Il pubblico ministero Lina Trovato ha avanzato, nel procedimento che si svolge con rito abbreviato, la richiesta al giudice per l'udienza preliminari Alessandro Ricciardolo. Imputati sono Giovanbattista Luigi Caruso e Giuseppe Sessa, dipendenti dell'università di Catania che avrebbero falsificato un totale di 20 esami a favore di due studenti, imputati a loro volta in un procedimento parallelo
Esami falsi a Medicina, arriva la richiesta della procura Sei anni di reclusione per i dipendenti Caruso e Sessa
La procura di Catania ha chiesto sei anni di reclusione per Giovanbattista Luigi Caruso, di 51 anni, e Giuseppe Sessa, di 50, impiegati dell’università di Catania. I due avrebbero fatto superare dicannove esami alla facoltà di Medicina dell’università di Catania a uno studente che si è laureato nel 2013 in cambio di 2mila e 500 euro. La richiesta è stata avanzata oggi, nell’udienza a porte chiuse, dal pubblico ministero Lina Trovato al giudice per l’udienza preliminare Alessandro Ricciardolo, davanti al quale il processo si celebra col rito abbreviato. La prossima udienza, con l’intervento della difesa e la possibile sentenza, si terrà il 21 gennaio del 2015.
I reati ipotizzati sono falso in atto pubblico, corruzione ed accesso abusivo al sistema informatico dell’università. Caruso è un addetto all’ufficio di segreteria della facoltà di Medicina, Sessa è un autista. Dall’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Patanè e dai sostituti Lina Trovato e Barbara Tiziana Laudani, è stata stralciata la posizione dello studente universitario il cui titolo di laurea è stato poi annullato e di un suo collega di corso che ha pagato 250 euro per superare un esame. I due hanno collaborato con l’autorità giudiziaria, ammettendo le loro colpe e ricostruendo le modalità dell’accaduto. Hanno chiesto accesso al patteggiamento e il procedimento corre parallelo a quello in cui sono imputati Caruso e Sessa. Le indagini hanno escluso il coinvolgimento di docenti.
Gli studenti si sarebbero rivolti a Sessa che faceva da intermediario con Caruso, che avrebbe provveduto ad accedere con la propria password nel centro elettronico dell’ateneo e avrebbe registrato gli esami in coincidenza con le varie sessioni. Nell’inchiesta l’università si è costituita parte civile.