Il tribunale amministrativo ha respinto il ricorso contro il risultato delle elezioni per il sindaco etneo presentato da Angelo Patanè, terzo dei non eletti al consiglio comunale nella lista Tutti per Catania che sosteneva Raffaele Stancanelli. Il Tar ha ritenuto inammissibile anche la parte in cui si chiedeva l'annullamento dell'elezione del consiglio comunale. Alla base della richiesta, l'interpretazione della normativa da parte dellufficio centrale elettorale che non avrebbe permesso ai due candidati di confrontarsi al secondo turno
Elezioni, respinto il ricorso contro Bianco Per il Tar anche il consiglio è legittimo
«È una boutade da fine settimana estivo». Così, poco più di un mese dopo le elezioni amministrative che hanno segnato l’elezione a sindaco di Enzo Bianco, il capo della sua segreteria politica Francesco Marano bollava la notizia di un ricorso al Tar contro il risultato elettorale. Oggi il Tar sembra dar ragione a Marano, respingendo il ricorso perché ritenuto infondato. Così come ha ritenuto inammissibile anche la parte in cui si chiedeva l’annullamento dell’elezione del Consiglio comunale.
Sette mesi dopo le elezioni si è celebrata l’udienza davanti al Tribunale amministrativo etneo e il promotore dell’azione legale, Angelo Patanè, terzo dei non eletti al Consiglio comunale nella lista Tutti per Catania che sosteneva Raffaele Stancanelli, ha presentato davanti ai giudici la tesi della sua azione che dunque è stata respinta.
Alla base del ricorso l’interpretazione della normativa da parte dellUfficio centrale elettorale che non avrebbe permesso ai due candidati – Bianco e Stancanelli – di confrontarsi al secondo turno. Calcolando i voti validi, ed escludendo le schede nulle e quelle bianche, «solo il 28 per cento di chi è andato a votare ha scelto Bianco – spiega il legale di Patanè, Giacomo Gargano – È un problema di rappresentatività». Secondo l’esponente di Tutti per Catania «non è possibile stabilire il quorum solo sulle schede nelle quali è stato espresso il voto per il sindaco». A causare il problema, sostiene, è stata la Regione: «Per una questione di risparmio ha stampato una sola scheda per sindaco e consiglieri». Molti cittadini, racconta Patanè, non avrebbero espresso la propria preferenza per il primo cittadino «perché pensavano che si sarebbe applicato il vecchio effetto trascinamento», ossia il collegamento tra il voto al candidato consigliere o alla lista e quello al sindaco, una condizione non più prevista dal regolamento elettorale. «Altri mi hanno raccontato di essersi confusi». Se agli elettori fossero state consegnate due schede, ragiona Angelo Patanè, a Bianco sarebbe stato assegnato il 28 per cento delle preferenze e quindi sarebbe stato necessario il ballottaggio. Invece l’ufficio elettorale si è attenuto all’interpretazione della norma che dal 2012 si segue in Sicilia che specifica come «le percentuali di voto ottenute dai candidati a sindaco devono essere calcolate sul totale dei voti validi raccolti dai soli candidati a sindaco». Una valutazione non condivisa da Patanè che dal canto suo si chiede: «Le schede nelle quali c’è solo la scelta dei consiglieri, dovrebbero essere nulle?».
No secondo i giudici, che hanno deciso di respingere la sua istanza. A confrontarsi in aula, oltre ad Angelo Patanè, sono stati anche i legali dell’amministrazione comunale, della commissione elettorale, dello stesso Bianco e di alcuni consiglieri eletti che hanno deciso di costituirsi. «Sicuramente – assicura il consigliere escluso – ci sarà un ricorso al Consiglio di giustizia amministrativa (il grado successivo al Tar, ndr)».