Elezioni/ Pd e Megafono, dopo il voto le rese dei conti

Per due giorni, oggi è domani, gli occhi degli osservatori politici siciliani saranno puntati sulle elezioni amministrative. Al voto vanno 142 Comuni con ben quattro capoluoghi di provincia: Catania, Messina, Siracusa e Ragusa. Di fatto, è un test politico. Ma non sarà solo una sfida tra centrodestra e centrosinistra. Perché, in mezzo, ci sono i grillini.

Attaccati da tutti i poteri forti del nostro Paese dove la sinistra ombra del gruppo di Bilderberg ‘risplende’ da Palazzo Chigi in giù, per molti commentatori sembra che il problema principale sia rappresentato non dalla gente senza lavoro che si suicida, ma dal Movimento 5 Stelle. In questo atteggiamento servile verso le Massonerie finanziarie europee che gestiscono in modo fallimentare l’Europa sempre meno unita e sempre più povera, il nostro scombiccherato Paese dimostra, ogni giorno che passa, di somigliare tanto al luogo dove potrebbe essere ambientato un libro scritto da Ignazio Silone: “La scuola dei dittatori”.

Oggi, Mister Doppio-v, che nel 1939 si interrogava sulle origini delle dittature e dell’autoritarismo, sarebbe sicuramente attratto dalla solita Germania e, naturalmente, dalla Bce e dagli economisti di grido che, come ha scritto bene il nostro Alessandro Mauceri, hanno sbagliato tutti i conti sull’austerità, sulla Grecia e anche su Cipro, ma troverebbe interessante anche l’Italia dove, come ai tempi del Duce, invece di osservare la luna si persegue chi la indica con il dito di chi la indica…

Detto questo, il dato che salta agli occhi è che i parlamentari grillini di Sala d’Ercole sono la vera novità positiva della politica siciliana. Lo sono dentro il Parlamento siciliano e anche fuori. All’Ars sono tra i pochi a proporre iniziative di buon senso, in alternativa a un Governo – quello di Rosario Crocetta – che ha deluso quasi tutte le aspettative e che oggi si trova contro non soltanto gli alleati (Pd e Udc), ma – e questo è il vero dato politico – quasi tutta la società siciliana, dai sindacati agli imprenditori, dalle famiglie ai cittadini comuni.

Un Governo, quello di Crocetta, che avendo accumulato fallimenti e delusioni, a qualche giorno dal voto ha rispolverato, di fatto, come ha opportunamente sottolineato il parlamentare nazionale del Pd, Davide Faraone, i cosiddetti Cantieri-scuola. Solo un promessa, s’intende: una delle tante promesse di un Governo che sembra specializzato negli annunci, piuttosto che nel fare. Ma un annuncio che ricaccia la Sicilia negli anni della peggiore Dc, del clientelismo ‘scientifico’ da Sud d’Italia sottosviluppato culturalmente e, quindi, economicamente. Con i Comuni che aprono i cantieri per un mese, tanto per dare lavoro, qualunque esso sia, alla massa di diseredati. Lavoro senza futuro, però: lavoro da Cantieri-scuola, per l’appunto.

Rispetto a questo Governo, il Movimento 5 Stelle giganteggia. Nelle proposte politiche avanzate a Sala d’Ercole. E nei rapporti con la società siciliana. Unico caso di politica che difende le vere imprese: non quelle che non vogliono pagare i canoni per gli affitti fino ad oggi irrisori dei tratti di costa (a difendere questi pensa il centrodestra): ma le imprese che annaspano tra mille problemi e quelle che, nonostante tutto, stanno per nascere.

