Eccellenza alla finestra

A luglio sono stati gli studenti i primi a lanciare l’allarme sulle sorti della Scuola di eccellenza che assieme a Scuola Normale Superiore e Scuola Sant’Anna di Pisa, SISSA di Trieste, ISUFI di Lecce e IUSS di Pavia fa parte della Rete nazionale di Scuole Superiori; durante un’assemblea infuocata il Presidente, l’ex rettore dell’Ateneo di Catania Enrico Rizzarelli, aveva reso noto apertamente quali fossero le cause del rischio di chiusura. Ovviamente, si è trattato – anche – di una questione di fondi. Due milioni e mezzo di euro e la mancata concessione dell’autonomia dall’Università etnea, processo che permetterebbe l’ingresso della Scuola nei finanziamenti ordinari predisposti dal Ministero.
 
Nel corso dell’estate i ragazzi hanno lanciato un appello online per rendere nota la grave situazione venutasi a creare: il rischio concreto di non vedere un nuovo corso attivato è stato reale fino a qualche settimana fa. Figure di rilievo del mondo accademico si sono schierate a fianco degli studenti e nel mese di agosto il ministro Mariastella Gelmini si è impegnata – «pur nel quadro economico delineato dalla recente manovra finanziaria» – a tenere nella massima considerazione la situazione critica vissuta a Catania.
 
Una nuova ventata di aria fresca è arrivata dopo la notizia dell’apertura del nuovo bando di iscrizioni alla Scuola, segno che – almeno per la durata legale del corso di studi – l’istituzione è salva. A consolidare le speranze è arrivato il rinnovo del Consorzio formato dalle università di Catania e Messina, regione Siciliana, provincia di Catania, comune di Catania, Accademia Gioenia, Osservatorio Astrofisico, Ordine dei Dottori commercialisti e STMicroelectronics.
 
«Dobbiamo guardare con fiducia al futuro» ha affermato Domenico Sciotto, direttore scientifico della Scuola, ai microfoni di Radio Zammù. L’impegno formale del Ministro, il cosiddetto “prestito-ponte” dell’Ateneo (una somma che verrà risarcita dal Ministero in un secondo momento) e il rinnovo del Consorzio fino al dicembre 2010 sono dati di fatto che permettono di tirare un sospiro di sollievo. Per quanto riguarda l’entrata di nuovi soci nella “cordata” il docente afferma che è possibile che subentrino «nuovi e importanti soci, pubblici e privati».
 
Legittima la perplessità di fronte alla riconferma del Comune etneo tra i partner, visti i suoi enormi problemi finanziari. Nonostante questo durante l’assemblea degli “azionisti”, ha rivelato il prof. Sciotto, l’assessore Luigi Arcidiacono (past preside della facoltà di Giurisprudenza) ha garantito un «contributo in servizi pari alla somma prevista».
 
Ma quali sono state le cause che hanno portato alla crisi estiva, ma nell’aria già da più di un anno? Sicuramente il non completamento del processo di autonomia della Scuola. Infatti, fino al dicembre 2006 la Scuola ha ricevuto un finanziamento dal Ministero di circa due milioni di euro all’anno, ma, dal momento che a quella data non era stata ancora richiesta l’autonomia il contributo è stato sospeso. Nell’aprile del 2007 il Senato Accademico ha dunque istituito una commissione per stilare lo statuto dell’autonomia con a capo Antonio Pioletti, ex prorettore e preside fondatore della facoltà di Lingue. «Soprattutto su spinta del presidente della Scuola Superiore, ma non solo, l’Ateneo si è posto il problema che venisse richiesta l’autonomia, che significa, in sostanza, raggiungere una personalità giuridica indipendente». Lo statuto è stato approvato all’unanimità, mentre l’autonomia è stata approvata con un voto contrario e un astenuto; una larga approvazione dunque, che mostrava quale fosse l’orientamento della quasi totalità dei rappresentati dell’Ateneo.
 
La richiesta è stata trasmessa al Ministero durante il mandato di Fabio Mussi, quindi sotto il governo Prodi, e i segnali di apertura erano molto forti. Successivamente c’è stato un forte rallentamento: «Settori interni all’Ateneo di Catania si sono mossi per mettere i bastoni tra le ruote, per cercare di bloccarla», secondo il prof. Pioletti. La caduta del Governo e il successivo periodo di assestamento post-elezioni hanno fatto il resto, portando la situazione alla crisi dei mesi scorsi.
 
L’autonomia – che al momento non è ancora stata riconosciuta – non serve a “staccare” la Scuola dall’ateneo, ma per permetterle di entrare tra i fondi di funzionamento ordinario (Ffo) elargiti dal Ministero. Questo riconoscimento è anche legato alla formazione di una nuova identità della Scuola come punto di riferimento dell’area meridionale.


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