Enna, il sindaco in consiglio. «Non mi dimetto» Esperienza civica a pezzi, pressioni dai partiti

Sei ore e 42 minuti di consiglio comunale a Enna. Ordine del giorno: «dibattito politico» o, usando le parole del primo cittadino, «la guerra di Troia». Un confronto fortemente voluto dal sindaco Maurizio Dipietro, venuto a conoscenza dai media locali che i suoi consiglieri si erano ridotti a tre e si richiedevano le sue dimissioni da parte di tutte le forze politiche in campo. «Ho scelto di chiedere io il dibattito perché credo che questa sia la sede in cui ogni valutazione politica va assunta. Io non sono uno sprovveduto. So bene che le guerre si fanno sempre per ragioni di soldi, poi si cercano delle ragioni nobili. L’onore di Elena o le corna di Menelao fu il pretesto che diede vita alla guerra di Troia?».

Il sindaco era stato eletto nel 2015, sconfiggendo l’ex senatore Vladimiro Crisafulli, grazie al sostegno di tre liste civiche: Patto per Enna, Amare Enna e Enna Rinasce, cui si aggiunse al ballottaggio L’altra città, convertitasi poi in Sicilia Futura. Ad aprile 2016 i primi malumori dovuti proprio alla presenza di Sicilia Futura nella coalizione. Poi, a giugno, le forti divergenze in seno al consiglio. Lo scorso 6 marzo una riunione di verifica della giunta, contrassegnata da duri dibattiti, si conclude con le dimissioni di due assessori di Enna Rinasce e la dichiarazione della fine dell’esperienza civica che aveva portato alla vittoria nel 2015 e per tutti, tranne che per l’ignaro Dipietro, della «conseguente chiusura della fase amministrativa».

Anche Amare Enna prende da subito le distanze dal sindaco. Il 10 Marzo, Pd, Sicilia Democratica e Ncd «preso atto dell’irreversibile fallimento dell’esperienza amministrativa», chiedono le dimissioni del primo cittadino. Alla richiesta di mollare si aggiunge pure Sicilia Futura, ma solo dopo l’approvazione del bilancio. Per arrivare alla richiesta di ritorno alle urne avanzata dal Movimento 5 stelle.

Le posizioni emerse nelle ultime settimane sono state ribadite ieri in consiglio comunale, sostenute da argomentazioni sul dissesto economico, ecologico e sociale della città, ad avviso dei consiglieri «sotto gli occhi di tutti». Il sindaco si è difeso affermando che la situazione in cui versa la città è frutto di venti anni di cattiva gestione e ha quindi spiegato la sua interpretazione alla turbolenta fase politica: «Nel 2015 si scelse di stare in un contenitore civico. Io sono ancora nudo, senza partito, ma non ci trovo niente di male che gli altri non lo siano, a cominciare dalla mia cara amica Rosalinda. Questo non vuol dire che non si può aprire un’altra fase in cui ognuno si mette i vestiti che vuole».

Il riferimento è a Rosalinda Campanile (Patto per Enna) la quale a ottobre del 2016 ha dichiarato di voler «aderire al nuovo Pd ennese», una volta che questo si fosse aperto a diverse anime. Ed è proprio Campanile che, in seduta di consiglio, difendendo il primo cittafino, ha parlato di «pressioni esercitate dagli uomini politici per arrestare il cambiamento, accelerate dalla fase congressuale del Pd» e ha continuato a sostenere Dipietro soprattutto sulla questione della chiusura dell’ A.T.O rifiuti, fallita con 160 milioni di debiti. «Chiusura – ha sottolineato – che ha turbato animi già turbati, ma noi lo sapevamo che più avremmo inciso su questo punto più breve sarebbe stata la nostra permanenza».

Al sindaco sono affidate le conclusioni: «La Campanile se ne vuole andare nel Pd? Pigliatevi chi volete per le regionali, le nazionali». E a Sicilia Futura si rivolge pretendendo chiarezza: «Non m’interessa degli impegni che avete, non mi riguardano. Serve la condivisione del programma, non ci sono le deleghe date a bilancio approvato, perché non hanno senso. Ho l’esigenza di capire come si vuole andare avanti. Il collante è il programma». Dopo la grande bufera e in attesa del cavallo di Troia, il sindaco non si dimette. 


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Oltre sei ore, durante le quali i vari gruppi hanno chiesto un passo indietro a Maurizio Dipietro, pur non avendo presentato ancora una mozione di sfiducia. «Io non sono uno sprovveduto - ha detto il primo cittadino -. So bene che le guerre si fanno sempre per ragioni di soldi, poi si cercano quelle nobili»

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