Dopo fatti Firenze appello della comunità senegalese «A Palermo non abbiamo paura ma siamo preoccupati»

«È vero che a Ballarò c’è una bella e pacifica convivenza tra diverse culture e diversi Paesi ma a volte sembra che noi siamo confinati qui e invece ci sarà vera integrazione quando tutti vivremo in ogni quartiere della città». L’osservazione di Fally Ndong, presidente dell’associazione senegalese della Sicilia Occidentale, viene proprio dal cuore di Ballarò. La comunità dello Stato africano ha infatti sede di fronte l’oratorio santa Chiara

In questi giorni la comunità senegalese di Palermo ha sentito il bisogno di esprimere la propria solidarietà a Idy Diene, ucciso a Firenze e alla sua vedova Rokhaya Mbengue, e soprattutto di avere un confronto con le istituzioni e i politici locali. È così che l’associazione, attiva in città dal 2003, ha organizzato una conferenza stampa per lunedì 19 marzo a Moltivolti alle 16 e ha invitato il sindaco e diversi politici locali a partecipare. «Un’occasione per confrontarci con tutti coloro che vivono a Palermo e non solo, locali e stranieri, – si legge in una nota – su questi atti di razzismo dilaganti e formulare insieme delle soluzioni per reagire attivamente e pacificamente a tali attacchi all’umanità. Siamo tutti Idy Diene. È una questione che riguarda tutti». 

Un incontro per riscoprire l’umanità che dopo questi terribili atti di violenza sembra essere scomparsa, e invece proprio per ristabilire contatti e rinsaldare legami e per evitare la distanza e l’indifferenza, la comunità senegalese lancia un sos alla città. «Chi è la causa di questa violenza? – si chiede Fally Ndong – chi spinge la gente a fare questo? È il marketing della politica che sta facendo leva sul tema degli immigrati per accaparrarsi voti, costruendo sulla paura e sull’ignoranza della gente tramite i media e la tv specialmente. L’Europa ha una grande responsabilità nei confronti dell’Africa: è stata una colonia europea, è stata depredata delle sue ricchezze e adesso alla gente che scappa dalla guerra viene impedito di farlo legalmente e anche nei paesi che non sono in guerra, come ad esempio in Senegal, è impossibile avere il visto. Io dieci anni fa non ho avuto problemi ad avere il visto, eppure adesso non lo danno più a chi vuole partire. E allora io vorrei fare un appello alla politica europea: raccontiamo la verità, non diamo una visione distorta del fenomeno delle migrazioni, nessuno lascerebbe la sua terra se non fosse necessario». 

La comunità senegalese è una delle più tranquille e pacifiche che coesistono in città. «I senegalesi vogliono solo avere un lavoro per mettere dei soldi da parte per tornare nel loro Paese di tanto in tanto – continua Ndong – Noi adesso non abbiamo paura ma siamo preoccupati per come sta degenerando il dibattito politico, soprattutto pensiamo alle generazioni future. Noi a Palermo viviamo molto bene, la città è bella e non abbiamo problemi. I palermitani sono diffidenti all’inizio, poi basta conoscersi e sono subito amici».


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