Gli errori commessi a roma e in sicilia hanno decretato la scomparsa, forse definitiva, della tradizone democristiana
… e così Casini e D’Alia si mangiarono la grande tradizione Dc!
GLI ERRORI COMMESSI A ROMA E IN SICILIA HANNO DECRETATO LA SCOMPARSA, FORSE DEFINITIVA, DELLA TRADIZONE DEMOCRISTIANA
Ieri abbiamo pubblicato due sondaggi sulle intenzioni di voto degli italiani che circolano sulla rete. Con due risultati molto diversi: il primo dà il Movimento 5 Stelle al 20 per cento circa, quindi in calo, con il PD al 30 per cento circa e Forza Italia al 21 per cento. Il secondo dà i grillini primo Movimento politico con quasi il 28 per cento dei voti, con PD e Forza Italia sotto. Entrambi i sondaggi, piuttosto diversi l’uno dall’altro, hanno un elemento in comune: danno l’Udc di Pierferdinando Casini tra l’1 e l’1,5 per cento.
Da qui iniziamo il nostro ragionamento per affermare che Casini, alle soglie della ‘cosiddetta Terza Repubblica – che è quella che dovrebbe nascere dalla legge elettorale Italucum ormai in dirittura d’arrivo – è riuscito in un’opera ‘titanica’: ha eliminato ciò che restava della Dc nel nostro Paese. ‘Aiutato’, in quest’opera di demolizione politica ed elettorale, dal suo ‘delfino’ siciliano, Giampiero D’Alia.
Proviamo a esaminare cos’ha combinato Casini dal 2011 ad oggi. Alle elezioni politiche del 2006 e poi a quelle del 2008 era riuscito a resistere. Il suo Partito era ancora in piedi ed era il naturale candidato ad ereditare alcuni dei ‘pezzi’ del sistema di potere di Silvio Berlusconi. Invece è successo l’esatto contrario. Perché?
Oggi, osservando quello che sta succedendo, viene quasi normale dare per ‘bollita’ l’Udc di Casini. Ma non facciamo caso al ‘suicidio’ che Casini in Italia e Giampiero D’Alia in Sicilia hanno portato avanti con una convinzione degna di miglior causa.
Cominciamo con Casini. Con alle spalle una preparazione non da premio Nobel in economia, il leader dell’Udc, nel 2011, non ha capito che l’euro stava entrando in una parabola discendente. Cos’è stato, infatti, il ‘colpo di Stato’ di Mario Monti se non il maldestro tentativo di imporre all’Italia gli effetti dell’euro?
Casini si è intestato l’appoggio al Governo Monti, non capendo che le tasse che il Professore stava rifilando agl’italiani non sarebbero servite a ridurre il deficit del nostro Paese – che infatti con Monti è aumentato, superando la soglia dei 2 mila miliardi di euro – ma a foraggiare le banche (in testa il Monte dei Paschi di Siena) e le speculazioni finaziarie.
Non contento di aver messo il suo Partito al servizio dei poteri forti e del PD (leggere Monte dei Paschi di Siena), ha insistito nell’alleanza con Monti. E alle ultime elezioni politiche è andato a sbattere.
Per tutta risposta, i suoi andavano dicendo in giro che il 10 per cento dei voti di Scelta Civica di Monti erano, in fondo, voti loro. Altro errore! Solo quando ha capito che anche Monti era ‘bollito’ (i sondaggi, all’unanimità, danno il Professore finito) e che il 10 per cento di Scelta Civica non c’era più, Casini ha provato a rigettarsi tra le braccia del Cavaliere.
Dimenticando, però, che la grande rimonta di Berlusconi alle ultime elezioni politiche è anche il frutto degli errori dell’Udc. Al momento del voto, lo ricordiamo, l’Udc di Casini, oltre che ‘inginocchiato’ al cospetto di Monti, reggeva il moccolo anche al PD: da qui la scelta, da parte dell’elettorato di questa formazione politica, di virare verso Berlusconi.
Da qui, anche, una considerazione semplice: non è Casini che si è spostato verso Berlusconi. Sono gli elettori di Casini che, alle ultime elezioni, si sono spostati verso il Cavaliere. Casini, oggi, sta provando ad inseguirli. Anzi, non ci prova più, perché lui e il suo ‘delfino’ D’Alia sono stati ‘sbarellati’ dalla segreteria nazionale dell’Udc.
Andiamo all’altro ‘scienziato’, il siciliano D’Alia. Sua l’invenzione di Rosario Crocetta alla presidenza della Regione. Una scelta disastrosa sotto il profilo politico e, soprattutto, amministrativo.
D’Alia non è stupido. Ha capito prima degli altri che il Governo Crocetta stava ‘floppando’. Prima del voto delle amministrative, in un momento di incontrollata lucidità, ha affermato una grande verità: “Crocetta ha più assessori che voti”.
Il capo dell’Udc siciliana ha capito che Crocetta è un disastro. Ma non ne ha tratto le conseguenza politiche. Forse perché, con il crollo del suo Partito a livello nazionale, non sa cosa fare.
Ma quello dell’Udc, in Sicilia, è un futuro ormai segnato dalla seconda legge della termodinamica. Anzi, paradossalmente, quasi come segno del destino, si può affermare che il tramonto della Dc, che oggi sembra definitivo, è iniziato qui in Sicilia.
Forse è iniziato con l’uscita di scena di Totò Cuffaro. Ed è proseguito con le scelte dissennate di Casini. E con le scissioni siciliane ormai molteplici (il Cantiere popolare di Saverio Romano in difficoltoso e problematico ‘viaggio’ verso Berlusconi, Lino Leanza, ormai in ‘discesa’, con Crocetta).
Il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone che, ieri sera, a Sala d’Ercole, si mette a disposizione del Governo Crocetta per ‘inquacchiare’ la legge sulle Province, è un altro segno del destino: siamo già morti, finiamo di morire con questa legge-spot inutile…
Insomma è come se D’Alia e il suo fedele Ardizzone avessero sentito una voce lontana chiamarli per nome: “Giampiero, Giovanni, è giunto il momento della vostra fine politica: il Governo Crocetta è, per voi, un’occasione unica per finire in fondo al mare…
Ma il colpo di grazia, alla tradizione democristiana, lo sta assestando il Governo Crocetta. Oggi questo Governo, in Sicilia, è totalmente impopolare. E questo avrà riflessi sul voto. Pesanti riflessi, anche per il PD.
Se la sinistra siciliana dovrà puntare tutto sulla disaffezione dei siciliani verso le urne (quanta più gente, in Sicilia, non andrà a votare, tanto più resisterà la sinistra), nel caso dell’Udc e della tradizione democristiana ci sarà poco da fare: perderanno voti – tanti voti – sia nel caso in cui i siciliani decidessero di andare a votare alle elezioni europee (cosa piuttosto difficile), sia nel caso in cui a votare andranno in pochi (eventualità più probabile).
Un fatto, oggi, appare certo: Crocetta, grazie anche agli errori di D’Alia, ha distrutto la tradizione democristiana. Il 10 per cento e oltre di questo Partito raggiunto alle ultime regionali siciliane si trasformerà nel 2 per cento alle europee. E tutti messi insieme, per la prima volta, gli ex democristiani siciliani non supereranno il 4-5 per cento. E’ davvero finita? Per ora sembra proprio di sì.