Due delfini spiaggiati sulla costa catanese in pochi giorni Biologa marina: «Non conosciamo le cause della morte»

Due delfini spiaggiati morti sulla costa catanese nel giro di pochi giorni. «È vero che è un fenomeno non raro che, quindi, di per sé non deve allarmare – spiega a MeridioNews Clara Monaco, biologa marina dell’associazione Marecamp – Quello che è strano è che sia avvenuto due volte in un arco di tempo così limitato». In entrambi i casi, non è stato possibile definire le cause della morte dell’animale. «Speriamo non se ne verifichino altri a stretto giro perché, a quel punto, potrebbe essere preoccupante». 

Uno dei due esemplari di Stenella striata era un giovane «non più cucciolo, ma già indipendente», precisa l’esperta; il delfino ritrovato sul litorale catanese della Playa lo scorso venerdì era invece un adulto «che era già arrivato alla dimensione massima che può raggiungere quella specie, ovvero 2,20 metri di lunghezza». Nessuno dei due esemplari presentava dei particolari segni esterni che possano aiutare a identificare le cause che hanno portato alla morte. «Possiamo dire che non si è trattato di una collisione con una grande imbarcazione – evidenzia Monaco – e nemmeno di qualcosa dovuto alla pesca (ami, reti) ma non possiamo indicare quale sia stata la causa della morte perché in nessuno dei due casi è intervenuto un veterinario». 

È giovedì sera quando i volontari di Marecamp ricevono la segnalazione da uno studente. «Quando l’indomani siamo arrivati sulla spiaggia del Villaggio Paradiso degli Aranci, nei pressi della Riserva Naturale dell’Oasi del Simeto – racconta la biologa marina – la carcassa non si vedeva». Dopo una minuziosa perlustrazione due volontarie scorgono una parte della pinna pettorale destra che fuoriesce dalla sabbia. Il resto del corpo era stato nascosto, vicino al bagnasciuga, da una mareggiata

I volontari hanno avvisato la capitaneria di porto e l’istituto zooprofilattico. Sul posto sono arrivati anche gli operatori comunali che si occupano dello smaltimento della carcassa. «Sono stati loro a scavare attorno all’animale e a estrarlo dalla fossa per permetterci anche di fare delle foto e di rilevarne le biometrie – racconta Monaco – Senza l’intervento di un veterinario, però, non è stato possibile prelevare dei campioni per fare delle analisi di approfondimento su quanto accaduto». I dati raccolti dai volontari adesso saranno trasmessi al Centro studi cetacei e faranno parte della banca dati nazionale sugli spiaggiamenti di mammiferi marini

«Adesso che la stagione estiva è alle porte – sottolinea Monaco – ci teniamo a ricordare a tutti che, in caso di avvistamento di cetacei e tartarughe spiaggiate, si deve avvisare subito la guardia costiera (al numero 1530). È importante – aggiunge – non toccare gli animali in nessun caso per preservare sia noi che loro». Nemmeno se sono vivi. Tentare di riportali in acqua potrebbe non essere un bene. «Potrebbero avere subito dei traumi ed essere in difficoltà fino al punto di annegare. Mentre sono sulla spiaggia – conclude – è bene bagnarli ma accertandosi che abbiano lo sfiatatoio libero».


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