Da una parte il commissario straordinario che sottolinea più volte come «il piano di rilancio della Vecchia dogana è ancora in fase di valutazione». Dall'altra Alessandro Scardilli, direttore artistico della discoteca, per cui «Indaco ha agevolato la possibilità di apertura». In mezzo, la nuova gestione dell'immobile di via Dusmet
Ecs Dogana, Autorità portuale non l’ha autorizzata Indaco: «Niente permessi, interverrà l’avvocatura»
Il deserto della Vecchia dogana ha lasciato il posto a un locale di successo. Un club in grado di attirare migliaia di cittadini grazie al concerto dei Subsonica, lo scorso sabato sera. Una vera e propria rinascita, dopo il fallimento dell’operazione commerciale che aveva fatto scappare, alla fine del 2014, quasi tutte le attività che avevano aperto – speranzose – al suo interno. Ma il piano di rilancio immaginato per la struttura manca di un passaggio: l’approvazione da parte dell’Autorità portuale. Che resta la proprietaria dell’immobile dato in concessione alla Vecchia dogana spa, la società che gestisce le sorti del palazzo di via Dusmet. «Non abbiamo ancora completato la fase istruttoria – spiega il commissario straordinario Cosimo Indaco – Di conseguenza non abbiamo dato permessi. A mio avviso intanto le attività non dovrebbero svolgersi».
Dal 30 ottobre 2015 all’interno dell’immobile che un tempo era doganale è aperta la discoteca Ecs dogana club. La gestione è di Rosario Coniglione, imprenditore del settore già noto per essere, assieme al fratello, titolare della discoteca Stone. Un locale sul quale non sono aperte indagini ma che, secondo un’intercettazione registrata dagli investigatori, sarebbe nelle disponibilità di Andrea Nizza, latitante da un anno, esponente di spicco del clan Santapaola. Le affermazioni di quella conversazione telefonica, però, sono state smentite con forza dal legale di Coniglione, Salvatore Di Dio, che sottolinea come i suoi clienti non siano mai stati coinvolti nell’inchiesta. Oltre al gestore, all’Ecs dogana c’è anche un direttore artistico: è Alessandro Scardilli, uno dei volti più noti della movida catanese. Gestore dell’Ecs Vela di Santa Maria La Scala, storico pr della discoteca Ma della zona del Castello Ursino e organizzatore anche all’Ikebana di Catania e al Marabù di Giardini Naxos.
«Forse era meglio quando la Vecchia dogana era un completo fallimento?», risponde Scardilli alle polemiche di questi giorni. A sollevarle il movimento Catania bene comune assieme ai comitati No Pua e Porto del sole e alla redazione de I Siciliani giovani. Sono loro che hanno chiesto chiarimenti all’Autorità portuale su come una struttura di proprietà pubblica sia potuta diventare una discoteca di successo. «Noi contestiamo l’attuale stato d’uso e conservazione dell’immobile – risponde Cosimo Indaco – E abbiamo dato mandato all’avvocatura dello Stato affinché contesti la gestione precedente, che non ha risposto alle attese». Secondo Indaco, all’Autorità portuale spettano la valutazioni «sull’utilizzo della struttura. Dobbiamo valutare se il piano che è stato presentato è consono a un rilancio effettivo. Ma l’iter non è ancora concluso». Va precisato, però, che l’ente marittimo non deve concedere le autorizzazioni alla somministrazione delle bevande o all’avvio dell’attività. Che spettano, invece, al Comune e alla questura di Catania. «Da parte nostra, dobbiamo valutare il possibile nuovo impulso a una situazione che si era incancrenita. Loro hanno presentato una richiesta ma, per essere chiari, l’autorizzazione non l’hanno avuta», aggiunge Indaco.
«Non so perché dica questo, visto che anche Indaco ha agevolato la possibilità di apertura di questa struttura», replica Alessandro Scardilli. Che da un lato mostra le autorizzazioni del Comune (datata 21 dicembre 2015) e della questura (del 23 dicembre), dall’altro ammette di non avere quella dell’Autorità portuale. «L’abbiamo richiesta, abbiamo firmato la lettera con la quale ci danno delle prescrizioni – precisa Scardilli – Ci sono aziende che sono in attesa di riceverla dal 2007–2008. Devono chiudere tutte?». Inoltre, domanda il direttore artistico, «è possibile che un’attività di questo spessore vada avanti senza controlli? Da quando abbiamo aperto, a ottobre, abbiamo avuto cinque ispezioni delle forze dell’ordine». E tutte si sarebbero concluse senza multe. «Era tutto in regola». Compreso il cambiamento di destinazione d’uso, che ha fatto passare l’area ovest della Vecchia dogana da centro commerciale a «locale per attività di intrattenimento». «Le serate sono un bancomat che ci serve per fare cultura – si difende il pr – Non si può ridurre tutto alla discoteca».