Elezioni del Rettore: non sprechiamo questa occasione

Una questione di metodo: è questo il messaggio che il prof. Pioletti lancia con la sua candidatura alle prossime elezioni per designare il nuovo Rettore dell’Università di Catania.
“Ogni candidatura deve nascere e vivere attraverso un confronto che sia il più approfondito ed esteso possibile – dice Pioletti – e nell’attuale situazione dell’Università in Italia e dell’Ateneo catanese, non si deve sprecare l’occasione dell’elezione del nuovo Rettore riducendola ad una semplice conta di voti. Ma bisogna trasformarla nell’occasione per affrontare i problemi che ci sono, e sono tanti. In vista della stesura del programma finale, che presenterò al momento in cui verranno ufficialmente indette le elezioni – continua – gli incontri che sto facendo con i vari dipartimenti servono anche a raccogliere le opinioni, le esigenze, le indicazioni e le proposte che vengono dai colleghi, dal personale e dagli studenti”.

I problemi della formazione e della ricerca sono temi trattati anche dal professore Recca, che è al momento l’unico altro candidato al rettorato…
Ogni candidato alla carica di rettore non può non inserire delle proposte che riguardino la didattica e la ricerca. Bisogna vedere come ne parla e che visione se ne ha…

E la sua “ricetta” in cosa consiste? Qual è il suo programma dei “primi cento giorni”?
Nei primi cento giorni, per così dire, punto a tre obiettivi.
Per quanto riguarda la didattica, occorre fare immediatamente un bilancio dell’entrata in vigore della nuova riforma. Si tratta di una questione importantissima. Finora nel nostro Ateneo non si è fatto nessuna verifica generale di come sono stati applicati i nuovi ordinamenti. A suo tempo ho criticato il fatto che la commissione didattica paritetica  d’Ateneo (paritetica perché composta da studenti e docenti) è stata svuotata delle sue funzioni. Allora la prima cosa, da realizzare immediatamente, è una ben preparata conferenza d’ateneo sulla didattica, con l’obiettivo di effettuare, in modo condiviso e ferma restando l’autonomia delle singole Facoltà, una razionalizzare dell’offerta formativa. Si tratta di affermare una logica completamente nuova sui piani di studio, che porti ad abbassare di molto il numero di esami ed eviti la polverizzazione delle discipline.
Per la ricerca, procederei immediatamente a stipulare accordi-quadro, proponendo di costituire una consulta per la ricerca e l’innovazione di cui facciano parte i rappresentanti dei dipartimenti, i centri di ricerca, la Regione, gli enti locali e, ovviamente, il mondo imprenditoriale.
Infine il terzo punto è quello che mi sta più a cuore: l’internazionalizzazione. Su questo fronte il nostro Ateneo è indietro. Quindi dovremo potenziare moltissimo la rete di relazioni internazionali e gli scambi di docenti e studenti a tutti i livelli.

Tornando alla riforma, cosa pensa del percorso a “Y”, accettato da alcuni e che non ha invece convinto altri?
Il quadro normativo è confuso. Nella 270 il percorso a “Y” è enunciato senza particolari precisazioni, lasciando libere le Facoltà di scegliere se prevedere un percorso di 3 anni + 2, com’è quello attuale, oppure se far prevalere la visione di piani di studio pensati per i 5 anni. Su questo è fondamentale avere un rapporto serio con il mercato del lavoro. Perciò gli accordi-quadro con gli enti locali e le parti sociali sono di fondamentale importanza. La scelta da compiere dipende da area ad area. Soprattutto per i percorsi umanistici, come i fatti dimostrano, bisogna ragionare sui 5 anni: un anno cerniera fra scuola e Università e poi percorsi formativi come quelli che conosciamo. I corsi di laurea triennale devono essere effettivamente professionalizzanti, non possono essere lasciati all’improvvisazione e alla genericità.

Ha parlato di ottimizzare e razionalizzare l’offerta formativa. Si riferisce anche all’accorpamento dei corsi di laurea “simili”?
Ritengo che a Catania non si sia battuta, con la dovuta determinazione, la via di corsi di laurea interfacoltà. Il che significa innanzitutto risparmiare, in quanto l’accreditamento dei corsi avviene più facilmente. Fare un buon corso di laurea interfacoltà in comunicazione, ad esempio, con percorsi che valorizzino le specificità dei diversi assi formativi,  consentirebbe una migliore qualificazione e anche un risparmio economico. E mi riferisco sia alle triennali che alle specialistiche.

Ritiene che la sua candidatura goda di un sostegno sufficientemente ampio?
Sto facendo molte riunioni”alla luce del sole”, incontrando i vari dipartimenti, e ho riscontrato un primo risultato positivo: si ricomincia a discutere. Il metodo che sta alla base della mia candidatura mi pare molto ben accetto. Inoltre mi è sembrato di cogliere un forte apprezzamento nel merito delle mie analisi e delle mie proposte da parte di  parecchi colleghi nei diversi settori. Poi l’esito di tutto ciò in termini numerici, com’è ovvio, è affidato alla libera scelta di ognuno. Io desidero dare, prima di tutto, un contributo sui contenuti. Per questo ribadisco che l’elezione del nuovo rettore è un’occasione che non va sprecata. L’università di Catania non può permettersi che prevalgano logiche prettamente elettoralistiche. C’è stata in questi anni un’eccessiva frammentazione di interessi particolari e un’eccessiva politicizzazione, in chiave partitica. Dobbiamo,  innanzi tutto, riaffermare l’autonomia del nostro Ateneo ed è indispensabile uno scatto di orgoglio che riporti la cultura al posto di comando e che restituisca piena dignità alle cariche accademiche. Io sto provando a dare un modestissimo contributo in tal senso, e vi dirò che sto svolgendo questo lavoro con piacere e serenità.


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