La Regione ha chiesto una proroga per conferire in una serie di impianti. Via libera concesso, tranne che per quello agrigentino di proprietà di Catanzaro, presidente di Confindustia sospeso dopo il coinvolgimento nel sistema Montante. E ora in assessorato si cerca disperatamente una soluzione
Emergenza Rifiuti, la discarica di Siculiana resta chiusa Dal ministero no alla proroga, rischio caos in 66 Comuni
La lettera è di quelle destinate a far discutere. Il ministero dell’Ambiente risponde alla richiesta dell’Assessorato all’Energia di un’ennesima proroga per il conferimento di rifiuti in una serie di discariche, da Ragusa a Caltanissetta, fino a Trapani. Ma dice no per quella di Siculiana che serve 66 Comuni delle province di Trapani, Agrigento e Caltanissetta.
A lanciare l’allarme, qualche giorno fa, era stato il Movimento 5 Stelle, che in una nota indirizzata alle redazioni metteva in allarme sul rischio che fosse compromesso il servizio di raccolta «per una massa di rifiuti pari a circa 500 tonnellate al giorno».
Adesso quello che sembrava un paventato rischio, è caos in assessorato. Perché nella lettera inviata da Roma si legge che, nonostante la Regione abbia chiesto «la reitera del provvedimento (di proroga, ndr) contingibile e urgente limitatamente alla discarica di Siculiana», sottolineando che «diversamente si determinerebbe l’interruzione delle attività di conferimento da parte di 66 Comuni con evidente rischio per l’ambiente e la salute umana di interi territori», il ministero risponde con un due di picche.
Nella missiva indirizzata all’assessore Alberto Pierobon e al dirigente generale Salvo Cocina, ecco che «emergono – si legge – alcuni elementi che necessitano di essere approfonditi, in mancanza dei quali, ad oggi, non risulta percorribile la reitera dell’ordinanza, non essendo chiaro quali siano le deroghe richieste e necessarie e se le stesse siano compatibili con la normativa europea di settore. Si rende dunque necessario avviare un’istruttoria con gli uffici competenti di questo Ministero, al fine di individuare una possibile soluzione».
Insomma, la discarica di Giuseppe Catanzaro – presidente autosospeso di Confindustria recentemente finito nella maxi inchiesta sul sistema Montante con l’accusa di finanziamento illecito a Rosario Crocetta – non potrà riaprire i battenti fino a quando non si sarà dotata di un impianto stabile di Tmb (il trattamento di biostabilizzazione meccanica dei rifiuti indifferenziati). Fino ad allora, ecco che a farne le spese saranno ancora una volta i Comuni – e dunque i cittadini – costretti a conferire i rifiuti in altre discariche. Quali? Proprio in queste ore in assessorato si lavora alla ricerca di una soluzione, passando di riunione in riunione, vagliando le cubature disponibili negli altri siti di conferimento, cercando di fare i conti anche coi tragitti che gli autocompattatori dovranno percorrere per conferire i rifiuti.
Così, mentre il governo cerca un piano per non lasciare 500 tonnellate di rifiuti al giorno in strada, ad attaccare è ancora una volta il Movimento 5 Stelle: «Il presidente Musumeci – incalza l’ex presidente della Commissione Ambiente all’Ars, Giampiero Trizzino – è il commissario delegato dallo Stato per l’emergenza dei rifiuti. Ad oggi ha dimostrato di non sapere adempiere alle prescrizioni stabilite dall’ordinanza ministeriale. Sulla base di ciò, ci domandiamo come possa adesso chiedere al ministro dell’Ambiente altro tempo. Le discariche che non si sono adeguate alla legge non devono più ricevere rifiuti. Mai più».