Il significato e' chiaro: una regione di oltre 5 milioni di abitanti non si governa facendo prevalere gli interessi di pochi. Serve il ritorno alla politica, facendo prevalere il bene comune
EDITORIALE/ Lo ‘scivolone’ del Governo a Sala d’Ercole è un messaggio a Lumia, Faraone, Crocetta e Montante
IL SIGNIFICATO E’ CHIARO: UNA REGIONE DI OLTRE 5 MILIONI DI ABITANTI NON SI GOVERNA FACENDO PREVALERE GLI INTERESSI DI POCHI. SERVE IL RITORNO ALLA POLITICA, FACENDO PREVALERE IL BENE COMUNE
Dopo la ‘maratona’ sulla terza manovra finanziaria di Sala d’Ercole (che in realtà dovrebbe essere solo una legge di assestamento di Bilancio diventata impropriamente una legge omnibus), si comincia a ragionare a freddo su quanto avvenuto. In questi giorni si è parlato della ‘bocciatura’ dei tre Carnevali siciliani (Termini Imerese, Acireale e Sciacca), del Luglio trapanese ‘freddato’ fonte di tutti i guai, dell’incredibile ‘bocciatura’ della Sagra del Mandorlo in fiore di Agrigento (che è un’auto-‘bocciatura’ del Parlamento siciliano), della società Interporti non ricapitalizzata e via continuando.
Tutto corretto. Tutto giusto. Sbagliata, forse, la personalizzazione sul senatore Giuseppe Lumia a proposito della ‘bocciatura’ della ricapitalizzazione della società Interporti, con riferimento all’interporto di Termini Imerese.
Il governatore Rosario Crocetta, con molta abilità, ha avallato questa personalizzazione, forse per trasformare un ‘caso’ politico che riguarda il suo Governo in un ‘caso’ politico che riguarda il senatore Lumia.
In realtà, il problema, anzi i problemi che il Governo Crocetta sconta all’Ars non riguardano un ‘caso’ singolo, ma tutta l’attività di Governo. Detto in parole ancora più semplici, quello che è avvenuto qualche giorno fa Sala d’Ercole non è solo la spia di un malessere parlamentare nei confronti dell’esecutivo: è anche – e forse soprattutto – un messaggio al Governo Crocetta.
Un messaggio che, si badi, non riguarda solo l’eventuale rimpasto della Giunta regionale. Insomma, non è solo un problema di assessorati. In ballo c’è tutta la gestione del Governo della Sicilia fatta di mille sfaccettature: gestione che comprende sì gli assessorati, ma anche tutto quello che i veri personaggi ‘forti’ di questo Governo hanno occupato in questi due anni.
Quindi il ‘messaggio’ non è rivolto solo al senatore Lumia, ma anche ai renziani di Davide Faraone, al ‘Partito’ di Confindustria Sicilia di Antonello Montante e, in ultimo, anche al governatore Crocetta.
Non è solo una questione legata al PD o a ‘vendette’ trasversali di ‘pezzi’ del PD verso questo o quel dirigente dello stesso Partito. A non funzionare è tutto il rapporto tra Governo e Ars.
Crocetta cerca di parare la ‘botta’ dicendo che in Aula non ha la maggioranza e che quindi si deve accontentare di quello che passa l’Assemblea. Un modo per dire: tanto governo lo stesso, perché 46 deputati dell’Ars che mi mandano a casa non ci saranno mai, perché nessuno è disposto a rinunciare allo scranno (e allo stipendio) parlamentare.
Il punto è proprio questo: Crocetta, Lumia, Montante e Faraone, sulla base di questo ricatto politico pensano di essere in una botte di ferro e si sono presi tutto: governo, sottogoverno, acqua, rifiuti, formazione professionale e via continuando.