Importante, anche, la difesa, da parte del Movimento 5 Stelle, dei Movimenti e dei tanti liberi cittadini che contestano il Muos di Niscemi, l’elettrodotto che Terna sta realizzando nella Valle del Mela, le cinque raffinerie dislocate nell’Isola, la decina di zone dove si cercano e si coltivano gli idrocarburi e, in generale, tutti i luoghi dove imperversa la chimica ‘pesante’. Tutte testimonianze di scelte politiche ed economiche sbagliate – il petrolio nel mare di Gela lo testimonia – che centrodestra e centrosinistra difendono ormai anche contro la logica.

Secondo noi, i poteri forti – che in Sicilia si identificano con la mafia, oggi combattuta solo dalla magistratura e sempre più protetta e sempre più in simbiosi con la politica tradizionale della Sicilia e, in generale, dell’Italia e dell’Unione Europea – non riusciranno a intaccare il vento di novità introdotto nella nostra Isola dal Movimento 5 Stelle.

Emblematico quanto sta succedendo a Pantelleria, un’isola da sempre controllata dalla vecchia politica. Ma dove, per la prima volta dall’avvento della Repubblica italiana ad oggi, persone normali – uomini, donne e giovani – si sono avvicinati al Movimento 5 Stelle e sono entrati con estrema semplicità nel cuore e nella mente di 4 mila e 400 elettori circa di quest’isola alla quale la politica tradizionale ha tolto quasi tutto: dall’agricoltura in crisi alla stessa sanità pubblica (solo dopo un mese di durissime proteste il Governo siciliano è stato costretto, di malavoglia, ad avviare la riapertura del Punto nascita).

Un secondo dato politico di questa campagna elettorale è rappresentato dalla rinascita di un centrodestra siciliano unito. Come spesso ci capita di scrivere, con Raffaele Lombardo e Gianfranco Miccichè indeboliti, se non scomparsi, questo schieramento politico – erede della tradizione moderata che ha governato la Sicilia, ininterrottamente, dal 1947 al 2008 – diventa temibilissimo. Ha vinto le recenti elezioni politiche. Dimostrando, anche con l’uscita di scena di Totò Cuffaro, di essere in grado di riprendersi la Sicilia.

Con molta probabilità, nell’ottobre dello scorso anno, senza le defezioni di Lombardo e Miccichè – e senza il ‘pezzo’ di Pdl catanese che ha votato per Rosario Crocetta – il centrodestra avrebbe stravinto anche le elezioni regionali.

Oggi, dicevamo, il centrodestra siciliano sembra in rimonta. Aiutato da un Governo regionale scadente e clientelare e da un centrosinistra diviso.

Il terzo dato politico che salta agli occhi è rappresentato, infatti, dai conflitti e dalle divisioni, profonde, interne al centrosinistra. Dove, dopo il voto, con molta probabilità, andranno in scena le rese dei conti. Rese dei conti tra Pd siciliano e Megafono (il Movimento del presidente della Regione, Crocetta) e rese dei conti all’interno del Pd siciliano e all’interno del Megafono.

Basta dare un’occhiata alle liste per rendersi conto che, in tantissime realtà, Pd e Megafono sono alternativi. Ciò condurrà, inevitabilmente, queste due forze politiche a un reciproco indebolimento. Un destino strano, stando almeno a quanto dichiarato dal governatore Crocetta, che considera il Pd il suo Partito. Se è il suo Partito perché in tanti Comuni è alternativo allo stesso Pd?

Oltre alle divisioni tra Pd e Megafono ci sono anche le divisioni interne ad ognuno dei due schieramenti politici. E se nel Pd siciliano, alla fine, è solo una lotta di potere, nel Megafono lo scenario è diverso, visto che, in questo Movimento, come ci è capitato spesso di scrivere negli ultimi tempi, si ritrovano tante donne e tanti uomini che pensavano di costruire un soggetto politico autonomo e che, invece, stando alle declamazioni dello stesso Crocetta, si ritrovano ad essere una ‘costola’ del Pd siciliano, Partito del quale non condividono nulla.

Anche nel Megafono, insomma, dopo il passaggio elettorale, saranno inevitabili i chiarimenti politici.


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