Droga, a Malta scarcerati due uomini accusati di contrabbando Indagati a Catania per essere al centro di traffici internazionali

La centralità della Sicilia nelle rotte del narcotraffico è fatto notorio. Lo fu a partire dagli anni Settanta, quando Cosa nostra si accaparrò una fetta del mercato mondiale della raffinazione dell’eroina, e lo è ai giorni nostri, laddove la movimentazione degli stupefacenti ha nell’isola luogo di transito ma anche di destinazione finale e gli affari sono appannaggio sia della criminalità organizzata riconducibile alla mafia che ad associazioni a delinquere sempre più intraprendenti. Con il passare degli anni, un’altra verità si sta affermando. Riguarda le difficoltà delle autorità giudiziarie italiane di perseguire i reati che si ritiene siano stati commessi da stranieri e per i quali è necessario ottenere l’estradizione. Negli ultimi due anni sono due i casi che hanno interessato la procura di Catania. In ambedue le circostanze, la richiesta è stata fatta ai tribunali maltesi

La vicenda che più ha avuto risalto è stata quella riguardante Paul Attard, armatore accusato di un contrabbando di hashish nel Mediterraneo. Furono dieci le tonnellate di droga bloccate dalla guardia di finanza italiana e destinate alla Libia. A dicembre scorso, i legali di Attard – il cui nome è comparso nella primissima fase dell’indagine Aquarius sulle ong Medici Senza Frontiere e Sos Mediterranée – hanno fatto ricorso contro l’autorizzazione all’estradizione in Italia del proprio assistito, concessa dalle autorità de La Valletta. Un lungo e tortuoso iter che ha fatto procedere a rilento il processo ufficialmente iniziato a Catania. L’ultima novità su Attard, che nel 2019 era stato arrestato e poi subito dopo scarcerato per una svista commessa dal gip di Catania, risale all’inizio dell’estate: il 23 giugno, infatti, l’armatore è stato scarcerato dai giudici maltesi che hanno accolto, non al primo tentativo, la richiesta presentata dai suoi legali. 

E alla vicenda Attard si fa riferimento in uno dei documenti che hanno accompagnato l’iter di valutazione della richiesta di scarcerazione di John Spiteri, 56enne costruttore maltese coinvolto sul finire dello scorso anno nell’inchiesta La Vallette. Anche in questo caso, sotto la lente dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catania è finito un traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Marijuana e cocaina che viaggiavano tra Albania, Sicilia e, appunto, Malta. Spiteri è accusato di essere stato il destinatario finale delle partite di droga che salpavano dalle coste siciliane, dove a tenere le redini del giro illegale sarebbe stato l’ispicese Saro Amico. Venerdì scorso, Spiteri ha ottenuto la scarcerazione su cauzione, a due mesi dall’arresto a Malta, in attesa che l’iter sulla sua estradizione arrivi al capolinea. Il 56enne ha pagato 20mila euro e offerto una garanzia per altri 30mila per riacquistare la libertà. La decisione dei giudici che hanno rinviato la trattazione della vicenda al 24 agosto si è basata – come riportato dalla testata Malta Today – anche sulla valutazione del mandato d’arresto europeo (Mae) spiccato dall’Italia. Il documento è stato ritenuto non sufficientemente completo da garantire l’esistenza di tutti i requisiti necessari per consegnare Spiteri alle autorità italiane. 

Eppure le accuse contenute nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip Simona Ragazzi non sono poche. Spiteri avrebbe avuto rapporti di lungo corso sia con Amico e le persone a lui più vicine che direttamente con i fratelli albanesi Eriseld, Emiljano e Ledi Hoxhaj, i principali fornitori della droga. Il 56enne avrebbe trattato carichi di marijuana per diversi quintali. Ritrovandosi, in seguito a un sequestro eseguito sul territorio maltese, anche a dover risarcire gli Hoxhaj per una cifra calcolata da questi ultimi per oltre centomila euro. Agli atti dell’indagine ci sono diverse intercettazioni tra Amico e Spiteri. Per gli inquirenti, il 56enne avrebbe dato disponibilità di un alloggio a Malta da utilizzare come base logistica per stoccare lo stupefacente. Spiteri, dal canto suo, è stato seguito anche in trasferte in terra siciliana. A Ispica, la località del Ragusano dove risiede Amico, avrebbe valutato l’utilizzo di silos per il vino per celare il trasporto della droga. Nonostante il rapporto di fiducia che ci sarebbe stato tra i due, Spiteri sarebbe stato ripreso da Amico per la poca prudenza manifestata nel gestire l’arrivo dei carichi. «Non puoi trascurare e tralasciare niente, sennò si cade. Perché tu hai perso soldi, una persona è andata in galera e la polizia sta attenta. Qua non portiamo caramelle, capito?», è la frase pronunciata da Amico ricevendo a Ispica il socio maltese. In merito al sequestro del carico e al sospetto che l’autista avesse parlato troppo con le forze dell’ordine, Spiteri avrebbe addirittura ipotizzato un’eliminazione fisica del corriere. «Quello stronzo lo dobbiamo sbarazzare, quello che ha aperto bocca, quello che ha guidato il camion», dice l’uomo ad Amico. Questo proposito, tuttavia, non si è trasformato in una contestazione da parte dei magistrati catanesi.


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