Focus sulla giornata del campionato di Eccellenza in Sicilia. In vetrina la squadra di Sant'Agata di Militello, partita a mille battendo per 6-1 l’Avola. Mister Formisano è soddisfatto della rosa, ma predica umiltà: «Non ci nascondiamo, la società è stata brava a costruire la formazione. I nomi però da soli non bastano»
Eccellenza, nella prima giornata brilla il Sant’Agata «Vogliamo essere protagonisti, peccato per il campo»
Da tutti, soprattutto tra gli addetti ai lavori, è considerata come una corazzata, la vera e propria squadra da battere in questo girone B di Eccellenza. Il Sant’Agata guidato da mister Massimo Formisano è stata rinforzata in ogni reparto nel corso di questa estate. E come volevasi dimostrare, i santagatesi hanno cominciato il campionato in maniera roboante, imponendosi sull’Avola, quasi una vittima sacrificale, con un 6-1 senza storia e portandosi da subito in vetta alla classifica. «Quello di domenica è stato un test – spiega il tecnico a MeridioNews – che ci proietta a quelle che saranno sfide più importanti. L’Avola era una squadra molto giovane, noi siamo stati bravi a non sottovalutarli e questo sarebbe stato l’errore più grande. Già da domenica prossima a Scordia, però, sarà tutta un’altra storia». Una gara, come già accennato, in cui l’Avola non è mai sembrato in partita e il Sant’Agata ha potuto fare tutto quello che voleva, ma nonostante questo il tecnico ha qualcosa da rimproverare ai suoi: «Mi sono arrabbiato molto perché nei primi cinque o sei minuti abbiamo rischiato di subire gol. Questo vuol dire che la squadra non stava sul pezzo e ci si è messa subito dopo, perché poi abbiamo controllato la partita fino alla fine. Nonostante questo abbiamo preso un gol e questo dovevamo evitarlo perché se vogliamo recitare un ruolo da protagonisti questi episodi vanno evitati».
La squadra si è molto rinforzata: oltre a mister Formisano è arrivata gente esperta e anche di categoria superiore come Inferrera, Russo, Calafiore, Segreto e Isgrò. E i giocatori biancazzurri sanno di essere un’ottima formazione. «La società è stata bravissima a tenere Mincica e Cicirello dopo il campionato straordinario dell’anno scorso, ma non voglio scordarmi qualcuno. Poi abbiamo preso Isgrò, Mario Russo e tanti altri nomi importanti. Sarebbe da stupidi non dire che vogliamo fare bene o non capire la forza di questa squadra. Vogliamo essere protagonisti, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare perché i nomi non bastano». Oltre a quella santagatese, però, ci sono anche altre squadre che puntano al salto di categoria. «Ho visto sabato scorso il Biancavilla e mi ha destato un’ottima impressione al di là della presenza di Baiocco che non capisco dove trovi la forza per continuare ancora a giocare. Anche lo Scordia farà benissimo, lì c’è Pensabene che è un allenatore che ho avuto il piacere di avere quando ero calciatore. La sorpresa non so quale possa essere, ci sono anche Paternò, Camaro e Città di Messina da tenere d’occhio».
In casa Sant’Agata il neo è dato dal fatto che la squadra è costretta a emigrare e a giocare al Micale di Capo d’Orlando perché il campo non è stato ritenuto idoneo: «Lavoriamo tranquillamente senza farci condizionare. La società ha provato fino all’ultimo a giocare a Sant’Agata di Militello, ma basta fare un giro lì su quel campo per rendersi conto che è non solo impraticabile, ma definirlo campo di gioco è un’offesa al calcio. È come il marmo, non si può giocare in una situazione del genere. Sicuramente giocando in città, il supporto dei tifosi sarebbe maggiore».
Primo anno al Sant’Agata per Massimo Formisano dopo sette stagioni passate alla guida del Dattilo, ma le ambizioni dell’allenatore non si fermano qui: «Su un allenatore nuovo solitamente ci sono molte titubanze, la gente può anche non fidarsi. Io sono convinto del mio lavoro, è vero che ho portato il Dattilo dalla Prima Categoria a sfiorare la serie D, ma non ho fatto tutto da solo, anzi ho avuto delle persone sempre presenti e a disposizione. Spero innanzitutto di fare bene al Sant’Agata e poi vorrei ripetere da allenatore quello che ho fatto da calciatore. Ho giocato undici anni tra i professionisti – conclude il tecnico – e vorrei un giorno approdare lì».