E’ entrato in vigore il Decreto antipedolifilia. Ma a quanto pare c’è un ‘chiarimento’ che…

CHI LAVORA CON I MINORI DOVRA’ DIMOSTRARE DI ESSERE ESTRANEO AL MONDO DEI PEDOFILI. CHI OPERA CON I MINORI, MA SENZA CONTRATTO, VIENE ESENTATO DA TALE OBBLIGO. E’ IL CONTRATTO DI LAVORO CHE RENDE L’UOMO PEDOFILO?

di Ignazio De Luca

Oggi, 7 aprile, entra in vigore il Decreto legislativo 39/2014, in materia di protezione dei minori. Sembra arrivare con tempismo come deterrente di recenti fatti di cronaca, con protagonisti insegnanti violenti o, peggio, tentati approcci sessuali con i minori. Legittimo che i genitori siano sempre più disorientati per mettere in sicurezza la prole. Ma siamo sicuri che questo provvedimento vale per tutti? Proviamo a capire che sta succedendo, perché ci sono novità non molto ‘gettonate’.

Fino a poco tempo fa, gli insegnanti, le baby-sitter, gli istruttori, erano considerati validi supporti nella crescita e nell’educazione dei propri figli. Oggi, recenti fatti di cronaca, hanno scardinato molte certezze, insinuando, sempre più numerosi, dubbi e preoccupazioni che lasciano i genitori angosciati.

Una direttiva europea recepita dal richiamato Decreto legislativo prevede l’obbligo, da parte del datore di lavoro che impiegherà personale per accudire i minori, di richiedere al Tribunale il certificato penale del casellario giudiziario per monitorare il passato dei dipendenti e verificare se vi siano condanne precedenti in ambito di abuso o maltrattamento di minori.

Questo provvedimento entra oggi. Da oggi i presidi delle scuole saranno obbligati a richiedere il casellario. Con multe salate dai 10.000 ai 15.000 euro per gli inadempienti. Ovviamente il Decreto avrà valenza per tutti coloro che hanno contatti con i minori.

Peccato che il 4 aprile, cioè qualche giorno prima dell’entrata in vigore del Decreto, l’ufficio legislativo del Ministero della Giustizia abbia fornito dei chiarimenti che in parte vanificano la portata dell’innovativo provvedimento in merito all’applicazione del decreto legislativo n. 39/2014.

Infatti col migliore leguleismo da far impallidire il principe degli Azzeccagarbugli, il citato ufficio precisa che la disciplina si applica solo ai “rapporti di lavoro”. Tale affermazione netta porta ad escludere che rientrino nell’obbligo della certificazione del casellario giudiziale tutti gli istruttori e tecnici con i quali non si sia configurato un rapporto di lavoro autonomo o subordinato (pertanto nulla dovrà essere richiesto ai soggetti che svolgono volontariato presso società e associazioni sportive dilettantistiche, pur se ricevessero compensi ex art. 67 primo comma let. M).

Con questo geniale cavillo, in un solo colpo sono stati fatti fuori dalla portata della normativa circa centomila operatori e molto, molto peggio, milioni di minori, ai quali non potrà essere applicata la normativa a loro tutela per non essersi consolidato un rapporto di lavoro, ma solo un’attività di volontariato o dilettantistica.

Sorge un dubbio: le violenze sui minori possono essere effettuate da chi opera con questi soggetti indifesi o solo da da quei soggetti che operano con i minori con un contratto di lavoro?

Così è se vi piace e se non piace è lo stesso. Ci sorge un altro dubbio: ma le “collaborazioni” di assistenti sociali, di psicologi, terapeuti, etc. sono da considerarsi “rapporti di lavoro”?

 


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