«Il bando del Comune di Catania per gli eventi estivi? Uguale all’anno scorso, ma più comico». Pompeo Benincasa, da trent’anni animatore della rassegna Catania Jazz, ogni anno resta sempre più stupito dalle scelte dell’amministrazione etnea in fatto di spettacoli. E in vista della prossima stagione invita i colleghi a seguire quello che, da anni, è il suo esempio: boicottare il bando, non partecipando. Dal racconto di Benincasa viene fuori una visione miope e provinciale della cultura in città, poco pronta ad accogliere artisti internazionali e impreparata sulle necessità degli organizzatori privati. Cattive abitudini che il capoluogo etneo si porta dietro anche da passate amministrazioni. «Ma il fatto che il bando sia uscito a due settimane dalle elezioni comunali (in cui corre anche il sindaco uscente Raffaele Stancanelli ndr) mi sembra davvero pacchiano», commenta.
«La comicità sta nel fatto che per gli organizzatori è quasi matematico perdere soldi spiega l’animatore di Catania Jazz – E, per rimetterci, devono pure fare domanda. Ma non finisce qua. Perché la richiesta di perdere soldi potrebbe essere anche respinta, a insindacabile giudizio dell’amministrazione». Tramite una giuria, «di cui non si conosce la composizione». Alla più importante rassegna di musica jazz etnea è già successo ai tempi della prima amministrazione di Umberto Scapagnini. «Presentammo la una proposta di un festival jazz estivo, con artisti di fama mondiale come John Patitucci e Mike Stern. Chiedevamo solo la location in cui svolgere l’evento, prevista tra le possibilità del bando. Ma la commissione ritenne non idoneo quel programma». Senza ulteriori spiegazioni. Benincasa si dà una sola risposta: «Forse quei nomi nemmeno li conoscevano».
Ma lo sfogo dell’organizzatore non riguarda solo la sua esperienza personale. «Io parto dal presupposto che, se l’amministrazione vuole organizzare degli eventi, contatta i maggiori operatori del settore in città e concorda con loro il programma dell’estate argomenta Anziché sparare questo bando altezzoso». Tra le novità di quest’anno, una nuova location: il fossato del castello Ursino. «Dove esiste appunto solo il fossato continua Benincasa E l’organizzatore deve mettere tutto: il palco, le sedie, le transenne, i camerini e i bagni chimici. Oppure prendo l’artista e lo sbatto su un palco?». Difficoltà logistiche e soldi spesi a cui si aggiungono le altre richieste dell’amministrazione.
Perché, come previsto dal bando, il prezzo degli spettacoli va concordato con il Comune. A cui spetta il dieci per cento degli incassi. «Non si capisce se lordi o netti, un passaggio importante considerato che sui guadagni della serata si paga la Siae e che questa, per un’associazione culturale come la nostra, incide anche sull’Iva, non scaricabile». Ma il problema, per Benincasa, sta alla base. «Non hanno assolutamente idea dei costi di un concerto medio spiega – Altrimenti capirebbero che, con 600 posti a disposizione e con un biglietto da 15 euro, uno qualunque dei nostri concerti sarebbe in perdita».
Eppure sulla sostenibilità della serata per il privato si gioca l’accesso al calendario estivo cittadino. «L’altra novità di quest’anno sta nei punteggi dati ai progetti presentati. Uno in più per ogni punto percentuale di incasso devoluto al Comune, oltre al dieci per cento fissato». Se un privato decide quindi di cedere all’amministrazione il 15 per cento dei suoi guadagni della serata cinque punti percentuali in più del dovuto -, il suo progetto sarà già cinque punti avanti agli altri. Con un limite del 20 per cento e quindi di dieci punti bonus da guadagnare.
«La mia non è una crociata ideologica conclude Benincasa Ma siamo già a fine maggio. Se facessi domanda adesso per un concerto a luglio, dovrei aspettare la decisione della commissione a giugno. Nel frattempo gli artisti non aspettano di certo noi e quindi dovremmo ingaggiarli a prescindere. Ma se poi la commissione mi scarta?». Dubbi e difficoltà che Pompeo Benincasa riassume così: «Un approccio da dilettanti».
[Foto di Pompeo Benincasa]
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