Electroma, il film sul Muos nella Sicilia del 2021 Regista: «Molti consensi, cerchiamo finanziatori»

Cosa succederebbe se il Muos di Niscemi venisse attivato? Prova a immaginarlo Electroma, un progetto di guerrilla filmmaking, interamente girato in Italia in lingua inglese con i sottotitoli in italiano. Lo scenario cupo è quello della Sicilia del 2021. Un futuro distopico che parte da un fatto reale, l‘innalzamento delle parabole a gennaio 2014, nonostante l’opposizione del movimento No Muos. Nel trailer diffuso sul web il protagonista è John, giornalista inglese che viene raggiunto da una telefonata. C’è un’inchiesta da terminare e l’uomo parte per l’isola. Electroma, una semplice parola che scatena il pandemonio: una sindrome misteriosa, causata dalle onde elettromagnetiche diffuse con il sistema di telecomunicazioni satellitare acceso.

Il soggetto del film, insomma, amalgama elementi immaginari e preoccupazioni reali da parte della popolazione. L’idea è del regista trapanese Francesco Siro Brigiano, col trailer che è stato realizzato grazie alla collaborazione artistica e logistica di Piano 9, una realtà professionale siciliana che si occupa di immagine e comunicazione a 360 gradi. 

Come si può notare dalle scene finora girate, il guerrilla cinema si riferisce ad una forma di cinema indipendente caratterizzato da basso budget, con il personale necessario per operare e oggetti di scena semplici utilizzando tutto ciò che è disponibile. Spesso le scene sono girate rapidamente in luoghi reali, senza alcun preavviso, e senza ottenere permessi di ripresa. Il film è stato girato in inglese con l’ausilio di attori londinesi appositamente selezionati, ed è un omaggio al cinema degli anni ‘80 americano. Ispirato in modo particolare alle opere di John Carpenter, uno dei maestri del cinema di genere americano e in particolare horror e fantascienza.

Fino a questo momento il trailer di Electroma ha partecipato a diversi festival internazionali, arrivando in semifinale al Los Angeles Cine Fest e partecipando al Festival dell’Indiana all’Università del Cinema. Ed è proprio mirando alla diffusione del tema che si deve la scelta di girare il film in lingua inglese e con attori londinesi. «Non abbiamo molta fiducia nei media italiani – dice il regista Francesco Siro Brigiano -. Sul Muos non c’è molta informazione, non si dà il giusto peso. In ogni caso il nostro non è un film di denuncia o un documentario, e stiamo già raccogliendo molti consensi». 

Da lunedì la produzione cercherà di capitalizzare questo consenso, attraverso una campagna di crowdfunding. Finora infatti i mezzi tecnici ed economici impiegati sono stati i propri. Sono necessari 20mila euro per completare una produzione cinematografica a cui lavoreranno trenta persone tra il reparto autori, la troupe, il reparto tecnico e artistico. 

Non solo di Muos tratta comunque il film, sempre in chiave sci-fi. Intrecciato all’impianto militare c’è poi il fenomeno delle migrazioni. Un collegamento, all’insegna della militarizzazione del territorio, che fino a questo momento era stato affrontato esclusivamente dagli attivisti No Muos. «Nella nostra storia – spiega ancora il regista – i pescatori durante un rovesciamento di un barcone recuperano un orfano. Così avviene nella realtà, come raccontato da Gino Strada. Il ragazzino diventa poi un mozzo e racconta la sua storia, diventando parte della comunità. Una storia un po’ diversa dal modo in cui viene raccontata in genere l’accoglienza».


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