Egitto, raccapriccianti violenze sulle donne nella folla

 

di Gabriele Bonafede

Al momento è in corso il “colpo di Stato” in Egitto, con l’esercito che occupa i punti nevralgici delle comunicazioni, della produzione, dell’amministrazione e della difesa. Non è un vero e proprio colpo di Stato in senso stretto perché l’esercito sta agendo in conseguenza di manifestazioni imponenti di protesta nei confronti del Presidente, Morsi, che non è nemmeno più sostenuto da un governo, largamente dimissionario. 

Egitto: manifestazionedel 30 Giugno 2013. Foto tratta da www.businessinsider.com

In pratica, l’esercito sta prendendo in mano la situazione “congelando” la democrazia egiziana, complice la mancanza di realismo del presidente Morsi, sordo davanti alla smisurata quantità di persone che hanno manifestato in questi giorni. Si tratta di decine milioni di manifestanti che hanno finito per fare intervenire l’esercito che, di fatto, a preso il potere arrestando Morsi.

Si ripropone quindi una grande rivoluzione egiziana a distanza di meno di due anni da quella che tolse dal potere Mubarak. E quella di questi giorni è una rivoluzione che appare sempre più come “la rivoluzione dei diritti” e della netta separazione tra Stato e religione. Si prefigge dunque obiettivi nemmeno immaginabili alcuni anni orsono in un paese come l’Egitto. Un Paese che, secondo i report di varie organizzazioni internazionali, tra cui USAid, più del 90% delle donne sono mutilate fisicamente e sessualmente in età molto giovane attraverso l’orrenda pratica dell’infibulazione.

Basta questo dato per rendersi conto che i diritti civili delle donne in Egitto sono giornalmente calpestati e che in una situazione di concentrazione di grandi folle succeda di tutto.

Lo vediamo in un video diffuso su youtube da Human Rights Watch (link completa di articolo in inglese: http://www.hrw.org/news/2013/07/03/egypt-epidemic-sexual-violence) e che qui pubblichiamo, e ripreso da un report e una petizione di Amnesty International (link: http://www.amnesty.it/egitto-violenza-contro-le-donne).

Nel video, del quale esiste al momento solo la versione in inglese e in arabo con sottotitoli in inglese, alcune donne e attiviste egiziane sono intervistate e raccontano di gravissimi episodi di stupri di gruppo avvenuti nella folla di Piazza Tahir, dove la polizia è assente o non può intervenire. Parlano anche della loro vita di ogni giorno e della convinzione in molti uomini egiziani d’essere nel diritto d’assalirle se “provocati dai loro movimenti.”

Come riportato anche da altri giornali e ONG, la realtà di ogni giorno per le donne egiziane, così come per molti altri Paesi essenzialmente mussulmani, è quella di una sudditanza psicologica, economica, legale e fisica, corroborata dalla mancanza di fatto dei diritti umani più elementari. Il giornale britannico The Sun, riporta oggi la notizia di almeno 40 stupri durante le manifestazioni di ieri e dello stupro di gruppo di una giornalista olandese ventiduenne, ricoverata in ospedale per un’operazione urgente a seguito delle mostruose violenze subite.

Donne in piazza in Egitto a inizio Luglio 2013. Foto tratta da www.ibtimes.com

La rivoluzione di questi giorni, ancorché costellata d’episodi di violenza raccapriccianti, va nella direzione dei diritti nel momento in cui tenta di rompere le assurdità della “consuetudine” nelle società mussulmane riproponendo al centro i diritti umani attraverso la laicità dello Stato. Infatti, in molti casi, donne minacciate di stupro sono state protette dalla folla e dal servizio d’ordine di una rivolta largamente spontanea e immensa.

Non a caso, sostenitori di rilievo della rivoluzione egiziana di questi giorni hanno evidenziato che le proteste di questi giorni “nascano dall’esigenza d’evitare che il Paese si trasformi in una specie di Iran” dove legge e consuetudini di matrice religiosa portano a un funzionamento distorto anche del sistema giudiziario e di tutta la politica e la società.

Non a caso, nello stesso video di Human Rights Watch, si possono notare testimonianze che evidenziano come molte donne non denunciano nemmeno stupri e maltrattamenti perché poi polizia e sistema giudiziario non perseguono realmente i colpevoli, i quali si sentono civilmente e moralmente incolpevoli, impuniti e impunibili.

Come in tanti altri casi nel mondo islamico, si tratta di una rivoluzione contraddittoria, con raccapriccianti violenze sulle donne come tra gruppi antagonisti, sostenuta di fatto dai militari, ma che forse farà fare un piccolo passo avanti verso una reale società dei diritti anche nella sponda meridionale del Mediterraneo, molto più vicina di quanto, spesso, noi siciliani non pensiamo.

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