«A chi vogliamo lasciare la nostra città, i nostri quartieri, le nostre case, le nostre strade? A questa nuova peste che, sotto i nostri occhi, camuffata di normalità e di ineluttabilità, sta contagiando i nostri giovani?». Parole dure quelle dell’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che durante il Festino di Santa Rosalia ha riservato buona parte della sua omelia alla nuova peste del crack e delle droghe sintetiche, che negli ultimi mesi si stanno diffondendo a macchia d’olio a Palermo e non solo. Una piaga per cui lo stesso Lorefice si era mosso in prima persona, insieme ai membri dell’intergruppo parlamentare all’Assemblea regionale siciliana contro le dipendenze, per la realizzazione del famoso disegno di legge prodotto dal basso contro il crack e le altre droghe.
«Ai politici, agli amministratori della città e della Regione, al presidente dell’Assemblea regionale e al presidente della Regione, agli assessorati competenti (Istruzione, Sanità e Famiglia) alla Commissione bilancio chiediamo con forza e determinazione che si adoperino concretamente e celermente ad approvare il disegno di legge, nato dalla strada, da incontri fecondi di amore alla città, a Ballarò, per la prevenzione e il trattamento delle dipendenze patologiche – prosegue Lorefice – Disegno di legge che io stesso ho consegnato l’anno scorso a luglio, insieme alle diverse realtà civili, ecclesiali e universitarie che lo hanno stilato. È passato un anno e ancora nulla; è passato un anno e ancora nulla».
Ma qual è stata la risposta dei politici alla richiesta accorata del’arcivescovo? «Il disegno di legge non è stato dimenticato – rassicura a MeridioNews Giusy Savarino, componente dell’intergruppo in quota Fratelli d’Italia – Era comunque un disegno che andava rivisto, modificato, doveva passare da diverse commissioni e l’ha fatto. Poi c’è il nodo delle coperture: vanno infatti finanziati tutti i capitoli previsti singolarmente, poi dovrà passare un’ulteriore revisione e alla fine potrà arrivare in Aula. Non sarà una legge che risolverà il problema, anche se può dare una mano, ma è un disegno complesso, ci vogliono dei tempi tecnici».
Tempi tecnici confermati anche da Ismaele La Vardera (Sud chiama Nord), capogruppo dell’intergruppo, che però aggiunge: «Il disegno ha fatto il suo iter in commissione, poi è passato dai vari assessorati, dove si deve capire quanta copertura serve per ogni capitolo. Ed è stato proprio in commissione che si è perso più tempo. Al presidente Galvagno non manca certo l’autorità per chiedere che il disegno arrivi in Aula quanto prima possibile, un’autorità che ha sempre avuto».
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