Dopo le polemiche di un anno fa per la colata d'asfalto apparsa sull'ingresso della basilica, era stato garantito un piano di ristrutturazione complessiva. Che in realtà esiste già da 15 anni, e ha il placet della soprintendenza. Non è chiaro, però, se sia stato ripresentato alla luce di nuovi possibili finanziamenti
Duomo, fermo dal 2002 il progetto per il sagrato Tra fondi mai arrivati e rimpalli di responsabilità
Chiuso in un cassetto dal 2002 e adesso in cerca di una nuova destinazione. È il destino del progetto per riqualificare l’ingresso del Duomo di Catania, rispolverato dopo che l’anno scorso il caso dell’asfalto sul sagrato della Cattedrale aveva fatto saltare sulla sedia molti. Il documento di 15 anni fa prevede non solo la riqualificazione dell’intero sagrato, ma anche la sistemazione del giardino adiacente. Solo che, nel corso degli anni, non è mai stato finanziato. Tuttavia non è chiaro se sia stato riproposto di recente, dinnanzi a nuove occasioni di incamerare risorse come il Po Fesr e il Patto per il sud. A doverlo presentare, dopo un rimpallo di responsabilità, è stato chiarito che è la Curia etnea.
La programmazione per ottenere i finanziamenti è scattata alla metà dello scorso maggio. In quel periodo, il dipartimento regionale per i Beni culturali chiese alle Soprintendenze siciliane di segnalare, sebbene in via preliminare, gli interventi ritenuti prioritari. Quella catanese indicò tra questi il recupero del sagrato della Cattedrale. Ma c’è di più. A metà novembre il dipartimento avviò delle riunioni operative, una per provincia, con i soggetti titolari di beni culturali da recuperare che rientrano nella cosiddetta tabella C, ovvero fondazioni, enti locali e Curia. Tramite i contatti forniti dalla Soprintendenza, vennero invitati anche i tecnici dell’Arcidiocesi etnea. In quella sede venne spiegato che i progetti di riqualificazione potevano essere inoltrati direttamente agli uffici palermitani, senza passare dai distaccamenti provinciali. E qui, infatti, si esauriscono sia il ruolo della soprintendenza sia le notizie a proposito del sagrato da rifare.
L’asfalto nero che tanto aveva fatto discutere, intanto, non c’è più. «È stato posato per motivi di sicurezza, era degradato a causa delle piogge», aveva spiegato all’epoca monsignor Barbaro Scionti. Poi, nell’ordine, in rapida sequenza: era montata l’indignazione al diffondersi della notizia, pubblicata da MeridioNews, la curia e la soprintendenza ai Beni culturali di Catania – allora guidata da Fulvia Caffo – avevano litigato sulla competenza dell’intervento, Striscia la notizia aveva trasformato la querelle in polemica nazionale, sui social si era scatenata una gara a colpi di meme e sfottò e il critico d’arte Vittorio Sgarbi aveva sganciato i suoi siluri di sdegno. Infine, all’inizio di febbraio 2016, l’asfalto era stato rimosso e sostituito – in soli sette giorni – da un più gradevole manto di cocciopesto, con la promessa di giungere in tempi brevi ad recupero complessivo del sagrato agatino. Che però, ancora, non si vede.