La denuncia arriva dall'associazione Emily Palermo, secondo cui la proposta rappresenta «un grave attacco alla democrazia e al faticoso percorso di conquista della rappresentanza politica delle donne». Ad aderire all'appello sono tante realtà siciliane, femministe e non, che chiedono il voto contrario dei deputati
Doppia preferenza di genere, Ars discute modifica Emendamento Udc. «Genera accordi sottobanco»
Al momento è soltanto un emendamento, che nel pomeriggio verrà discusso a Sala d’Ercole. Ma alcune associazioni siciliane, femministe e non, sono già sul piede di guerra. A lanciare l’allarme è stata l’Emily Palermo, che ha scritto un appello ai 90 deputati regionali affinché non venga approvato l’emendamento del deputato Udc Gaetano Cani che «intenderebbe abolire la doppia preferenza di genere».
Nel post risultati elettorali, che hanno lasciato i partiti tradizionali con troppi interrogativi sul futuro, sembra insomma che la politica provi a correre ai ripari, liberandosi dal fardello di candidate spesso deboli e inserite nelle liste elettorali per non venire meno alle prescrizioni del legislatore. Proprio per questo motivo Milena Gentile, presidente di Emily Palermo che ha raccolto l’eredità di Alessandra Siragusa, si rivolge agli inquilini di palazzo dei Normanni per «scongiurare il pericolo che venga approvato l’emendamento». Tra i commenti sui social, dove Gentile ha pubblicato il proprio messaggio, anche quello della deputata democratica Mariella Maggio, che definisce «vergognoso quello che sta accadendo». Secondo l’associazione, si tratta di «un atto che si configurerebbe come un grave attacco alla nostra democrazia e al faticoso percorso di conquista della rappresentanza politica delle donne, in spregio alle vigenti disposizioni normative europee e nazionali».
«Siamo certe – si legge ancora nella lettera, sottoscritta da diverse associazioni siciliane – che la nostra Assemblea regionale mostrerà tra i suoi rappresentanti una sensibilità diffusa, tale da isolare eventuali tristi tentativi di negare diritti oramai acquisiti per il resto d’Italia. Sarebbe alquanto grave usare la specialità del nostro Statuto per consentire a qualche pauroso esponente politico di trattenere la propria poltrona in barba al rispetto per le lotte femminili e al diritto di scelta delle elettrici e degli elettori. Proprio in occasione del 70esimo anniversario del voto alle donne».
L’associazione fa riferimento poi all’attualità. «Le cronache ci raccontano un Paese martoriato da continui femminicidi e da una preoccupante diffusione della violenza maschile contro le donne che non si limita all’ambito sessuale ma investe in pieno i ruoli familiari, l’immagine pubblica delle donne, il linguaggio comune, la condizione economica e di carriera», proseguono dalle associazioni. Una questione che riguarda anche l’ambito politico, «certamente uno di quelli in cui le donne subiscono gravi mortificazioni e discriminazioni».
All’appello hanno già aderito Mezzocielo, Arcidonna, Coordinamento antiviolenza Palermo, Ande Palermo, Comitato più donne più Palermo, il movimento I Coraggiosi con la consigliera comunale di Palermo, Antonella Monastra, secondo cui «per contrastare il sessismo, la violenza contro le donne e le discriminazioni di genere esistenti in ogni settore culturale, il riequilibrio della rappresentanza di genere nelle cariche elettive è uno snodo fondamentale». Per i firmatari, dunque, se l’emendamento passasse la Sicilia farebbe un passo indietro. «Si vanificherebbero gli sforzi di generazioni di donne. È una questione di democrazia: si negherebbe nelle istituzioni una realistica oltre che necessaria rappresentazione della composizione della società», concludono.
Secondo il firmatario dell’emendamento, il deputato Udc Cani, però, «non si tratta di un provvedimento che discrimina le donne, ma che al contrario le tutela. L’emendamento, infatti, prevede che si mantenga l’obbligo di un terzo di rappresentanza femminile nelle liste. Il punto è che l’espressione della doppia preferenza di genere, come si è visto alle ultime amministrative, genera un voto drogato, fatto di accordi sottobanco. Questo emendamento, invece, vuole riportare trasparenza nell’espressione del voto proprio a tutela delle donne, che potranno e saranno comunque votate, senza però dovere chiudere accordi sulla doppia preferenza».