Elezioni regionali, l’analisi dei politologi «Crocetta? Durerà il tempo utile al vitalizio»

Affluenza al 47,44 per cento e quindi astensionismo al 53 per cento. È questo il dato più rilevante della tornata elettorale per la scelta del governatore siciliano e i 90 deputati dell’Ars che si è appena conclusa. Rosario Crocetta, candidato del Pd e dell’Udc, è il nuovo presidente eletto con il 30,48 per cento delle preferenze. Poche per poter ottenere una maggioranza assoluta dei seggi nel parlamento siciliano tanto che secondo il docente a Scienze politiche di Catania, Orazio Lanza, «la bassa legittimazione e la maggioranza disomogenea creeranno non pochi problemi alla governabilità». Notevole anche il risultato ottenuto dal Movimento cinque stelle e la caduta del Pdl, sceso da primo a terzo partito nell’isola con il 12 per cento delle preferenze.

I dati dell’affluenza alle urne sono paragonabili a quelli delle elezioni americane dove però il certificato elettorale non arriva a tutti a casa come in Italia. «Ha votato metà dell’elettorato e quindi le percentuali vanno dimezzate per capirne bene l’entità. L‘astensionismo che rappresenta il declino della partecipazione politica tradizionale per il senso di inefficacia e frustrazione dato alla gente, è l’evento di grande importanza», afferma il ricercatore Gianni Piazza, anche lui dell’ex facoltà di Scienze politiche di Catania. Il ricercatore ipotizza anche un calo nella prassi del voto di scambio. «Non perché magari non ce ne fossero state le intenzioni, ma perché è rimasto poco da scambiare – dice – Le promesse di un lavoro non sono più credibili».

Bassa l’adesione elettorale, dunque, ma pur sempre valida come volontà di tutti i siciliani. «La democrazia funziona così» afferma il professore Lanza, che non nasconde il suo pessimismo in merito alla tenuta del governo a lungo termine. «Crocetta non ha alle spalle un apparato politico stabile, magari la maggioranza terrà per un tempo utile a maturare i vitalizi» dice. Quanto a fatti concreti, quelli tanto annunciati e definiti rivoluzionari da Crocetta, il professore pensa alla possibilità di una duplice andatura in base all’importanza dei documenti da votare. «Potrebbe aprirsi una grande stagione di diritti civili che sono totalmente sconosciuti in Sicilia, – afferma – ma in casi come l’approvazione del bilancio o il taglio alle spese importanti come sanità o appalti di vario tipo dovrà fare i conti con la clientele e i privilegi imperniate sul consenso dei partiti che lo appoggiano. Non la prenderanno bene», afferma Orazio Lanza.

Seppure senza maggioranza assoluta, comunque, Rosario Crocetta non farà accordi organici con nessuno sia secondo Lanza che secondo Piazza. Cercherà piuttosto gli accordi in base ai provvedimenti, una volta con uno e una volta con un altro gruppo politico, secondo i due politologi.

A chi canta vittoria per la sinistra vincente al parlamento siciliano sia Piazza che Lanza placano gli animi. Il moderatismo sembra essere l’unico vero vincitore. «Il Pd è un partito moderato, la vera sinistra ha preso una sonora sconfitta» dichiara Piazza. «Certo, – riflette – non ha mai avuto un grande bacino, ma la marcia indietro di Claudio Fava ha di certo influito sul voto. Ne hanno pagato in credibilità» dice. Secondo Lanza «con Crocetta hanno vinto i centristi, non la sinistra» e un po’ «anche Gianfranco Miccichè e Raffaele Lombardo perché nessuno voleva Nello Musumeci presidente della Regione, avrebbe avuto troppa influenza» afferma.

E il Pdl che ha appoggiato il candidato Musumeci, esponente del partito de La Destra, è quello che ha ricevuto la batosta più sonora. Da primo partito in Sicilia, il bacino di voti sicuri di Silvio Brlusconi che nell’isola veniva a fare veri e propri bagni di folla, è diventata la terza forza politica. Solo a Catania è rimasta in testa con il 17.08 per cento subito seguita dal Movimento cinque stelle. Ma seppure la democrazia rappresentativa non sia mai stata in crisi come adesso, per Gianni Piazza «la Sicilia rimane un sistema di feudi in cui alcuni sono più in crisi di altri». E uno di questi è pur sempre dello schieramento di destra «che al di là dei grillini, nell’insieme resta lo schieramento più votato» analizza Orazio Lanza per il quale questo schieramento ha usato le elezioni siciliane come banco di prova: «Sono state una sorta di primarie» dice.

Il calderone politico siciliano è sempre stato considerato come il terreno di prova per le elezioni nazionali, ma se per Lanza l’accordo tra Udc e Pd potrebbe essere ripetuto per una possibile vittoria alle politiche di aprile, per Piazza «non è detto». Di certo l’isola detta la linea alla nazione per l’astensionismo. Ma la vera sorpresa delle elezioni appena concluse è il Movimento cinque stelle. «Una ventata di novità che costringe gli altri a misurarsi» secondo Lanza, «un elemento di rottura, percepito da molti come l’unica possibilità di cambiamento da molti, anche se mi pare che le ideee di base siano abbastanza simili a quelle dei movimenti della sinistra» secondo Piazza.

Lanza e Piazza gli riconoscono la capacità di aver saputo incanalare la protesta dei siciliani contro i partiti, ma entrambi sono un po’ diffidenti sulla reale possibilità di azione di questi quindici deputati eletti. La preoccupazione principale riguarda l’esperienza che non hanno. «La politica non si improvvisa» dice Lanza, «ma speriamo che possano portare idee nuove».

 


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