Il 38enne, attivista della prima ora e meet up organizer, propone ai suoi avversari la riduzione del 50 per cento dell'indennità di funzione. E un aumento dei vigili urbani per rafforzare il controllo del territorio. «Le nostre richieste protocollate mai ascoltate dall'amministrazione uscente», lamenta
Elezioni Gravina, chi è Stefano Longhitano del M5s Investigatore privato che vuole resettare il Comune
Un mestiere affascinante – l’investigazione e la sicurezza privata – e un impegno della prima ora nel Movimento 5 stelle di Gravina, di cui è meet up organizer. Stefano Longhitano ha 38 anni. Sposato, padre di due bambine, l’imprenditore è per la seconda volta il candidato pentastellato nella corsa alla carica di primo cittadino. Per prendere il posto dell’uscente Domenico Rapisarda, però, dovrà superare la concorrenza di Santi Porto, del centrosinistra, e di Massimiliano Giammusso, del centrodestra. I 5 stelle gravinesi scontano cinque anni senza alcuna rappresentanza consiliare. Una situazione in cui farsi sentire da un’amministrazione avversaria diventa ancora più difficile, se non impossibile. Hanno provato, tuttavia, a farsi sentire dai cittadini, organizzando iniziative, sottoponendo loro dei questionari («oltre 5mila», dice Longhitano), strutturando il meet up di via Marconi. «Per prima cosa – esordisce – ho lanciato una sfida pubblica agli altri candidati sindaco: quella di tagliarsi l’indennità del 50 per cento. Io lo farò di sicuro».
In che condizioni trovereste il Comune di Gravina, a suo parere, se riusciste a vincere? Cosa pensa dell’amministrazione uscente guidata da Rapisarda?
«Un Comune in completo stato di abbandono, che va resettato, rivisto sotto tutti gli aspetti: sul piano sociale, sul piano della pulizia e rifiuti, ma anche in riferimento alle infrastrutture e agli impianti sportivi. Una macchina comunale da rivisitare in tutta la sua interezza. L’amministrazione Rapisarda è stata sorda verso i cittadini. Noi abbiamo protocollato quasi 50 richieste: a partire dal wi-fi gratuito, passando dal debito di debito etico sociale di cittadinanza, per arrivare alla vigilanza sulle discariche che si formano in alcune località come Fasano e San Paolo. Ma sono state sempre ignorate».
Lei dipinge un quadro a tinte fosche. Come si fa a intervenire, allora? Quali sarebbero le vostre prime misure per risollevare un Comune che definisce in stato di abbandono?
«Per prima cosa affrontare il nodo dei rifiuti (in città la differenziata è ferma al 26 per cento, ndr). Poi lavoreremo a un aumento dell’organico di polizia municipale per la sorveglianza e la protezione del territorio. Inoltre istituiremo uno sportello Asp all’interno del Comune per favorire i cittadini in procedure come, per esempio, la sostituzione del medico curante e le vaccinazioni».
Qual è oggi lo stato di salute del Movimento a Gravina?
«Non abbiamo consiglieri comunali uscenti. Speriamo di poter ottenere in questa tornata elettorale – se non il sindaco – quantomeno qualche consigliere. Il movimento è presente da anni in città. Io sono attivista dal 2011. Non abbiamo mai fatto un passo indietro. Prima della mia adesione ai 5 stelle non ho avuto altre esperienze politiche».
Un altro tema molto importante – che al giorno d’oggi va considerato per lo meno in un ambito metropolitano – è quello della mobilità. Come giudica il trasporto pubblico interno a Gravina, oltre che quello da e verso la città?
«Noi vogliamo creare una rete di trasporti che dia la possibilità di potersi spostare sulle zone limitrofe, in particolare Catania. C’è un problema che dobbiamo risolvere: l’Amt non passa più dal centro gravinese, ma percorre un giro esterno, abbraccia via Coviello e San Giovanni Galermo ma bypassa il centro. Noi proponiamo di creare subito un tavolo tecnico con i soggetti preposti per chiedere quali siano i motivi ostativi. C’era anche un progetto per lanciare questo collegamento, ma non si riesce a capire perché non sia stato seguito. Come dicevamo, un’amministrazione sorda. Perché non creare tavoli per coinvolgere la cittadinanza. Ci sono dei professionisti, persone con competenze tecniche: ascoltiamoli. Qui invece non si è fatto nemmeno il bilancio partecipato».