A tre giorni dal voto per lelezione della nuova assemblea regionale siciliana e del nuovo presidente del governo regionale proviamo a fare unipotesi sull'esito delle votazioni di domenica prossima 28 ottobre. Quali liste supereranno lo sbarramento alla rappresentanza e quali ne verranno escluse.
Elezioni regionali: una previsione su morti & feriti
A tre giorni dal voto per lelezione della nuova Assemblea regionale siciliana e del nuovo presidente del governo regionale proviamo a fare unipotesi sull’esito delle votazioni di domenica prossima 28 ottobre. Quali liste supereranno lo sbarramento alla rappresentanza e quali ne verranno escluse.
Va premesso, però, che su 4 milioni 600 mila elettori residenti in Sicilia, secondo l’indagine dell’istituto demoscopico Demopolis, il 44 per cento degli elettori – cioè circa 2 milioni – non andranno a votare. I restanti 2 milioni 600 mila si dovranno misurare con 19 liste a sostegno di 11 candidati alla presidenza della Regione. Già questi numeri sono sufficienti ad indicare la dispersione del voto popolare. (a sinistra, i loghi delle liste, foto tratta da youfeed.it)
Vero è che all’incirca 9 di queste liste non supereranno la soglia di sbarramento del 5 per cento per avere diritto alla rappresentanza nell’Ars, ma è altrettanto vero che tutte queste nel complesso assorbiranno almeno il 10-12 per cento dell’elettorato. Quindi alla già alta percentuale di astensione (44%) si sommerà un altro 10-12 per cento di voto disperso, cioè sprecato.
Le liste che, con tutta probabilità, non non supereranno il quorum dei 125-130 mila voti (tanti ne occorrono per superare il 5 per cento) sono quelle di Futuro e Libertà per l’Italia e di Piazza pulita a sostegno del candidato alla presidenza Gianfranco Miccichè; quella del Partito Comunista dei Lavoratori a sostegno di Di Leo; quella di Crocetta presidente; Obiettivo Sicilia a sostegno di Lucia Pinzone; la lista Sturzo e quella della Rivoluzione siciliana di Cateno De Luca, nonché quella dei Forconi a sostegno di Mariano Ferro, Alleanza di centro e, forse, resterà fuori dalla nuova Assemblea regionale siciliana anche la lista di Musumeci presidente.
Riusciranno a superare di poco la soglia di esclusione cinque liste: Italia dei Valori, la lista Fava, i Siciliani del Movimento per l’Autonomia, l’Unione di Centro e il Cantiere popolare.
La parte del leone – si fa per dire – la faranno le restanti quattro liste: Movimento 5 Stelle, Grande Sud, Partito Democratico e il Popolo della Libertà, quest’ultima ammesso che non scompaia all’annuncio del ritiro di Silvio Berlusconi dalla scena politica, nonostante la presenza in Sicilia di due suoi maggiori proconsoli, il senatore Renato Schifani, presidente del Senato e l’onorevole Angelino Alfano, addirittura segretario del partito.
Per grandi linee la ripartizione dei voti dovrebbe far risultare i seguenti indici: tra il 28 e il 30 per cento il voto si orienterà verso le cinque liste che supereranno lo sbarramento con percentuali variabili tra il 5 ed il 7 per cento medio ciascuna. Il restante 60 per cento sarà ripartito tra le quattro liste maggiori con una media per ognuno intorno al 15 per cento, punto più punto meno. (a destra, foto tratta da ilmoderatore.it)
Quali considerazioni politiche trarre da questa panoramica, chiamiamola, ‘ipotetica’? La prossima legislatura sarà caratterizzata, a dispetto della legge elettorale concepita per blindare la governabilità ad ogni costo, da un presidente della Regione eletto con un voto non superiore al 30 per cento e da maggioranze parlamentari tutte da inventare. Queste si formeranno sulla scorta di convenienze di potere. Nient’altro di politico.
Infatti, la campagna elettorale non ha offerto spunti di un qualche interesse progettuale: nessun partito ha messo in campo proposte, tematiche, obiettivi o quant’altro potesse significare un progetto di legislatura, una qualche via d’uscita dalla endemica crisi da sottosviluppo, una qualche visione di futuro.
Abbiamo seguito con attenzione le cronache elettorali e non abbiamo trovato occasione di segnare qualche indicazione di obiettivi concreti che potessero attrarre l’interesse popolare verso la prossima legislatura. Tranne il dibattito stratosferico su Autonomia Speciale sì o no.
L’unica iniziativa con un minimo di indicazione programmatica è stata quella su Ricerca, innovazione e sviluppo promossa dal candidato Saverio Cipriano di Sinistra Ecologia e Libertà con l’apporto competente del divulgatore scientifico ed ex astronauta, Umberto Guidoni, conclusasi con l’impegno di promuovere nella prossima legislatura regionale una moderna legge sul diritto allo studio.
Per il resto, la campagna elettorale l’hanno fatta i singoli candidati mediante incontri privati nelle case di amici ovvero, per chi se lo può permettere, promuovendo feste elettorali e cene riservate.
Chi volete che interessi una campagna elettorale siffatta?