Elezioni Aci Castello, il travaso a sinistra della Lega «Sintesi democristiana» nella città del trasformismo

La Lega contro se stessa. Alle Amministrative di Aci Castello – il Comune del Catanese più grande, fra quelli al voto il 28 aprile – accadrà che buona parte dei vertici provinciali del partito faranno votare per un simbolo diverso da quello con il nome del leader Matteo Salvini. Una roba che più «democristiana» non si può. Lo ammette a MeridioNews lo stesso Piero Lipera che, per il Carroccio etneo, è responsabile delle campagne elettorali su mandato di Anastasio Carràcoordinatore provinciale Enti locali per nomina del sottosegretario-commissario del partito Stefano Candiani. Lo stesso Lipera ha fatto da mittente al comunicato che ufficializzava la nascita della lista Popolari per Aci Castello. Nome che, dall’ottica leghista ortodossa, è tutto un programma. 

Il contenitore accoglierà i protagonisti, e non solo, della nascita del gruppo consiliare della Lega, evento a novembre benedetto dal candidato in pectore per le Europee Fabio Cantarella. Si va dal consigliere Santo Grasso al referente locale Angelo Murabito fino a due consiglieri da poco licenziati da Fratelli d’Italia, Francesco Scuderi e Marco Calì. Tutti insieme a convinto supporto del candidato sindaco e presidente del consiglio uscente Carmelo Scandurra, legato al deputato Ars del Pd Luca Sammartino. «A me risulta che lui non abbia fatto alcuna riunione per Scandurra – dice il leghista-popolare Lipera – e comunque l’imbarazzo lo giustificherei solo se ci trovassimo davanti a un campione elettorale significativo». Si tratterebbe insomma di una vicenda locale o poco più, che nasce e muore ad Aci Castello. Vallo a spiegare però a chi vede i leghisti mescolarsi a qualcosa di sinistra, ritraendosi «nauseato». È il caso di Mario La Spina, presidente siciliano dei Cad (Centri ascolto disagio). «Uomo di destra da sempre e delegato regionale Lega per le Politiche sociali», la cui figlia si era detta pronta a spendersi per un posto in Consiglio. «Poi però mi ha detto che preferiva starsene a casa, anziché andare con la sinistra», dice il salviniano – il cui malcontento è stato condensato in una lettera per Candiani – deluso dal tourbillon trasformista di Aci Castello.

Del resto, andare a distinguere destra e sinistra, nella città da dieci anni governata da Filippo Drago, è compito a dir poco arduo per chiunque. Il candidato in orbita dem Scandurra, sostenuto da oltre dieci consiglieri comunali uscenti, ha un passato in Alleanza Nazionale, così come tanti pezzi grossi della sua coalizione civica provengono dal vecchio centrodestra. Gli assessori revocati da Drago, perché passati con il presidente del consiglio, fino a ieri erano in FI o in area centrista. E la sfidante, la vicesindaca uscente Ezia Carbone – pupilla di Drago che ha messo d’accordo Salvo Pogliese e tutti i big provinciali del centrodestra – nel 2014 prese oltre 400 voti nella lista di Ncd. «Il partito di Alfano alleato della sinistra», ricordano ogni volta che possono i suoi rivali del centrosinistra o presunto tale. Terzo attore del match elettorale è l’aspirante sindaco grillino Antonio Bonaccorso. Carbone, oltre ai simboli di FI, Fratelli d’Italia, Udc e lombardiani, avrà dalla sua pure quello della Lega. Fabio Cantarella ha assicurato agli alleatial cui fianco siede in giunta a Catania, l’effige salviniana. Il Carroccio sarà però svuotato degli uomini di Carrà e Lipera – appunto diventati il nerbo dei Popolari di Scandurra – e si troverà nel paradosso di supportare la candidata sindaca che incarna la continuità con quel Drago clamorosamente cacciato dalle fila salviniane soltanto qualche mese fa

«La Lega avrà una sua percentuale e se ne prenderà atto, ma ribadisco lo faremo in assoluta tranquillità». Lipera fa spallucce del suo partito e ricorda che le spaccature sono un affare di tutti. «Il fatto che diverse parti del centrodestra siano andate con Scandurra, un candidato civico – prosegue – dovrebbe far riflettere sulla bontà della scelta di Carbone». L’accordo nella coalizione con i simboli non avrebbe tenuto conto delle varie sensibilità castellesi. «Tutta una questione di poltrone, Scandurra le ha promesse a tutti», sussurrano dall’altro fronte. «Forse le trattative – rilancia Lipera – sono state condotte con imperizia, la base locale le ha vissute quasi come una prepotenza e si è arrivati a una sintesi democristiana». Chissà che ne direbbe Salvini. 


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