativo di superare lo stallo sulle questioni proprietarie». Il garante, fra l’altro, ha ribadito che «l’esigenza di ricorrere a procedure pubbliche, trasparenti e non discriminatorie si conferma indifferibile» e che «la durata delle concessioni dovrebbe essere rigorosamente definita così da perseguire l’equilibrio economico degli investimenti, senza però rinviare per tempi eccessivamente lunghi il confronto concorrenziale». Sul riscatto della funivia, infine, «preme sottolineare che la durata del futuro bando dovrà evitare ogni indebito vantaggio per il prestatore uscente». Su quest’ultimo intervento dell’Agcmsi si terrà un dibattito il prossimo 22 marzo, nel corso di un Consiglio comunale aperto alla cittadinanza.
Funivia dell’Etna, dal canto suo, ha sempre respinto l’idea del monopolio e quest’anno a sud ha rinunciato ad avviare gli impianti sciistici. Mancherebbe la revisione quinquennale delle strutture, hanno spiegato dalla società, peraltro incaricata dal Comune di Nicolosi troppo a ridosso dell’inverno per poter intervenire in tempo.
Sempre respinte anche le polemiche sul caro prezzi, non solo vista l’impossibilità di assicurare la cabinovia contro il rischio vulcanico, ma anche perché i ticket sarebbero in linea con quelli di servizi ed attrazioni di altri siti turistici in Italia e nel mondo.
Francesco Russo Morosoli, al contrario, pone l’accento sul «coraggio imprenditoriale» che implicherebbe la scelta di ricostruire la funivia «per ben cinque volte» su un vulcano attivo come l’Etna. Il suo impero economico è entrato in contenzioso anche con l’ente Parco, con esiti finora ben più positivi. La giustizia amministrativa nel 2015 ha integralmente annullato le procedure espropriative avviate dall’ente, alla metà degli anni Novanta, su alcuni terreni in alta quota di Russo, ubicati nelle zone di tutela A, B e C altomontana, cioè intorno all’area della stazione di Rifugio Sapienza.