Dopo 40 giorni in isolamento non sa se è positivo al Covid Il 30enne: «Tampone obbligatorio, farlo è stata un’Odissea»

Dopo quasi quaranta giorni di quarantena è ancora in attesa dell’esito del tampone. È la storia di Giuseppe, un 30enne di Aci Catena tornato in Sicilia dopo essere stato a Capo Verde, nel Nord Africa, per lavoro. «Sono tornato in Sicilia il 22 marzo, dopo un volo che mi ha portato in Portogallo – racconta il 30enne a MeridioNews – sono tornato in Italia. Sono arrivato a Messina con il treno, poi ho compilato l’autocertificazione e mi sono registrato tra le persone rientrate dall’estero». 

A quel punto, Giuseppe ha dovuto fare i conti con le lungaggini burocratiche delle Asp
locali
. Dal giorno del suo arrivo – il 22 marzo – infatti, il 30enne ha dovuto aspettare quasi un mese, fino al 17 aprile per il tampone. Facendo parte degli italiani rientranti dopo il 12 marzo, infatti, per Giuseppe era obbligatorio
sottoporsi al test per verificare l’eventuale positività al Covid-19

«Il test era obbligatorio, ma per riceverlo è stata un’Odissea – sottolinea il giovane. L’Asp ha comunicato che mi avrebbe contattato dopo quindici giorni ma, passate tre settimane, ho deciso di sollecitarli: ho contattato i vigili urbani di Acireale e l’Asp». Il tampone è fatto, comincia una nuova attesa per l’esito

Arrivato in Sicilia, Giuseppe ha deciso di trascorrere la quarantena lontano dalla sua famiglia, per salvaguardare la salute dei suoi cari, in una casa di Acireale. «Sono passati 37 giorni e ancora non ho visto la mia famiglia». Il 30enne catenoto fa parte dei contagiati asintomatici. 

«Non ho avuto nessun sintomo, ma credo che avrei fatto il test anche se non fosse stato obbligatorio – sottolinea il giovane – Sono tranquillo perché i miei colleghi non sono risultati positivi, eccetto un ragazzo di Bergamo che ha contratto il virus una volta tornato a casa». Giuseppe sta bene ma si chiede: «Quanto dovrò aspettare prima di avere l’esito del tampone?».


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