Otto donne. Due generazioni di madri e figlie tanto diverse nei loro stili di vita, ma così simili nei loro desideri, nelle loro paure e sentimenti. Sono le protagoniste di “Due partite”, l’opera teatrale di Cristina Comencini, messa in scena dall’UDI, Unione Donne Italiane, nell’Auditorium dei Benedettini sabato scorso.
La rappresentazione, uno spettacolo corale sul mondo femminile, rientra tra le iniziative organizzate in occasione della festa della donna nella Facoltà di Lingue e letterature straniere e all’interno della campagna di sensibilizzazione dell’UDI “Stop al femminicidio”, per dire no alla violenza sulle donne.
La prima partita è quella a carte, ma più con la vita, di Beatrice, Sofia, Gabriella e Claudia: quattro donne che hanno rinunciato alla carriera e ai sogni per fare le madri e le mogli, ma che allo stesso tempo si sentono protette dal loro ruolo all’interno della famiglia.
Beatrice sta per diventare mamma e ascolta con ingenuità le confidenze delle altre tre: Sofia che resta moglie di un uomo che non ama solo per non deludere sua madre che ha fatto lo stesso per lei, Claudia, madre e moglie perfetta anche se consapevole che il marito la tradisce da anni, e Gabriella che sfugge alla routine di un matrimonio sereno riversando sul marito ansie e insicurezze.
La seconda partita è quella delle loro figlie nelle quali le quattro donne adulte proiettano sogni, speranze e la paura che forse “niente cambierà”, come ripete Claudia alle sue amiche. Lo spettatore le vede per la prima volta ormai donne nel secondo atto ma ancora figlie, perché troppo prese dalla carriera o con rapporti sentimentali eccessivamente instabili per diventare madri.
Giulia, la figlia di Beatrice, si è legata a un uomo che non le dà certezze, forse perché le certezze che il padre ha dato alla moglie non l’hanno salvata dalla solitudine; Rossana, a differenza di sua madre Sofia, ama il marito e lavora, ma non ha tempo per essere mamma; Sara ha realizzato il sogno che era stato di Gabriella diventando una pianista di successo; Cecilia non ha un compagno, ma vuole disperatamente un figlio. Sono quattro donne forti, nelle loro famiglie i ruoli uomo-donna si sono ribaltati, ma questo le fa sentire a volte più fragili e bisognose di protezione.
Otto donne si confidano, chiacchierano e le loro parole, per lo spettatore che ha assistito alle due partite, danno vita a un dialogo incrociato tra madri e figlie che supera la barriera del tempo e a una riflessione toccante e complessa sull’identità femminile.
Lo spettacolo è stato messo in scena dalle donne dell’UDI di Lentini per la regia di Mariella Peligra. Le interpreti, tra le quali spicca per bravura Giovanna Costantino (Sofia e Rossana), pur non essendo attrici, hanno saputo portare sulla scena i personaggi sfaccettati dell’opera della Comencini e ricrearne l’intelligente comicità suscitando spesso la risata del pubblico e il meritato applauso finale.
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