In realtà, i politici della situazione – cioè Lumia, Faraone e Crocetta – pensavano di risolvere i problemi d’Aula con due operazioni trasformiste rivelatesi, alla conta dei numeri, fallimentari: il sostanziale passaggio nell’area del Governo del Nuovo centrodestra democratico di Angelino Alfano e la chiamata a raccolta, sempre a Sala d’Ercole, dei ‘giannizzeri’ operata da Totò Cardinale da Mussomeli.
Due operazioni politiche e parlamentari già fallite. Come ci capita spesso di scrivere, i parlamentari del Nuovo centrodestra dell’Ars, in Aula, tutto seguono, tranne che le indicazioni del loro capogruppo, il simpatico Nino D’Asero che è un capogruppo di se stesso.
Insomma, ogni parlamentare regionale del Nuovo centrodestra, nelle Commissioni e in Aula, si guarda il proprio ‘filare’.
Nemmeno il rassembramento di Totò Cardinale sta funzionando: anche in questo caso, a Totò dicono: “Sì, sta tranquillo”. E poi in Aula chi s’è visto s’è visto…
Il risultato è che il Governo Crocetta non solo non governa l’Aula ma, cosa peggiore, non governa la Sicilia.
Governare una Regione di oltre 5 milioni di abitanti è una cosa complessa. Si può provare a farlo solo se dietro un Governo c’è la ‘politica’. Ma dietro il Governo Crocetta non c’è la ‘politica’. Al contrario, c’è una sommatoria informe di interessi, in alcuni casi contrastanti, che spesso si elidono algebricamente l’uno con l’altro.
E’ la politica che dà una visione di governo. Se, al posto della politica, prevalgono gli interessi particolari di chi si deve impossessare dell’Ast, delle Camere di Commercio da ‘riformare’, degli interporti, degli appalti per rifiuti e acqua, dei soldi della formazione professionale, dei fondi dell’Irsap, dei bandi ‘teleologici’, degli appalti per le autostrade, della gestione dei fondi dell’Irfis, delle società aeroportuali, dei posti da andare ad occupare in tutti i consigli di amministrazione possibili e immaginabili, insomma se al posto della politica prevalgono i ‘prenditori’, tutto crolla.
Ed è proprio quello che sta succedendo in Sicilia: dove tutto, ma proprio tutto, sta crollando: agricoltura, industria, spesa sociale, tutela dell’ambiente, gestione dei servizi. A crescere sono solo disoccupazione e disperazione.
Tra l’altro, l’attuale Governo – in termini elettorali – è un debole frutto di un pastrocchio riuscito solo in parte, se è vero che il governatore Crocetta rappresenta solo il 13 per cento degli elettori siciliani.
L’idea di governare con il “prendiamoci Bilancio e Finanziaria e poi ci vediamo il prossimo anno”, come si può notare, non funziona. Perché è dall’ottobre dello scorso anno che il Governo Crocetta insegue senza costrutto Bilancio e Finanziaria 2014. Siamo arrivati ad agosto e ancora la partita non è chiusa.
Non solo ci sono intere categorie sociali senza risorse, ma lo stesso assestamento di Bilancio, trasformato impropriamente – come già accennato – in una manovra finanziaria, non ha certezze di coperture.
Non è detto che il mutuo passi dal vaglio del Commissario dello Stato. Piaccia o no, ma questo mutuo da 55 milioni di euro dovrebbe coprire o la spesa corrente (e questo non si può fare) o il fondo rischi (è questo è ancora più folle che coprire la spesa corrente con un mutuo).
Insomma: siamo ad agosto, tra due mesi si dovrebbe partire con il Bilancio e la Finanziaria 2015 e non è ancora chiusa la partita di Bilancio e Finanziaria 2014…
E’ o non è un Governo fallimentare, quello di Crocetta & compagni?
Serve una svolta non solo nella Giunta, ma nell’attività di governo. Che non può essere delegata a quattro persone che si scelgono e si prendono tutto.
Bisogna tornare alla politica: alle scelte politiche, che non riguardano gli affari di pochi, ma gli interessi di tutti.