Effetto Covid-19, il «crollo totale» della metropolitana Fase due? «Riapriremo solo se ci saranno passeggeri»

«Un crollo totale». Le parole di Salvatore Fiore, il direttore tecnico di Ferrovia Circumetnea, danno un’immagine plastica di come è andato il servizio della metropolitana di Catania in questo primo mese di lockdown dovuto al coronavirus. Mentre si pensa già alla fase 2, bisogna fare i conti con quello che la lunga fase 1 lascerà in eredità – specie per quanto riguarda l’aspetto economico – per molte aziende comprese quelle del trasporto pubblico locale

Intanto, da qualche giorno si comincia a parlare di ripartenza. Tra le misure ipotizzate per riorganizzare il nuovo sistema del trasporto pubblico tra Roma e Milano si parla di blocchi ai tornelli con conta-telefonini e conta-persone per contingentare l’ingresso dei passeggeri nei vagoni. E a Catania, come funzionerà? «Al momento – precisa Fiore – si tratta solo di possibili soluzioni che pare siano state prese in considerazione. Ma nessuna singola azienda di trasporto pubblico – sottolinea – potrà organizzarsi in modo autonomo». Come le altre, infatti, anche Ferrovia Circumetnea è un’azienda posta sotto la direzione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. «È da loro che arriveranno le direttive che verranno poi recepite a livello regionale e applicate dalle singole aziende», chiarisce il direttore tecnico di Fce.

«La riapertura delle stazioni della metropolitana di Catania, anche nella fase 2 – afferma Fiore – dipenderà dalla domanda di trasporto che arriverà dall’utenza. Quando non riusciremo più a soddisfarla con i mezzi sostitutivi di superficie, allora riapriremo». Con le scuole e università che non riprenderanno le lezioni e molte aziende che continueranno ad avvalersi di una parte di lavoratori in smart working, l’aspettativa non è quella che ci sia comunque il pienone sui mezzi pubblici

«Dobbiamo garantire il servizio ma anche tutelare la salute del personale e degli utenti – commenta il direttore – Non si può sottovalutare anche il fatto che i bus sono mezzi in cui il rischio di contagio da Covid-19 è nettamente più basso rispetto alla metropolitana». Al momento, l’organizzazione a bordo dei mezzi su ruota prevede un nastro di plastica bianco e rosso che blocca il corridoio e isola il conducente dai passeggeri che salgono e scendono dalla porta posteriore e possono occupare solo metà dei posti a disposizione. C’è poi anche una questione di costi: «Una cosa è sanificare ogni giorno gli autobus, altro discorso – conclude Fiore – sarebbe doverlo fare non solo i vagoni della metropolitana ma tutta la struttura della stazione dove i punti di contagio, dalle scale mobili alle banchine, sono molti di più». 

Da venerdì 13 marzo, in linea con le misure previste dal governo per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, il servizio metro e quello ferroviario extraurbano sono stati sospesi. In sostituzione, gli stessi percorsi sono stati assicurati con gli autobus. Le corse sostitutive con il bus metroshuttle effettuano le stesse fermate – in corrispondenza delle stazioni della metropolitana – con frequenza ogni mezz’ora circa. Il servizio sostitutivo nella giornata di domenica è sospeso. Corse sostitutive sono state attivate anche per i principali treni extraurbani.

«Abbiamo mantenuto un servizio che ha valore sociale, sostituendo la metropolitana con sei autobus che fanno lo stesso percorso con la stessa frequenza – spiega Fiore a MeridioNews – Il punto è che le persone non li hanno usati perché, giustamente, siamo tutti a casa». Dopo i primi giorni di confusione per qualche utente che non è riuscito a individuare la fermata, il servizio avrebbe anche funzionato bene – complici le strade vuote e senza traffico che avrebbero permesso di rispettare gli orari – «ma, in pratica, per ogni corsa c’erano al massimo tre o quattro viaggiatori. L’azienda ci ha rimesso tantissimo – aggiunge il direttore tecnico – ma era necessario garantire il diritto a spostarsi». Non solo per la convezione che Fce ha con l’Università di Catania ma «soprattutto per il collegamento con il Policlinico».

Marta Silvestre

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