Il primo collaboratore di giustizia della mafia agrigentina aveva preso il soprannome dal liquore che tanto amava bere. Condannato all'ergastolo per un omicidio, la sua posizione è sempre stata controversa al punto da essere tolto dal sistema di protezione
È morto Pasquale Salemi, primo pentito dell’Agrigentino Maraschino stroncato a 66 anni da un male incurabile
È morto Maraschino. Il primo collaboratore di giustizia della mafia agrigentina Pasquale Salemi, che aveva preso il soprannome dal liquore che tanto amava bere, è stato stroncato a 66 anni da un male incurabile ed è deceduto a San Severino Marche, in provincia di Macerata (nelle Marche). Il corpo di Salemi è stato seppellito a Porto Empedocle, cittadina dell’Agrigentino di cui era originario, dopo una benedizione avvenuta nello stesso cimitero davanti a pochi intimi.
Maraschino è stato il primo pentito della mafia della provincia di Agrigento che ha spianato la strada a una larga stagione di collaboratori di giustizia. Condannato all’ergastolo per l’omicidio di Antonio Messina – detto u birgisi – a Realmonte, Salemi è arrivato al pentimento e alla collaborazione con la giustizia dopo diversi dissidi con l’allora capomafia Luigi Putrone. È il maggio del 1997 quando Salemi si presenta davanti agli inquirenti e comincia a collaborare. Neanche un anno dopo, scatta la prima grande operazione antimafia nell’agrigentino, denominata Akragas I.
Maraschino, però, è stato un collaboratore di giustizia particolarmente controverso: negli anni, infatti, ha avuto una condanna per calunnia e dalle sue rivelazioni sulle trame mafiose e sugli omicidi ha sempre tenuto fuori i componenti della famiglia Messina, suoi parenti. Nel 2015 il ministero lo aveva anche tolto dal programma di protezione riservato a chi decide di collaborare con la giustizia.